Con gli occhi di dentro

Posso raccontare cose che voi piloti nemmeno immaginate. Forse le avete viste, con gli occhi della presunzione, dell’arroganza, di un narcisismo senza limiti e confini, costruito con le frustrazioni che cercate di affogare nel volo, sollevandovi per qualche tempo da terra. Certo percepite no. Se le aveste percepite le ali non avrebbero preso portanza e la resistenza sarebbe stata insuperabile. Ho visto e sentito lingue e linguaggi, significati e significanti che avrebbero fatto arrossire postriboli e bordelli thailandesi e vietnamiti, che celavano ansie ed angosce costruite sulla castrazione e l’impotenza, senza futuro di remissione. Ho visto deltaplani decollare da soli per un rotore in decollo, e ne ho visto uno con un braccio attaccato ad un cavo ed il suo proprietario rotolarsi a terra perdendo l’attimo della bellezza in aria. Ho visto un pilota storpio, e senza una gamba muoversi mostruosamente verso il decollo, la liberazione, e librarsi in volo come una farfalla, leggera, senza peso, con l’anima che si protendeva avanti alla prua, su un angolo di naso oltre 135°. Ho visto una mascella inferiore appesa su un palo di cemento di una vigna, segno di fertilità, che continuava a muoversi, con quella superiore, altrove, appesa al naso, vicino agli occhi sbarrati e due ali infrante che continuavano a vibrare pensando di volare via. Ho visto schiene spezzate da piccoli spuntoni di albero in atterraggio, e un cavallo che galoppava con ali sulla groppa ed un uomo con una spalla appesa. Ho visto bimbi e donne che vegliavano morti in mezzo alle rocce. Ho visto corpi appesi ai fili delle torri elettriche lanciare scintille, sull’erba verde e profumata di primavera. Ho visto uomini boccheggiare nell’acqua, per un moschettone nascosto od una cerniera bloccata. Ho visto il mio amore come una marionetta con le braccia senza ossa, e poi lo ho rivisto, così un’altra volta ancora e, sempre e comunque con un sorriso che diceva: “che vuoi che sia”. Ho passato notti e notti cogliendone il sospiro e leggendone i sogni sempre fatti di cielo e di aria. Ho visto e sono testimone della storia di un modo di volare fatto di imbecilli, teneri e cari. Ho visto atterraggi che rimanevano vuoti e decolli improvvisati dove l’incoscienza dominava sul coraggio e la follia sulla realtà. Ho visto e ne sono testimone ed interprete, perché il volo ha sempre rappresentato, la condivisione di un amore senza limiti e confini. Ho sentito il suono di un variometro trasformarsi in grida, urla e lamento e ali bianche rincorrersi in un roccolo la cui destinazione era il nulla, fatto di alcuni metri in più o in meno. Ho visto alianti trattati come stracci, da piloti irriconoscenti di un dono che era stato distribuito a pioggia e la pioggia, si sa, bagna anche chi non lo merita. Posso raccontare di voli visti con gli occhi di lui e ancor più attendibili e chiari perché partecipati di un’altra emotività, fatta di due gambe in aria e due gambe in terra. Ho visto passarmi addosso gli ultimi anni come una brezza da pendio, una termica calda che ti accarezza, come la dolce restituzione che ti accompagna a casa d’estate. Ho visto il mio amore condividere ogni sospiro con me ed io con lui, nell’unico respiro dell’eternità, con umiltà e riconoscenza per un dono ricevuto, come un anello invisibile che non ci separerà mai. Ho visto e continuerò a vedere e volare per sempre.


# proprietà letteraria riservata #


Carmen Coia

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