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Azzurro Perfetto

Azzurro Perfetto - Sergio Barlocchetti - Copertina Mini

titolo: Azzurro perfetto

autore: Sergio Barlocchetti

editore: Benchimol

anno di pubblicazione: 2001

ISBN versione cartacea: 978-8888324005





Il mondo visto dall’alto è davvero sorprendente. Chissà, forse è proprio per dare una sbirciatina che Sergio ed il suo coloratissimo aereo compiono ripetute incursioni nella quiete dei cieli.

Abbandonati virtuosi e ipertecnologici corpo a corpo con il vento, per il nostro pilota scrittore volare è una modalità dell’essere. Stare con la testa fra le nuvole, inaspettatamente, aiuta ad ascoltare e a riordinare le idee.

Le cose che possono venire in mente respirando un’aria più rarefatta a volte sono davvero bizzarre: chi avrebbe mai immaginato di poter mettere a segno un calcio di rigore in volo, per di più in un campo da calcio giamaicano?

Una dichiarazione d’amore “volante” poi farebbe cadere qualsiasi fanciulla, purché non si dimentichi il pieno di benzina, altrimenti a cadere si potrebbe essere in due!

Volentieri ci lasciamo trasportare dalla leggerezza e dalla dirompente vitalità delle avventure di Sergio e del suo inseparabile Groppino, catturati, anche noi, dall’implacabile ed inaccessibile esattezza di un battito d’ali, fatto solo di alluminio e tela.

Con un pizzico d’invidia e di esuberante invadenza, tentiamo così di abitare, anche solo per un breve attimo, un pezzetto di quell’azzurro perfetto.

Da questo volume, con l’autorizzazione dell’Editore, la Redazione di Voci di hangar ha estratto il racconto: “Dichiarazione in volo“.



Recensione a cura della Redazione


Pionieri d’Aeronautica – Storia di un’associazione

Pionieri dell'Aviazione - Storia di un'associazione - Ferrante e Bacchini - Copertina

titolo: Pionieri d’Aeronautica – Storia di un’associazione

autore: Ovidio Ferrante e Pier Luigi Bacchini

editore: Veant

anno di pubblicazione: non disponibile

ISBN: non disponibile





Il 24 maggio 1923, in via del Tritone a Roma, presso i locali messi a disposizione dalla Direzione dell’AeroClub d’Italia, si radunò un gruppo di aviatori che si erano brevettati prima dell’agosto 1914. Costoro, capeggiati dal maggiore del Corpo aeronautico militare Luigi Falchi, costituirono un organismo associativo che prese il nome di “Pionieri d’aeronautica”.

Secondo l’articolo 1 dello Statuto, lo scopo di questo ente morale era quello

“di custodire la memoria dei pionieri dell’aviazione”, viventi o defunti, “per ricordare la poesia dei voli che essi iniziarono, per coltivare la fraternità della loro origine e dei loro sentimenti e per mantenere vivo l’amore per l’Aeronautica italiana agli scopi della difesa nazionale e della aeronavigazione e per venire in aiuto ai paesi bisognosi …”.

L’articolo 2, completava poi la collocazione dell’associazione con:

“… la fratellanza non

Pionieri dell'Aviazione - Storia di un'associazione - Ferrante e Bacchini - II Copertina
La retrocopertina del pregevole volume: “Pionieri dell’Aviazione – Storia di un’associazione -” che riporta il logo e il motto dell’associazione

ha alcun scopo politico, né personale o comunque utilitario …”

Nonostante molte vicissitudini, a distanza di tanti anni i “Pionieri d’aeronautica” sono più attivi che mai e nel 2010, giusto a cento anni dai primi voli effettuati nei cieli italiani, la loro storia è stata ricostruita e narrata in questo splendido volume scritto a quattro mani da due Pionieri loro medesimi. Un volume – lo sottolineiamo – dal formato generoso, stampato con carta di ottima qualità e soprattutto impreziosito da foto introvabili che lo fanno assomigliare più ad un album di ricordi che ad un resoconto cronologico.

In realtà solo la seconda parte del libro ripercorre le vicende, le iniziative e le dinamiche interne ed esterne dell’Associazione mentre la prima – decisamente più affascinante – pone in risalto le figure dei cosiddetti “Pionieri antesignani”, ossia di quei veri e propri pionieri (nell’accezione più stretta del termine) che riuscirono a coronare il sogno più inseguito dall’umanità: il volo.

Come è noto, le cronache storiche attualmente più accreditate stabiliscono nella fatidica data del 17 dicembre del 1903 lo spartiacque tra la preistoria e la storia del volo umano effettuato con una macchina volante più pesante dell’aria. Tuttavia ciò non significa che prima di quella data non vi fosse una nutrita schiera di audaci e visionari uomini che tentarono d’involarsi con risultati incerti e comunque non documentati; come pure vi fu un ben più nutrito stuolo di

Pionieri dell'Aviazione - Storia di un'associazione - Ferrante e Bacchini - Copertina
La copertina del prestigioso volume: “Pionieri dell’Aviazione – Storia di un’associazione” che ritrae l’opera di Marcella Mencherini (olio su tela-2010), dono dell’artista all’Associazione Nazionale Pionieri dell’Aeronautica

personaggi altrettanto audaci ed entusiasti che tentarono di emulare il volo dei fratelli Wright. Come definirli se non “pionieri”?

Ecco che allora, nel corso della piacevolissima narrazione degli autori, spiccano fra tutti le figure dei pionieri del volo Mario Calderara e Umberto Savoja, primi piloti militari italiani a conseguire il brevetto di volo, ma anche le sagome assai singolari del monoplano da scuola e addestramento Gabardini, ribattezzato “Gabarda” o del biplano Asteria. Rivivono anche le prove di velocità, di quota e di trasporto passeggero che animarono il Circuito aereo internazionale di Brescia del 1909 oppure i campi di volo, alcuni dei quali divenuti oggi aeroporti, ove ebbero sede le prime scuole di volo, aziende di costruzioni aeronautiche o reparti di volo militari.

Ovviamente, nei vari elenchi dei Pionieri d’Aeronautica, troveremo i nomi di molti personaggi illustri italiani (aviatori, industriali, progettisti, giornalisti, meteorologi, direttori di musei o comandanti di reparti di volo o di Stato Maggiore Aeronautica) che nel corso degli anni, da quel fatidico 1903 al 2010 , hanno lasciato un segno importante nella storia dell’aviazione italiana. Perché, come leggerete nelle ultime righe del volume,

“… pioniere è colui che apre agli altri una strada ove prima non c’era …”



Recensione a cura della Redazione


Vivo per Miracolo

Vivo per Miracolo - Guido Enrico Bergomi - Copertina

titolo: Vivo per miracolo

autore: Guido Enrico Bergomi

editore: Veant

anno di pubblicazione: 2011

ISBN: 978-8887125139





Quasi 18’000 ore di volo, circa 30’000 atterraggi compiuti in 186 aeroporti sparsi in tutto il mondo pilotando 43 diversi tipi di aeroplani e 46 differenti modelli di alianti, motoalianti e ultraleggeri”.

Si può sintetizzare in questa manciata di freddi numeri l’intera esistenza di un uomo? Certo che no!

Di questo, probabilmente, se ne è reso conto il nostro Guido Enrico Bergomi che, “attaccata la cloche al chiodo”, ha trovato il tempo e la voglia di raccontarsi in una autobiografia densa di avvenimenti, luoghi, persone e – inevitabilmente – macchine volanti. Se però vi aspettate un’opera romanzata con una prosa segnata da venature poetiche che sconfinano nel romanticismo, beh, è evidente che non avete compreso appieno lo spirito che anima l’autore, universalmente conosciuto per il suo preziosissimo “Nuovo manuale del volovelista”.

Egli ha aperto il baule dei ricordi, è vero, ma non si è abbandonato a patetiche nostalgie né a gratuite

Vivo per Miracolo - Guido Enrico Bergomi - II Copertina
La retrocopertina del bel libro: “Vivo per miracolo” con alcuni brevi cenni biografici dell’autore

autocelebrazioni. Con la feroce stringatezza che gli è proverbiale e che contraddistingue il famoso “manuale”, il buon Bergomi ci accompagna con una narrazione scorrevolissima lungo l’ottantennio variegato della sua esistenza.

Il prologo del volume è costituito dall’episodio chiave che, appena quindicenne, lo vede scampare fortunosamente ad un mitragliamento di P47 Thunderbolt ma che, purtroppo, gli strapperà per sempre la mamma. Siamo a Milano, durante l’inverno del ‘45 e quell’incontro inatteso con i cacciabombardieri americani, per quanto funesto, segnerà in modo indelebile il futuro dell’autore, quasi a preludere un futuro tra gli aeroplani (e non solo). Da qui il titolo del libro – azzeccatissimo a nostro parere – il cui sottotitolo anticipa in estrema sintesi le 150 pagine che ci conducono fino all’epilogo:

“Il mio ultimo volo in aeroplano è datato 30 ottobre 2002 mentre nel volo a vela l’ultimo volo risale al 18 novembre 2005. Dopo queste date, di mia spontanea volontà, ho deciso di lasciare definitivamente la mia attività volativa. Amen!”

E’ un libro che, inutile dirlo, si legge tutto d’un fiato come accade solo i per i grandi best sellers perché, come in quel genere di volumi, l’esistenza dell’autore è un susseguirsi di avventure rocambolesche, di vicissitudini ed episodi memorabili tanto che talvolta viene naturale chiedersi se sono frutto di fantasia. Ma le foto che, in quantità, impreziosiscono il testo, suffragano la veridicità del racconto.

Insomma, un libro che il lettore chiuderà con un certo rammarico, mitigato solo dalla malcelata promessa dell’autore, di regalarcene ancora degli altri. E noi, siamo qui, comandante Bergomi, ad attendere fiduciosi.



Recensione a cura della Redazione


Libro Il Nuovo Manuale del Volovelista di Guido Enrico Bergomi
Nuovo Manuale del Volovelista
Avventure di un Pilota nella Compagnia di Bandiera - Guido Enrico Bergomi - Copertina
Avventura di un pilota nella compagnia di bandiera negli anni 60-70

Avventura di un pilota nella compagnia di bandiera negli anni 60-70

Avventure di un Pilota nella Compagnia di Bandiera - Guido Enrico Bergomi - Copertina

titolo: Avventure di un pilota nella compagnia di bandiera negli anni 60-70

autore: Guido Maria Bergomi

editore: Veant

anno di pubblicazione: non disponibile

ISBN: 978-8869340574





Dove eravate nell’arco di tempo che intercorre tra dal settembre 1958 a tutto il 1976? Di sicuro scorrendo le pagine di questo volume scopriremo facilmente come lo ha trascorso il suo autore.

Al momento è il terzo libro (in una serie di quattro) che, in ordine di pubblicazione, egli ci ha concesso. Ma confidiamo fiduciosi che se ne aggiunga un quinto, poi un sesto e così via.

Così, dopo “La mia vita con il Mustang” e “La mia vita in Aeronautica militare” ecco finalmente il racconto di quei 18 anni di lavoro che hanno visto il nostro Comandante Guido Enrico Bergomi impegnato assai intensamente quale pilota civile della nostra Compagnia di bandiera. Dapprima come copilota del turboelica Vickers Viscount poi, passando ai più moderni DC 8/43 e al DC 9/30 per chiudere brillantemente la sua carriera sul DC8/62.

18 anni che lo hanno visto coprire il corto, il medio e il lungo raggio, svolgere il ruolo di Secondo Pilota, poi Comandante, nonché Istruttore e Controllore. Un’attività febbrile che si concretizza in poco meno di 10’000 ore di volo alle quali andrebbero aggiunte, per correttezza statistica, circa altre 1’000 ore svolte al simulatore.

Da qui è facilmente immaginabile la sequela impressionante di episodi, vicissitudini e situazioni particolari che il nostro autore ha vissuto in prima persona o di cui è stato testimone e che, ne siamo sicuri, lasceranno esterrefatto il lettore più smaliziato.

Copertina dell'edizione Bibliotheka 2015 di Avventure di un Pilota nella Compagnia di Bandieraì
La nuova copertina del libro: “Avventure di un pilota nella Compagnia di bandiera” nell’edizione Bibliotheka pubblicato nel 2015

Un esempio? … quella di un pescatore che, a Palermo, durante un assolato pomeriggio estivo, si dilettava nella pesca “a bomba”. Ebbene sì, avete letto bene: a b-o-m-b-a. Ossia: l’allegro pescatore, confidando di non essere scorto da nessuno, a bordo della sua barchetta e all’interno di una stretta caletta irraggiungibile da terra, raccoglieva un notevole bottino lanciando in acqua degli ordigni imprecisati anziché delle convenzionali reti.

Ora vi chiederete cosa c’entra in questa vicenda il nostro autore? C’entra. Dovete sapere che egli, in qualità di istruttore stava addestrando un gruppo di piloti a bordo di un DC9/30 per il rilascio delle abilitazioni su quel velivolo. Ora il caso voleva, meschino, che la fase finale del circuito di atterraggio dell’aeroporto di Palermo, costeggiasse quel tratto di costa, deserta e molto frastagliata. Ebbene, immaginate di volare quello stesso circuito per dozzine di volte, a bassa quota e a bassa velocità ed ogni passaggio vediate esplodere una nebulosa colonna d’acqua -probabilmente mista a pesce, aggiungiamo noi -. Cosa pensate che sia accaduto al fantasioso pescatore? … non riuscite ad immaginarlo, vero? Allora perché non leggerlo?

E la volta che a Colonia … e quell’altra volta a Philadelphia? … beh lo scoprirete sempre leggendo questo volume.

Venendo allo stile dell’autore: è quello cui ci ha abituato già nei precedenti volumi. Ossia evita rigorosamente qualsiasi orpello letterario, rifugge inutili descrizioni ambientali o connotazioni fisiognomiche, non si dilunga in considerazioni personali, riporta in modo asettico episodi ed avvenimenti quasi fosse un resoconto giornalistico. Ne risulta un volume godibilissimo che fa venir solo voglia di leggere il quarto volume della serie.

Certo, in qualche capitolo la narrazione appare fin troppo distaccata, e talvolta vi chiederete – ne siamo certi – se l’eccessiva stringatezza del testo sia dovuta alla feroce autocostrizione di voler racchiudere 18 anni di vita professionale (a dir poco così variegata) in sole 150 pagine oppure ad una scelta – discutibile – dell’editore … no, niente di tutto questo: Bergomi è così e il suo stile è un marchio letterario depositato.

Non è il classico Comandante che si loda (e inevitabilmente poi si sbroda) né il pilota che si autoincensa raccontando “ho fatto, ho visto”. Egli, invece, è uno di quei pochissimi piloti che anzitutto “si racconta” – e non è poco, aggiungiamo noi – e poi narra con tono pacato, venato da una modestia viscerale. Per questo motivo gli perdoniamo il suo scarno modulo letterario, il suo raccontare ma non romanzare, la sua schematicità anche nel divagare tra le memorie di una vita .

Immancabili come sempre, le originalissime foto che costituiscono un valore aggiunto alle vicende narrate. Alcune ritraggono anche l’autore ed è pure un gran bel pezzo di autore – le lettrici ne converranno – .

In ultima analisi: un ottimo libro di ricordi che, pagina dopo pagina, ci svela un epoca in cui quello di diventare un pilota era il sogno più frequente dei bambini. Ebbene, Bergomi questo sogno lo ha coronato e, come tutti i bravi nonni, è qui a raccontarcelo. E noi, tutti ad ascoltarlo, come fosse una grande favola.



Recensione a cura della Redazione


Libro Il Nuovo Manuale del Volovelista di Guido Enrico Bergomi
Nuovo Manuale del Volovelista
Vivo per Miracolo - Guido Enrico Bergomi - Copertina
Vivo per Miracolo

Fuori Campo

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Lorenzo è in volo nei pressi di Spoleto e sta pilotando un aliante monoposto in un cielo limpidissimo di piena estate; è tardo pomeriggio, i cumuli si sono dissolti, la quota in costante, inesorabile diminuzione, nessun refolo di vento o una provvidenziale ascendenza: ormai tutto lascia presagire un inevitabile fuori campo.

Ma cos’è il fuori campo?

Questa espressione gergale, che suonerà piuttosto vaga ai più e  per qualcuno addirittura inquietante, è tipica del mondo del volo a vela e sta ad indicare semplicemente l’atterraggio di un aliante in un prato (coltivato e non) sgombro di ostacoli e sufficientemente lungo. Comunque diverso da un aeroporto o da un’aviosuperficie. A volte il campo si può ridurre anche ad una minuscola radura, un pendio o una semplice strisciata di terra all’incirca pianeggiante. Alla disperata può andar bene anche un lago o la cima degli alberi.

Questo in teoria, in pratica si tratta di atterrare su un terreno in cui, dall’alto, non si può essere certi dell’assenza di potenziali insidie come: fossetti di drenaggio, tubi di irrigazione, zolle, recinzioni, sassi, o buche. Nella pratica abituale il tutto si traduce in un atterraggio corto, nell’attendere la squadra di recupero, smontare l’aliante, collocarlo un carrello da trasporto stradale, offrire una ricca cena agli intervenuti e riportare tutto e tutti presso l’aeroporto di partenza. Talvolta l’aliante riporta dei danni e molto, molto di rado il pilota.

In effetti il fuori campo non è un evento raro per chi pratica il volo a vela e benché non sia una vera e propria emergenza né un dramma di indicibile portata, sicuramente il primo fuori campo costituisce un momento di passaggio nel corso della lunga “carriera” del volovelista. Certo è che lo sottopone ad un impegno e ad uno sforzo di concentrazione difficilmente eguagliabili in cui egli deve dare il meglio di sé. E’ il momento in cui deve ritrovare sé stesso, in cui deve mettere a buon fine ciò che ha imparato durante il corso di pilotaggio e raccolto in termini di esperienze di volo. E non solo: carattere, forza d’animo, serenità interiore, autostima, fortuna, ebbene tutto contribuisce al buon esito dell’atterraggio.

Quasi sempre i minuti che intercorrono tra la decisione di atterrare in quel determinato campo e l’effettivo contatto con il terreno sono una Fuori Campo - Antonio Colombi - IV di copertinamanciata, tuttavia sono sufficienti al pilota per riavvolgere il nastro di un’intera esistenza e vederla scorrere velocemente, a ritroso, davanti ai propri occhi.

E’ dunque questo il pretesto narrativo mediante il quale conosciamo Lorenzo: romano, laureato in geografia, professione fotorepoter freelence, giramondo, inquilino occasionale di una casa vuota, single suo malgrado. E’ grazie a questo caleidoscopio della memoria di Lorenzo che lo incontriamo all’inizio del libro, in compagnia del babbo, sul balcone della casa dell’infanzia, intento ad osservare degli aeroplani bianchi dall’enorme ala e senza motore, oppure lo vediamo ricevere, in occasione della festa di compleanno per i suoi 40 anni, un regalo assai singolare: un corso di pilotaggio in aliante. E ancora: il primo volo solista, la prima emergenza in decollo, la morte del proprio istruttore a causa di un incidente di volo, il volo in onda, un memorabile volo di distanza, la prima volta in volo con la donna che ama, lo stage nel Centro di volo a vela francese, il volo acrobatico, ecc ecc … fino a giungere all’istante cruciale in cui, tornati alla situazione iniziale del libro, toccheremo terra assieme a Lorenzo in quello che è il suo primo fuori campo.

In fin dei conti, metaforicamente parlando, chi nel corso della nostra esistenza non ha vissuto almeno una volta un fuori campo? … e allora, come Lorenzo, l’importante è toccare bene terra e, di lì a breve, tornare di nuovo in volo. Magari col rischio di farne ancora. Cosa? … di fuori campo!

In fin dei conti, sempre metaforicamente parlando, tutto il libro lancia un messaggio di fiducia nel futuro che si può sintetizzare in questa frase pronunciata dal protagonista:

[…] Ci sono voli necessari nella vita, ci sono decolli che devo assolutamente affrontare, ci sono traversoni che devo necessariamente sopportare, anche se noiosi o turbolenti, perché la vita mi mette di fronte a molteplici decolli per ripartire, mi obbliga a tanti improvvisi trasferimenti dell’anima e del corpo, perché la vita è un volo continuo, perenne, emozionante e senza un piano di volo dichiarato. […]

Il romanzo, come riportato nella IV di copertina, è il secondo ad essere pubblicato in ordine di tempo (anche se supponiamo che sia stato scritto per primo). Esso rispetta pienamente la regola universale della narrativa che prevede una fortissima componente biografica nel libro di esordio di uno scrittore. E il buon Antonio Colombi non viene meno a questa tradizione. Né è dimostrazione la ricchezza dei particolari e soprattutto la verosimiglianza di quanto narrato: tutto lascia supporre una conoscenza assai profonda e diretta del mondo volovelistico. In effetti, sempre le note biografiche presenti nella IV di copertina, ci confermano che l’autore è un pilota di aliante, oltre che fotografo; se ciò non bastasse, una minuscola foto ritrae il Colombi con indosso il paracadute accanto ad un aliante, nell’hangar dell’Aeroclub di Rieti, intento a prepararsi per un volo. Perciò non costituisce assolutamente un azzardo ritenere che la figura e le esperienze vissute da Lorenzo scaturiscano e si sovrappongano in un tutt’uno con quelle vissute dall’autore e viceversa.

Fuori Campo - Antonio ColombiIl romanzo è dunque fortemente introspettivo e ha, talvolta, il sapore di una seduta di autoanalisi. Non è l’elenco delle proprie gesta volative bensì un guardarsi dentro e un volare nel proprio universo interiore piuttosto che in quello aereo, ambiente abituale dei volovelisti. Un modo di Antonio per fissare le proprie esperienze, sentimenti e vicissitudini e, per i lettori, di viverle assieme a Lorenzo.

Protagonista assoluto e voce narrante di tutto il libro è appunto Lorenzo, pochi ed essenziali i dialoghi, esiguo il numero dei personaggi secondari tra cui spiccano l’istruttore di volo Alberto Bianchetti (da cui prende il nome l’Aeroclub di Rieti, ndA), e il grande (e forse il primo e vero) amore che porta il nome di Micaela.

La prosa è articolata e molto ricca di espressioni poetiche al punto che si rimane stupiti che un uomo – non Antonio Colombi, evidentemente – possa dimostrare una simile sensibilità nonché delicatezza narrativa.

Nel testo sono presenti diversi espressioni o termini tipici del mondo del volo a vela ma non gratuiti tecnicismi; l’autore ne fa un uso assai moderato e, comunque, ogniqualvolta accade, ne spiega chiaramente il significato. Così facendo “Fuori campo” diventa un libro che, di sicuro, può interessare i praticanti o anche i semplici curiosi delle attività aeree (che siano sportive e non) ma è alla portata anche dei lettori che non sono ferrati in tema aeronautico e che prediligono una narrativa fatta di riflessioni più che di storie.

La costruzione dei periodi è semplice e davvero fluida tuttavia l’eccessiva frequenza di figure retoriche, rallenta non poco la lettura che, di per sé, sarebbe molto piacevole. D’altra parte, è bene rammentarlo, questo è il volo dell’anima di Lorenzo/Antonio lungo una vita, seppur breve, e non la cronaca di un vero fuori campo.

Lo stile di Colombi è moderno ma, trattandosi di un testo introspettivo, quasi psicoanalitico, è tutt’altro che scialbo, anzi … spesso diventa barocco per l’uso – lo sottolineiamo ancora una volta – sempre delle figure retoriche. In verità occorrono un paio di capitoli per entrare in sintonia con l’arte scrittoria di Antonio Colombi ma poi tutto il resto è un vero piacere per la mente.

In definitiva un romanzo assai gradevole da leggere con comodo, senza premura, che vi consigliamo di sorseggiare come un ottimo liquore a fine pasto.

Per finire, ecco alcune frasi del libro che ci hanno colpito particolarmente e che, a mo’ di anteprima, vi riportiamo:

– Il volo in aliante è così, tanto affascinante quanto drastico. O tutto o niente. Non c’è il motore, non c’è una duplice possibilità. In aliante tutto è carta vince o carta perde.

– In aliante, come in amore e in amicizia, non è importante la distanza che si percorre per arrivare in un luogo, bensì il percorso che si fa, insieme, per arrivarci.

– Il volo in aliante è terapeutico per i sensi, per l’anima e per gli occhi che vedono il mondo da una diversa prospettiva.



Recensione a cura della Redazione