Se in un prossimo domani potessi disporre di una macchina del tempo, ebbene l’ing. Celestino Rosatelli sarebbe sicuramente una di quelle persone che vorrei incontrare. Sul serio.
Lo vorrei conoscere di persona, in carne e ossa; gli porrei mille quesiti, sarei curioso di ascoltare la sua voce, osserverei i suoi modi e la mimica dei suoi gesti, le pieghe del suo viso austero con cui troppo spesso è ritratto nelle foto dell’epoca.
Perché di Rosatelli, celeberrimo capo progettista della FIAT non ci è dato sapere granché. Purtroppo, aggiungo costernato.
Benché apparteniamo – volenti o nolenti – all’epoca delle informazioni digitali, delle immagini in tempo reale, benché il nostro sia ormai il mondo in cui tutti sanno di tutto di tutti (dove siamo in vacanza, cosa stiamo mangiando, chi sono i nostri amici e via discorrendo) del sig. Celestino non sappiamo praticamente nulla. Eppure non stiamo citando un personaggio storico che si perde nei meandri oscuri del tempo o che trascorse la sua esistenza all’altro capo del mondo. Egli visse a cavallo del 1900 e in una città come Torino, moderna e dall’alto grado di civilizzazione – non c’è che dire -. Eppure del nostro progettista visionario sappiamo davvero pochissimo.
Se avessi davvero a disposizione una macchina del tempo, l’unico dubbio da cui potrei essere attanagliato potrebbe essere: in quale anno incontrarlo?
Quando era bambino nella sua rustica Belmonte? E allora potrei trovarlo all’ombra della grande quercia mentre, gli occhi persi nell’azzurro candido e nel bianco lattiginoso, fantastica sulle mutevoli forme delle nuvole.
O forse – mi domando – sarebbe più utile sanare la mia curiosità incontrando il sig Rosatelli in età più adulta, quando era ufficiale del Genio Aeronautico? Forse potrei sgattaiolare in aeroporto e intrufolarmi in hangar mentre è in corso il volo da record del suo biplano R70.
Chissà.
Oppure, in virtù della convinzione comune che, un istante prima che l’ultimo anelito di vita ci lasci, la nostra esistenza scorra nei nostri occhi, potrei essergli accanto poco prima del suo trapasso.
Potrebbe essere un’idea …
Ma – mi domando – avrei il tempo di chiedergli, di farmi spiegare, avrei modo di ricevere confidenze o rivelazioni preziose mai confessate ad alcuno?
Ad esempio gli chiederei della sua famiglia, di mamma Apollonia e del papà Bernardino. Vendettero davvero il piccolo podere di famiglia per mandarlo a scuola a Rieti? Erano severi? Che ricordi aveva dei genitori?
E poi vorrei sapere tutto a proposito della quotidianità di Celestino bambino nella piccola e rustica Belmonte in Sabina (che all’epoca faceva parte dell’Umbria) alle soglie del fatidico 1900.
Il suo gioco preferito era davvero imbrattare i muri appena calcinati con strane forme di uccello – forse i suoi primi progetti di macchine volanti – oppure si tratta di una leggenda?
Alcuni storici riportano la vicenda – anche questa grottesca per alcuni versi – secondo la quale il capofamiglia fu convocato dall’allora sindaco di Belmonte dopo l’ennesima denuncia di un concittadino che s’era visto impiastricciare i muri di casa appena imbiancati con una serie di strane linee e forme. L’abile amministratore era riuscito a far rientrare la denuncia e anzi aveva convinto i paesani a raccogliere dei fondi per mandare a scuola quel vero talento che portava il nome di Celestino. Gli chiederei se anche questa è una leggenda.
Poi gli chiederei della sua vita a Roma, delle ripetizioni tenute per sbarcare il lunario e mantenersi all’università. Del suo lavoro come assistente universitario: da allievo a docente. Che carriera!
Si sentiva più un matematico o un creativo?
Non mancherei di chiedergli perché, giovanissimo ingegnere alle prime armi, sopportò in silenzio il sopruso perpetrato da Savoia, Verduzio e dall’Ansaldo che firmarono con il loro nome il mitico biplano SVA 5 sebbene Celestino avesse calcolato e disegnato buona parte del velivolo.
Poi, a bruciapelo, gli chiederei di Giovanni Agnelli: com’era come persona, carismatico e austero come riportano le cronache del tempo? E’ vero che fu lui, in persona, a volerlo fortissimamente a capo dell’Ufficio Tecnico di progettazione della Fiat Aviazione?
E l’ing Gabrielli? Quale fu veramente il loro rapporto? Era davvero geniale oppure fu semplicemente l’uomo giusto al posto giusto al momento giusto? Divennero davvero amici o il loro fu solo un rapporto di lavoro animato dal reciproco rispetto?
Insomma gli farei una valanga di domande su tutti i fronti, alcune personali, altre sicuramente impertinenti e altre ancora solo per rivivere un’epoca, quella dei pionieri del volo, in cui egli visse e di cui fu protagonista.
Non mancherei di chiedergli se l’ostinazione con cui progettò biplani fu una sua libera scelta o piuttosto un ordine di scuderia.
Non venne mai incuriosito dal mondo dei dirigibili? All’epoca ancora se la battevano alla pari con i sostenitori dei velivoli, aeroplani o idrovolanti che fossero.
Divenne ricco con il suo lavoro?
Ebbe davvero il rimpianto di non aver costruito ponti anziché aeroplani?
E ancora: perché non tornò mai a Belmonte in Sabina? Un caso o una scelta meditata? Possibile che il Celestino che da bambino riusciva a toccare le nuvole con le dita e sorridere al sole anche in pieno inverno si arrese alle lusinghe di una Torino gelida e brumosa?
E la sua famiglia? Sua moglie, suo figlio?
Dai racconti di chi lo conobbe appare quasi certo che fosse un buontempone, un burlone che lavorava a testa bassa e con rigida discipina ma che nella vita privata era la gioia dei bambini e degli adulti sui amici. Perchè una riservatezza così ostinata a proposito della sua vita privata e del suo lavoro? Possibile che Celestino fosse un introverso, un timido?
Queste e altre mille domande gli porrei … ma riceverei risposta? Egli avrebbe la voglia o addirittura il desiderio di aprisi ad un suo estimatore?
Sicuramente all’ing Rosatelli farei un’intervista serrata, minuziosa, quasi un interrogatorio … ma con garbo perché egli fu uomo vecchio stampo, classe 1885, non dovrei mai dimenticarlo.
D’altra parte potrei scegliere un qualunque altro periodo della vita di Rosatelli che, seppur breve, è stata costellata da giorni di lavoro intenso, di insuccessi ma anche di grandi soddisfazioni professionali
Ora però – in tutta onestà – siamo realisti: quando la inventeranno la macchina del tempo? Probabilmente mai … e il mio sogno di conoscere da presso il signor Rosatelli potrebbe svenire miseramente. Peccato.
Ma – a pensarci bene -, a cosa mi occorrerebbe un simile congegno se già ora posso rivivere quell’incontro, posso quasi toccare con mano una simile personalità storica attraverso il racconto – spesso di fantasia, non lo nego – di chi si diletta nella scrittura creativa? In effetti la grande forza dell’invenzione narrativa piega già la curva del tempo; l’intuizione letteraria, corredata da quelle scarsissime notizie biografiche, mi concedono già la possibilità di parlare con Celestino, di sapere di più, molto di più di quanto potrei apprendere da un gelido resoconto storico.
A pensarci bene Celestino Rosatelli – potenza della narrativa – è già tra noi. Questo grazie alla lodevole iniziativa del Premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE, di VOCI DI HANGAR e dell’HAG che hanno voluto rivolgere al progettista di Belmonte in Sabina la loro attenzione e, indirettamente, quella dei loro autori/autrici partecpanti al Premio.
E allora non occorre una fantomatica macchina del tempo per incontrare il nostro uomo. Lui è tornato tra noi e occorrerà solo sfogliare le pagine di:
“Belmonte in Sabina omaggia Celestino Rosatelli – raccolta antologica di racconti dedicati a Celestino Rosatelli”
per farlo vivere di nuovo. Oppure semplicemente per mantenerne viva la memoria.
“Piacere di conoscerla, ing. Rosatelli …”
A cura del gestore di VOCI DI HANGAR, Marco Forcina
Foto a cura di Irene Pantaleoni, foto di copertina di Clara Bartolini
In evidenza l’immagine del monumento dedicato a Celestino Rosatelli inaugurato a Belmonte in Sabina, sua città natale, lo scorso 5 ottobre 2019. Da notare come il viso di Rosatelli, per una strana combinazione, sia attorniato dalle nuvole che si riflettono dal cielo fin dentro il monumento. Celestino è ora a casa e la sua Belmonte lo omaggia con un cielo pieno di nuvole bonarie.
Chiunque voglia partecipare idealmente al memorabile incontro di Belmonte può farlo cliccando sul link di Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=QCfw9d1RBAs
ove è presente la video/audiocronaca dell’evento.