Mi ricordo che quando ero vecchio scoprii un luogo che, per me, poi diventò sacro. Quel posto, forse dimora dei sogni, rimarrà per sempre avvolto nel mistero. Era un luogo ove trascorrevo buona parte delle mie giornate. Quando avvertivo una leggera brezza, capivo di essere giunto quasi alla fine del sentiero. In quel momento, il corpo cominciava a svuotarsi donandomi una sensazione di pace. In quel magico stato chiudevo gli occhi, continuavo a camminare solo di qualche passo e poi mi fermavo. Quando riaprivo gli occhi, dinanzi a me, si presentava un panorama stupendo. Il mio sguardo finalmente poteva spaziare senza incontrare alcun ostacolo: era libero! Gioiosamente libero! Allora, esso scendeva giù a strapiombo sfiorando le onde del mare. Risaliva rapidamente attraversando, con rispetto, i secolari alberi d’olivo; e, ancora, arrivava a sfiorare quelle casette bianche per poi sparire dietro le isolette sparse sul mare. Eccolo, ricomparire eccitato, accompagna in volo dei gabbiani, lasciandoli poi per ritornare sempre triste, dopo aver finito troppo in fretta quella gioiosa corsa. Ecco, forse, in quella visione e in quelle sensazioni era racchiuso il senso di tutta un’esistenza. Un giorno, proprio in quel luogo, mi accadde qualcosa di prodigioso. Ascoltate. Dopo aver liberato il mio sguardo, come sempre, nel panorama stupendo, mi accorsi che dietro di me cominciavano a fermarsi dei gabbiani. Erano tanti, tutti alle mie spalle; immobili, come incantati, osservavano il vuoto dinanzi, così come facevo io. D’improvviso, quelle creature, cominciarono a danzare ed emettere dei suoni che crearono una musica irreale. Si strinsero intorno a me e sollevarono il mio corpo. Incantato li lasciai fare. Sentii nascere dai piedi qualcosa d’indescrivibile che iniziò ad investirmi tutto. Stava per accadere qualcosa di straordinario. Un attimo e i gabbiani mi lanciarono nel vuoto! Ebbi paura. Provai terrore, ma tutto svanì quando avvertii di abbandonare per sempre il mio corpo. Ebbi la sensazione di abbracciare tutto lo spazio intorno, poi la Terra ed infine l’Universo intero. Fu, in quell’istante, che realizzai: stavo volando! I gabbiani mi guidarono delicatamente e mi portarono a sfiorare la superficie del mare. Attraversammo gli olivi secolari, passammo dinanzi alle casette bianche e dietro le isolette, dove sparimmo per sempre. Questa è l’ultima cosa che ricordo della mia vita da umano: l’ultima e sola splendida esperienza. Ma, prima di allora, cosa era stata la mia vita? Era esistita realmente? Avevo amato? Avevo sofferto? Avevo gioito? Sono domande che oggi non hanno più alcun senso. Oggi, è un giorno speciale! L’Universo mi ha donato una nuova vita. Mi ha donato le ali e la libertà. Oggi, sono rinato gabbiano e sono immensamente felice. Da oggi, ogni giorno sarà semplicemente meraviglioso, perché da qualche parte, sulla Terra, qualcun altro aspetterà di volare.
E, ascolteremo così, un nuovo e silenzioso battito d’ali.
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Maribù Duniverse |