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Tenente Colonnello Pilota dell’Aeronautica Militare, con più di 2000 ore di volo svolte sull’F104 e titoli vari tra cui Istruttore di Tiro e Tattiche Operative.
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![]() 18 marzo 1986 |
Sono nato a Milano il 17/04/1964.
Mi sbatto attraverso una vita normale spezzettata dalle pause che regalo alla scrittura, attività che sembra soddisfare parecchio soprattutto chi mi circonda.
Le atmosfere noir sono le mie preferite, così come il rock è la mia musica.
In fondo è tutto qui: scrivere, far leggere, scrivere ancora.
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![]() Ultima aria |
E’ nato a Milano nel 1969 dove ha cercato di studiare per fare felici mamma e papà. Grazie al padre Claudio, detto “il Gino”, ex radarista dell’Aeronautica, ha compito il primo volo a pochi giorni di vita. Contagiato da “aerite”, è cresciuto all’aeroporto di Bresso dove cercava di smontare tutto ciò che trovava negli hangar.
Ex bravo bambino, si è laureato in ingegneria dopo immani fatiche e alcuni pellegrinaggi religiosi dei genitori; ha poi lavorato nella ex Unione Sovietica ed è quindi rientrato in Italia venti giorni prima del colpo di stato del 1991.
Arruolato in aviazione, si è imboscato al Ministero della Difesa a Roma, dove collaudava le partite di alimentari per la caserma, specializzandosi in pasta a e dolciumi.
Diventato un famigerato tecnico avionico ed elettronico-maniaco, ha fondato con altri pazzi una radio privata abusiva che ha poi fatto sparire tre giorni prima che la “blindasse” la Polizia Postale.
Attualmente lavora come entità giornalistica” alla rivista VOLARE ma cerca di scrivere solo per VOLARE SPORT perché sostiene: “Per volare non occorre mica tutta quella roba lì”.
Si ostina a svolazzare con un ultraleggero colorato sui cieli del Pavesotto, dove si dice abbia disseminato ripetitori in tutti i conventi di suore.
Scopritore del “Morbo di Awacs”, la malattia che spinge a mettere antenne dappertutto, non è mai completamente serio quando parla, tanto meno quando scrive.
E’ attualmente ricercato da molti suoi lettori, ma taluni sostengono che neppure esista e che sia invece il parto della fantasia dei suoi ex professori, ora tutti ricoverati.
Per la Libreria Benchimol (Alberto Benchimol, p.za Minghetti 2 – 40124 Bologna, www.benchimol.it ) ha pubblicato nel 2001 il volumetto: “Azzurro perfetto”, da cui vi parliamo anche nella sezione “Manuale di volo” di questo sito. Da “Azzurro perfetto”, abbiamo tratto la presente biografia nonché, con grande difficoltà – considerata la bontà di tutti i testi lì raccolti – , il racconto che vi presentiamo.
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Attenzione: Non esiste il Tag Autore Serio Barlocchetti
L’autore è arrivato qui in maniera ignota, per cui non sa come andarsene.
Passa il tempo a lanciare appelli del tipo: “Se trovassi la porta per uscire, prometti che mi avviserai”, e tale appello pure qui rinnova.
Gli piacciono le nuvole, i fiori, i cuccioli di mammifero, la musica di Mahler e i Gentle Giant. Però non sa volare, non ha il pollice verde, non tiene (né procrea) cuccioli di alcun genere, e neppure sa suonare.
È riuscito finora a evitare molto di quel che non gli piaceva ma sfortunatamente, in questo modo, ha evitato anche molto di quel che gli piaceva, e ne ha tratto così un’esperienza: che non tutto il male vien per nuocere, e che non tutto il bene vien per favorire.
È convinto di scrivere cose allegre, anche se alcune suonano tristi, e gli piace sognare, ad occhi aperti o chiusi, soprattutto ascoltando la musica o guardando il cielo.
Del mondo che ha trovato qua, dice: “Ohibò” e, interrogato sul senso dell’esclamazione, guarda con aria assente e chiede: “Perché, tu ci capisci qualche cosa?”
Ciononostante, detesta i fricchettoni, i disimpegnati, i qualunquisti, e quelli che la libertà se la trovano sopra un albero o in una barca a vela.
Massime, gli stanno in uggia i disfattisti e gli egocentrici (come è lui).
In un momento di euforia, ha gridato: “Sì, ridete pure, stelle, di noi. Più forte rideremo, quando con voi giocheremo a palla”.
Gli piace pure citare la seguente frase, messa in bocca ad un suo personaggio: “Le tradizioni sono solo il modo in cui i vostri antenati sbagliavano. Non che voi siate migliori, ma non vi piacerebbe sbagliare a modo vostro?”.
Chiede umilmente, a qualunque agenzia spaziale, che gli facciano fare un giro su un’astronave.
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