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Il primo Volo

Triplano Barone RossoC’è stato almeno una volta nella vita di un pilota in cui sono passati per la mente questi pensieri:

“L’incontro con le nubi temporalesche, l’interminabile acrobazia inebriante, la lenta discesa sulla spiaggia (in vite rovescia col motore in fiamme). E finalmente lo schianto. La morte trionfale!”.

Naturalmente il pilota di cui parliamo è quello protagonista di questo splendido racconto che, per vostra tranquillità, ve lo anticipiamo … avrà un esito insperato.

Perché anche se temerario, l’egoismo e la sete di gloria nulla possono se egli ha “Nel cuore … la fata”.

Breve quanto intenso.

Racconto / Breve Pubblicato nella: mailing list dell’Aviazione leggera.

Foto in copertina di Andy Leonard

Inviateci le vostre Voci

Uomo radar con pterodattiloQuesto sito è una vetrina a scopo non commerciale. I vostri testi saranno a disposizione della comunità del web: navigatori cuiriosi, lettori desiderosi di leggere testi inediti, e, perchè no? … editori a caccia di autori da pubblicare. La nostra malcelata speranza è che qualcuno di loro vi contatti e vi chieda di pubblicarli. Saremo semplicemente contenti per voi. Diversamente avrete concesso la lettura dei vostri scritti a lettori appassionati che, di sicuro, apprezzeranno le vostre fatiche creative.

Chiunque può inserire i suoi testi in questo sito: non vi chiederemo di pagarci … ma non chiedeteci di essere pagati.

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L’autore può firmarsi anche con uno pseudonimo e come tale verrà inserito nell’indice degli autori tuttavia, dovrà comunque fornire la propria biografia.

Il formato del file contenente la composizione potrà essere: .doc (ad esempio: generato da Microsoft Word versione ‘97 o precedenti versioni)

I testi dovranno rispettare scrupolosamente le sane:

norme dattilografiche

che anche un autore dilettante o inedito deve conoscere.

I dati personali pubblicati nel sito saranno unicamente quelli forniti dall’autore: egli ne accetta implicitamente la divulgazione.

Qualora dubbi ed incertezze vi cogliessero prima dell’invio del vostro testo, beh … date uno sguardo ai:

“40 consigli per scrivere bene”.

Non sappiamo chi l’abbia scritti, ma sono scritti bene. L’importante che non producano in voi il blocco creativo.

40 consigli per scrivere bene

Jet con cartello limite velocitaEcco i 40 preziosissimi consigli per scrivere bene, anzi benissimo.

Vi sembreranno poco seri … non vi preoccupate: è il nostro modo per spiegarvi con leggerezza e farvi ricordare ciò che, diversamente, sembrerebbero inutili nozioni e che dimentichereste appena chiusa  questa pagina.



1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.

2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.

3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.

4. Esprimiti siccome ti nutri.

5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.

6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.

7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.

8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.

9. Non generalizzare mai.

10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.

11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”

12. I paragoni sono come le frasi fatte.

13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa;ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).

14. Solo gli stronzi usano parole volgari.

15. Sii sempre più o meno specifico.

16. La litote è la più straordinaria delle tecniche espressive.

17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.

18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.

19. Metti, le virgole, al posto giusto.

20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.

21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso.

22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.

23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?

24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento – affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.

25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.

26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.

27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!

28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.

29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.

30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.

31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).

32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.

33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.

34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.

35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.

36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.

37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.

38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.

39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.

40. Una frase compiuta deve avere.

Norme Dattilografiche

Meccanico con ElicaNon pretendiamo che diventiate delle provette dattilografe, certo che no … ma che adottiate delle sane norme dattilografiche, certo che sì. Lo diciamo nel vostro interesse e soprattutto in quello dei vostri lettori.

E non nascondetevi dietro l’alibi dello stile personale: esistono delle convenzioni universali di scrittura di un testo che devono essere rispettate inderogabilmente. Sempre nel caso in cui desideriate ottenere un aspetto finale accettabile. Se invece vi prefiggete il disorientamento spazio-temporale di chi darà una sbirciata al vostro testo … beh, riuscirete facilmente nel vostro intento, non abbiamo dubbi al riguardo.

Certo, avere dimestichezza e fare buon uso dei programmi di videoscrittura vi permetterà di raggiungere subito ottimi risultati, tuttavia alla base ci sono sempre le solite, ancestrali norme di estetica dattilografica. Sì, esatto, avete intuito bene: quelle nate con l’avvento della scrittura sulle  tavolette di cera, migliorate poi dagli amanuensi medioevali, industrializzate dai tipografi del ‘400 e infine riammodernate con l’avvento delle  prime macchine da scrivere. Oggi come ieri, anche se vi servirete di un pc di ultima generazione, sempre con loro dovrete avere a che fare. Dunque rassegnatevi.

Oh, naturalmente dimenticate la scrittura tipica degli SMS o dei messaggi inviati a mezzo  social network o messaggeria istantanea: quella non è scrittura … è un linguaggio criptato. In letteratura non si usa.






Le norme dattilografiche sono elementari quanto fondamentali. Eccole qui:



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Scegliete un font (tipo di carattere) estremamente diffuso come: “times new roman” o “arial” e che comunque non affatichi la lettura.

Sì, i caratteri che riproducono la scrittura a mano sono tanto  belli quanto illegibili. Riguardo quelli arabescati sono molto esotici, è vero, ma non si abbinano granché al contenuto del vostro romanzo.

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Non utilizzate la funzione di sillabazione automatica: alcune parole potrebbero rimanere irrimediabilmente troncate in due spezzoni (specialmente nel caso di modifica delle dimensioni della pagina o del carattere).

 Il programma di videoscritture distribuirà il vostro amato testo nell’ambito di ciascuna riga, della pagina, del capitolo e dell’intero libro meglio di quanto possiate fare voi. Fidatevi!

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Prediligete la formattazione “giustificato”: la riga si riempirà quanto basta senza lasciare vuoti.

Inutile risparmiare spazio: è già pagato. Usatelo tutto e la pagina non apparirà seghettata e disordinata bensì bella pienotta. Crepi l’avarizia!

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Non andate a capo a fine riga: lo farà automaticamente il vostro programma di videoscrittura. Salvo che non vogliate andare “punto e a capo”.

Se siete nati nell’epoca delle macchine da scrivere quando un campanello vi avvisava dell’imminente fine della riga, beh … avrete la tentazione di andare a capo, è normale. Tranquilli: i pc non hanno campanelli né leve a molla per far muovere il rullo della carta. Provvedono da soli. Volete provare?

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Prestate attenzione alla scrittura di formule matematiche: all’occorrenza usate la funzione “apice” e/o “pedice”.

No, non sono parolacce … è roba per matematici, ingegneri, fisici e via discorrendo. Tutta gente con la quale non dovrete mai avere a che fare. A voi interessano solo lettori ed editori.

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Ci sono dei caratteri di punteggiatura che devono essere attaccati alla parola che li precede e separati da quella che segue. Essi sono:

– il punto (.)

– il punto e virgola (;)

– la virgola (,)

– il punto esclamativo (!)

– il punto interrogativo (?)

– il simbolo di percentuale (%)

– l’apostrofo (‘)

– gli apici o virgolette chiuse (“)

– le parentesi tonde ) e quadre ] chiuse

– il segno di uguale (=)

Tutto chiaro? Volete scrivervi un promemoria da attaccare sul bordo del monitor? Fate pure … non c’è nulla di scandaloso in questo.

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I caratteri di punteggiatura che devono essere attaccati alla parola che li segue e separati da quella che li precedono sono:

–    apertura di apici o virgolette (“)

–    parentesi tonda ( e quadra aperte [

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Non usate l’apostrofo per accentare le vocali minuscole come: a,e,i,o,u. La scrittura corretta è: “à, è, é, ì, ò, ù”, mentre la scrittura: “a’, e’, i’, o’ u’” non va mai usata.

La tastiera standard italiana è già dotata di vocali minuscole accentate: usatele! Sono pagate.

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Il discorso diretto può essere introdotto con il trattino (-) o con le virgolette (“). E’ assolutamente vietato l’uso dei doppi segni matematici di “maggiore di” (>>) o quelli di “minore di” (<<).

Le freccette usatele nei pub nel corso di tornei all’ultimo punto … in letteratura non si usano. Pungono. Inoltre esteticamente sono orribili, inguardabili.

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Nel caso del trattino, possiamo permetterci di non chiudere il discorso diretto con un’altro trattino a fine riga, ma solo se quella successiva comincia con un altro discorso diretto.

Esempio:

– Buongiorno, dottore.

– Buongiorno a lei, dottoressa.

Dite la verità: dopo aver letto questa norma dattilografica è diventato un buongiorno anche per voi?

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Nel caso delle virgolette dovranno essere aperte e chiuse delimitando il discorso diretto, altrimenti lasceranno interdetto il lettore. Fate attenzione nel mettere quelle di apertura attaccate alla parola che le segue mentre quelle di chiusura dovranno essere attaccate alla parola che le precede.  Ad esempio:

“Buongiorno, dottore!”, esclamò entusiasta la giovane ortopedica mentre il luminare delle ossa replicò annoiato:

“Buongiorno a lei, dottoressa”

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I puntini di sospensione possono essere collocati indifferentemente attaccati alla parola che li precede o li segue, oppure essere separati da queste tramite uno spazio.

Personalmente trovo questa ultima soluzione (rendere equidistanti i puntini dalla parola che li precede e da quella che li segue) crea ancora più sospensione, non credete? … creano attesa … una pausa di riflessione … ma non occorre esagerare … altrimenti diverrà un salto tra i puntini.

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Il testo deve avere una sua estetica armoniosa, a prescindere dal contenuto. 

Un blocco monolitico contenente un fiume di parole difficilmente giova alla lettura. Il lettore deve avere il tempo di respirare, di elaborare quanto gli occhi hanno visionato affinché si generino nella sua mente quelle sensazioni che l’autore intende trasmettergli. Ammucchiare le parole non produce un ritmo narrativo più incalzante. Inoltre i costi di stampa non diminuiranno  granché.

Vi siete resi conto che abbiamo volutamente compresso i suggerimenti? E non è un bel leggere … 

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Andare a capo indiscriminatamente non renderà più lungo il testo. 

Se il vostro racconto/romanzo è striminzito non allungate il brodo.

Un consiglio: lasciate da parte la vostra composizione e raccogliete le idee.

Soprattutto leggete, leggete, leggete e poi, se proprio avete desiderio di farlo, riprendete a scrivere.

Forse siamo andati a capo un po’ troppo spesso!

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La “d” eufonica va inserita (in genere) solo quando due parole finiscono/cominciano con la stessa vocale. “Solo” dove occorre, non deve cadere ovunque indiscriminatamente come il prezzemolo. 

Ed ecco un esempio di d eufonica corretta”. 

Non scrivereste mai: “e ecco”, giusto? 

Ed allora perché la piazzate ovunque’?” Vi risulta che la vocale “E” di “ed” sia la stessa vocale di “allora”?

Altri esempi:

Ad amministrare la d eufonica non è facile. Tutti concordi. E invece voi che fate? Eccola spuntare a ogni dove!

Nuovo Manuale del Volovelista

titolo: Nuovo Manuale del Volovelista – Guida al conseguimento della Licenza di Pilota di Aliante

autore: Guido Enrico Bergomi

editore: Veant

anno di pubblicazione: 1996

ISBN: 8887125058





Se il volo a vela fosse una fede, il “Nuovo manuale del volovelista” sarebbe la sua Bibbia.

Non c’è pilota di aliante che, in Italia, non lo abbia letto, riletto, sottolineato e stropicciato. Non fosse altro perché da molti anni, tutti gli Aeroclub italiani lo utilizzano quale insostituibile libro di testo. E c’è di più: nella fraseologia degli allievi, viene sovente additato come “il Bergomi” intendendo il prezioso volume anziché l’autore. Un po’ come accade per “Il Trebbi”, rimanendo nel settore delle scuole di volo.

Il perché del notevole e durevole successo di questo volume è presto detto: chiunque, anche senza un titolo di studio, senza alcuna esperienza di volo, senza alcuna attitudine matematica, riuscirà a comprendere i principi che sono alla base del volo. Non solo. Conoscerà finalmente le criptiche regole dell’aria, imparerà ad esprimersi secondo la bizzarra fraseologia aeronautica o si cimenterà nell’uso degli strumenti di bordo di un aliante. Poi apprenderà i principi di una disciplina alquanto affascinante come la meteorologia, si renderà edotto circa le manovre di pilotaggio, dalle più semplici alle più complesse. E ancora: avrà modo di conoscere i sani principi della medicina aeronautica o della regolamentazione aeronautica, le procedure operative a terra e in volo, comprenderà i vari aspetti della

Libro Il Nuovo Manuale del Volovelista di Guido Enrico Bergomi
Copertina del “Il Nuovo Manuale del Volovelista”

navigazione aerea e si renderà conto di quanto siano meravigliose e geniali le macchine volanti. Il tutto con un approccio estremamente semplificato eppure mai superficiale che si concede pochissime formule matematiche e ricorre invece – praticamente in ogni pagina – a disegni altamente esplicativi.

In definitiva, l’ambiziosa intenzione dell’autore, a nostro parere, è raggiunta: se l’allievo pilota di aliante farà tesoro di ogni riga di questo prezioso volume poco o nulla dovrà integrare l’istruttore di volo sottoforma di lezioni teoriche. Ne sono conferma le centinaia di piloti che nel corso di tanti anni hanno fatto ricorso a questa guida assai esauriente e mai prolissa.

Aggiungiamo che è un testo consigliabile a chiunque nutra una minima curiosità riguardo l’inavvicinabile (solo in apparenza) mondo del volo. Dunque lo consigliamo agli studenti degli istituti tecnici ad indirizzo aeronautico come pure agli appassionati di modellismo aereo, agli accaniti praticanti del volo simulato e perché no? … a certi sedicenti giornalisti (o scrittori in genere) che sovente si cimentano in questioni aeronautiche senza avere la benché pallida idea di cosa stanno scrivendo.

Naturalmente si tratta di un manuale e dunque il lettore non pretenda di leggere un romanzo … tuttavia, niente paura: a questa aspettativa il Bergomi (inteso come autore) ha sapientemente risposto regalandoci ben quattro volumi nei quai ripercorre – qui sì in chiave di narrazione autobiografica – i suoi trascorsi di pilota e di uomo. E si tratta di trascorsi piuttosto singolari.

Leggere per credere!





Recensione della Redazione






Avventure di un Pilota nella Compagnia di Bandiera - Guido Enrico Bergomi - Copertina
Avventura di un pilota nella compagnia di bandiera negli anni 60-70
Vivo per Miracolo - Guido Enrico Bergomi - Copertina
Vivo per Miracolo