Ali sull’acqua

1° giorno: …… non più parole, telefonate, spiegazioni, lettere, telegrammi, richieste, ma fatti. Sono affaccendato attorno ad Orville, ho rifornito il serbatoio centrale e sto aggiungendo un po’ di miscela in uno dei due alari. Ho attaccato gli adesivi di Ottocubano stampati un paio d’ore prima a casa, ho effettuato i controlli, caricato bagagli ed olio… sono pronto… che il Raid “Ali sull’Acqua” abbia inizio. Prima meta: l’idroscalo di Vigna di Valle. Si caro lettore, idroscalo, perché Orville, il mio ultraleggero è un anfibio.

Tutto questo è iniziato a gennaio, era freddo a Roma quando, davanti al camino e con un cognac in mano, pensando al centennale del volo ed al settantennale della Crociera del Decennale compiuta da Italo Balbo, immaginammo un raid aereo anfibio per ricordare quando il volo idro era l’unico volo a richiamare l’attenzione. Ci sembrò un piccolo sogno mettere assieme una flottiglia di barcaerei, sorridevamo come bimbi contenti all’idea di organizzare una cosa diversa dal solito. Stasera, mentre scrivo davanti al lago di Bracciano, luce del tramonto soffusa, famiglie di oche bianche e germani reali che solcano l’acqua, i ragazzi del centro velico che giocano agli arrembaggi ed un fastidiosissimo cane che abbaia senza sosta, ripenso a tutte le difficoltà incontrate, ma anche a tutta la gentilezza, a tutta la comprensione e, soprattutto, all’entusiasmo riscontrato nelle persone che, come me, come noi, pensano che il volo sportivo possa e debba essere incoraggiato e sostenuto. L’acqua di Bracciano ormai è cheta, lentamente perde energia, le onde si distendono e scompaiono, come se il lago si addormentasse, eppure oggi durante l’ammaraggio il grande e possente braccio del vento di caduta è arrivato, puntuale ma non inaspettato a schiacciarmi sulla superficie del lago, a ricordarmi che la natura è sempre forte, ho contrastato un po’ col motore e poi Orville ha compiuto la solita metamorfosi: da aereo è diventato barca e siamo andati verso la rampa dell’idroscalo.

Ora il mondo è ancora più quieto, una nutria nuota e si ferma puntata verso di me, sembra un segugio acquatico, si direbbe che mi fissi, mah. Un gabbiano vola bassissimo, oops non mi ero mai accorto che in volo radente con l’ala potesse toccare l’acqua, guardo nel punto di contatto, piccoli cerchi concentrici si allargano mentre il gabbiano vola via… un aeroplano sarebbe rimasto lì, con l’estremità dell’ala a far da perno al resto… grande impareggiabile natura.

Abbiamo raccolto le carte ufficiali, sono più di un fascicolo, raccoglieremo tutte le e-mail, anche tutti i fax, ma tutte le emozioni provate? Emozione: tremito interiore, carezza sullo spirito, dolorosa frustrazione, solitaria preoccupazione, fremito di rabbia, soddisfazione infinita… tutte emozioni! Onde non solo sull’acqua ma dentro lo spirito, parole su parole per muovere, convincere, chiarire, spingere… ogni volta tassello nuovo di un puzzle in inarrestabile crescita…. Sensazioni di riuscita, di vittoria o di frustrazione per implicazioni soggettive ed oggettive…. quanti piccoli momenti nei quali mi sono riflesso in uno specchio sempre mobile nel tentativo di fissare un’immagine e di capire, che arduo lavoro. Eppure tutto ciò è passato, oggi c’è il lago davanti a me, baratro buio circondato da luci, e questo lago significa una cosa sola: riuscita, successo. Si, oggi Ali sull’Acqua ha preso vita ed Orville, il mio barcaereo, è salito sulla rampa dello storico idroscalo di Vigna di Valle!!!!!

2° giorno: Briefing di partenza. Avremmo dovuto essere nove, ma l’obbligo di rispettare strettamente le regole ha abbassato il quorum, avremmo dovuto essere sei, ma uno non ha avuto i giorni liberi, avremmo dovuto essere cinque, ma la pigrizia ne ha tagliato un altro, avremmo dovuto essere quattro, ma l’ospedale ha finalmente chiamato e dopo tanto tempo che si aspetta non si può rifiutare, avremmo dovuto essere tre, ma il black out ha costretto il pilota-imprenditore a rimanere in azienda, avremmo dovuto essere due, ma il maltempo su Savona ha rallentato di 24 ore l’ultimo … Sicché siamo soli, Orville, Fred – il mio copilota ed io, pochi ma buoni, mi viene in mente la canzone: se prima eravamo in otto a ballare l’alligalli … Sono le 09:00, gli amici ci sono, i parenti anche. Dei tre patrocinatori l’Aeronautica Militare è rappresentata dal Gen. Parma, dal Col. Daniele e dal TCol Mondini, direttore del Museo Storico che ci ospita, Alitalia Express dai Dott. Bernardo e Mura, l’Aeroclub d’Italia è stato trattenuto … dopo i briefing e gli scambi di reciprochi “pensierini” riusciamo a strappare all’“affecionado” Diego la lettura della preghiera dell’Aviatore, ancora emozioni e commozione … ricordi. Poi si torna operativi: acqua ed aria … alla fine dello scivolo dell’idroscalo Orville ritorna barca, lentissimo flottaggio e poi tutta potenza, la chiglia si erge, spruzzi d’acqua, apprua ed inizia la planata, infine ci separiamo dalla nostra ombra che rimane lì, impotente sull’acqua … speriamo che non se ne vada in giro da sola….

Trasimeno all’orizzonte …. oasi d’acqua in mezzo al verde, ma perché l’acqua mi piace così tanto? Che sia lago, fiume, mare, laghetto, torrentello, ha sempre una connotazione propria, è sempre una interruzione della continuità del suolo.

Sul lago ci accoglie una brezza leggera, lievi increspature, ondine accennate, l’isola Maggiore è davanti a noi, lontana, il Club Velico del Trasimeno sulla sinistra. Iniziamo a scendere, l’ombra si affretta, contatto con l’acqua del lago ci ricongiungiamo con lei di nuovo poi, rapidamente, lo scafo si immerge ed il lago si ricorda di adempiere al suo compito e ci restituisce “la spinta dal basso verso l’alto …..“ ormai siamo barca, muoviamo verso la terra, scende il carrello, ci arrampichiamo sul giardino del club velico.

Che bella cosa l’ospitalità. La conosciamo tutti, ma poi quando è il momento, è tutto bello, un sorriso, una stretta di mano, il tradizionale caffè, tutto ti fa sentire benvenuto. Seduti all’ombra di un albero aspettiamo che l’aria si riempia del rombo del motore di Gustavo, trattenuto dal cattivo tempo Nel frattempo si avvicina Gianni: “Scusa, non ho mai volato, me lo faresti fare un giro?”

Un battesimo dell’aria!! Guardo Orville, sorride il barcaereo, acconsente ottimista e voglioso di dare l’emozione del volo al maturo istruttore di vela. Rimaniamo ancora un po’ sotto l’ombra a rimirare il lago, sono le 14.00, è caldo, l’aria freme e si stacca in bolle dalla sabbia sulla nostra sinistra, nel silenzio si sente tutto, anche quella specie di sospiro dal prato della bolla d’aria che si stacca … lei non ha ombra, mah, diverrà una termica??? Andiamo a battezzare Gianni. Un breve giro, i suoi occhi sempre più grandi, i commenti che ti fanno veramente sentire che gli hai fatto un regalo grande, “possiamo fare un giro dalle parti di casa mia”? Fatto 30 si fa anche 31, poi torniamo, di nuovo nel lago.

Finalmente arriva Gustavo l’argentino, abbracci e baci chiacchiere in italiano ed in spagnolo, poco dopo torniamo in volo, voglio provare il decollo assieme, non è né formazione né coppia, solo un paio di decolli assieme per poter ben figurare ad Orbetello. Scorre il pomeriggio, poi quando ormai la palla rossa inizia ad avvicinarsi alla linea orizzontale decidiamo di fare del turismo serotino. L’aria è “collosa”, decolliamo dal lago che si sta fermando. Puntiamo verso l’isola Maggiore, le giriamo attorno, è tutto immobile, pochi gabbiani attorno a noi, man mano che giriamo l’ombra ci insegue, oppure ci sorpassa, deve aver letto del Gabbiano Johnatan anche lei, il giorno volge alla fine, il dio Ra conduce il suo carro sempre più in basso, è ora di tornare, torniamo. Sera a cena con l’Associazione Volo Trasimeno e, indovina un po’ di cosa s’è parlato?

3° giorno. Sorridenti, riposati e riforniti. Abbiamo appuntamento con gli altri due anfibi al campo Flying Buttero, finalmente saremo in quattro …. Giorgio ha sistemato l’Azienda e Massimo, che è fatto di ferro, è guarito e sta bene. I motori al solito motorano e l’elica, al solito, elica … Il lago è immobile, grande specchio di un cielo senza nuvole. Carrello retratto, da aereo a barca, flottiamo pigri e lenti in avanti. La superficie ci accoglie e ci agguanta, quando non ci sono ondine è tutto più vischioso. Gustavo è accanto a me, segno della mano … VAI per il decollo. Ci siamo accordati, lui parte davanti ed io rimango accanto, quindi motore che serve per rimanere leggermente defilato, però … Gustavo rimane barca …., non capisco, lo accompagno per un po’, poi spingo la manetta in avanti ed effettuo la solita transizione da barca ad aereo, decollo, lui è ancora a far la barca. Lo vedo provare e riprovare, alla fine decide: scarica il passeggero e decolla …

Andiamo verso Orbetello … Un brivido di soddisfazione: quanto io abbia voluto/desiderato ammarare lì nel pieno rispetto della più totale legalità, nel ricordo dei grandi che da lì compirono imprese eroiche, è irraccontabile; ma alla fine ci siamo riusciti, merito di tanti, dalla nostra Associazione Ottocubano, alla sensibilità del dirigente della Provincia di Grosseto. Continuiamo il volo, Gustavo è lì, ora a sinistra, ora a destra, defilato e più in alto. Non abbiamo nessun contatto radio. Scavalliamo le colline, arriviamo in Toscana. Il campo è lungo la strada che porta all’Argentario… lo adocchio, viro, giro la testa alla ricerca di Gustavo … ma non lo vedo, magari mi ha superato, guardo in giro, no, trovo solo la mia solita ombra … atterriamo, Gustavo non c’è. Ci telefona dopo un po’, piccola avaria, overtemperatura al motore, è atterrato in un campo un po’ prima, nulla di grave, ma preferisce far vedere il motore prima di ripartire … Siamo in tre. Piccolo briefing a Giorgio ed a Massimo. Tre Buccaneer, tre barcaerei, colori diversi, ma stesso spirito. Dà motore Giorgio. Respira possente la natura proprio in quel momento: wind-shear! Giorgio fatica a controllare il mezzo che sembra si rifiuti di volare, assistiamo impotenti e attoniti ma Giorgio fa il miracolo, porta il velivolo a terra in un campo poco più avanti. Lo vediamo venire verso di noi a passo affrettato, sta benone, ma … siamo in due. Decollo io, Massimo segue, avanziamo verso Ansedonia, le ultime termichette poi il mare, grande, immenso amico blu. Puntiamo verso Capo Pertuso, siamo autorizzati al sorvolo della Laguna Feniglia dall’Ente Nazionale Aviazione Civile ed alla navigazione marittima dalla Capitaneria di Porto di Santo Stefano. Viriamo a destra, Massimo è in ala sinistra, immobile. Una magia. Il moto relativo esercita il suo fascino su coloro che ci guardano da terra … 300 piedi, passaggio, poi Massimo rompe a sinistra, dovremo salire la rampa col vento in coda, io conto fino a 10 e seguo. Ammara davanti a me, vento da sinistra. Ammaro anch’io, sale sulla rampa, salgo sulla rampa. Guardo avanti: siamo arrivati, ci siamo… sorrido fra me e me, Orbetello, finalmente, il carrello si appoggia al cemento, do’ motore per superare la ripidità della rampa, siamo in cima, abbiamo un po’ d’abbrivio, tolgo motore e … accade l’inaspettato. Fulminati dalla legge di Murphy (se qualcosa può andare storto, lo farà) il sistema di blocco del carrello si dissalda proprio davanti al comitato d’accoglienza ed Orville collassa, poco elegantemente, di botto si unisce in maniera definitiva all’ombra che era lì sotto. La sorpresa è enorme, tardo anche a capire, poi stacco i magneti.

Forse la Laguna di Orbetello di nuovo solcata dai barcaereo non vuole che si vada via? Oppure sarà il Gen. Balbo che ha accettato il saluto che gli vogliamo rendere? Oppure non è contento? Forse vuole che si vada in USA anche noi?

Ora per Orville, parcheggiato definitivamente sul cemento dell’idroscalo, finisce la poesia ed inizia il lavoro del manutentore. Manutenzione del metallo e dello scafo che non poteva solo appoggiarsi alla sua ombra, ma sul cemento della rampa ha trovato un bel chiodo d’acciaio che ha inferto una ferita lunga e profonda. Se ne accorgerà nel primo pomeriggio Angelo giovanissimo copilota e nipote di Massimo che nonostante i suoi 8 anni ha uno spirito di osservazione ineguagliabile. Telefono al Presidente dell’Associazione Aeronautica di Viareggio, ci aspettava sulla riva del Lago di Massaciuccoli, e spiego la situazione. Prometto che andrò entro settembre a fare loro visita e, rassegnato, mi dedico ai dettagli della manutenzione. Cena al baretto della Canottieri, in riva alla Laguna, Antonio rimane con Fred e me, una buona serata … overall.

Ultimo giorno. E’ il giorno della fatica. Vincenzo il Presidente della Canottieri Orbetello fa di tutto ed anche di più per aiutarci, ma il carrello non può essere riparato qui, alla fine di tutto decido di tornare a casa decollando dall’acqua con il carrello bloccato. Dell’arrivo sulla pancia non mi preoccupo, lo scafo è molto robusto, a Sutri il manto erboso è molto curato e, tanto per sicurezza mi faccio una bella chiacchiera con l’ombra di Orville e le assegno un compito: all’atterraggio dovrà fare un po’ da cuscinetto. Deliziata di collaborare ha risposto: “Sarò ben felice di esservi utile”.

Ci aiuta una consistente brezza pomeridiana. Orville esce dalla densa acqua salata della laguna quasi da solo, virata di obbligo con saluto e poi destinazione casa passando, come previsto, per Vigna di Valle seguito dal campo di atterraggio. Colpo di telefono per assicurarsi di non mandare nessuno all’alternato. Ci aspettano, Fernando ha preparato persino l’estintore, ma niente cuscinetto di schiuma, tanto c’è l’Orvillombra. Il resto è senza storia, tranne l’enorme fatica per hangarare Orville senza il carrello fisso, ma siamo in due fino alle 23.00 – grazie Fred.

Promesse Il Raid Ali sull’acqua è stata una novità assoluta nel mondo dell’Aviazione Sportiva: un raid dedicato agli ultraleggeri anfibi. Già l’Alto Patrocinio dell’Aeronautica Militare, dell’Aeroclub d’Italia e di Alitalia Express hanno in qualche modo dimostrato che – facendo le cose con attenzione – le istituzioni dimostrano la propria sensibilità, invogliando gli organizzatori a fare ancora di più. Nel frattempo abbiamo costituito Ottocubano ad Associazione Aeronautica – ed ho una promessa: la nostra attenzione agli anfibi non è finita qui.


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Hangar con Biplano e Honda - Nate Stevens
Paolo Vittozzi

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