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Recensione dei Libri aeronautici

Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto dal 1940 al 1986

storia della guerra aerea - copertina

titolo: Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto dal 1940 al 1986

autore: Ferdinando Sguerri

editore: Logisma

anno di pubblicazione: 2016

ISBN: 978-88-97530-82-4



Ci sono libri – pochi, purtroppo – che, appena sfogliati ti fanno esclamare: “Perché non l’ho comprato prima?”. Semplice: perché non esisteva ancora.

E’ il caso del volume intitolato:

Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto dal 1940 al 1986

pubblicato “solo” nel novembre 2016 da Logisma, lodevole editore dell’area fiorentina che sta accrescendo sempre più la sezione aeronautica del suo catalogo in termini quantitativi oltre che qualitativi.

In effetti non possiamo recriminare granché nei confronti del suo autore, l’ex generale dell’Aeronautica Militare italiana Ferdinando Sguerri, che ha riunito in questo libro la bellezza di trentatré pezzi giornalistici già pubblicati nel corso degli anni nelle pagine di due importantissime riviste specializzate di aviazione. Semmai – potremmo obiettare – che avrebbe potuto pensarci prima – lui ma anche e soprattutto l’editore – perché questo è un libro che in sole 328 pagine approfondisce alcune vicende della storia dell’aviazione e dell’astronautica sicuramente meritevoli di essere raccontate; riesce a ricostruire aspetti ed episodi tra i più disparati con i dettagli e la dovizia di particolari come solo un’analisi postuma può consentire; è in grado di dissipare o, viceversa, consolidare supposizioni e congetture che caratterizzano all’incirca cinquanta anni di storia di volo del genere umano nell’atmosfera terrestre e circa venticinque nello spazio.    

Un esempio? … vi affascina la corsa alla Luna e come i russi la persero? Vi incuriosisce la storia del “Concordski”, imbarazzante clone del celeberrimo Concord? Non avete mai veramente compreso come e perché scoppiò la guerra in Vietnam? O magari vi siete sempre chiesti come Gheddafi riuscì a scampare nel 1986 al bombardamento statunitense di Tripoli e Bengasi? Vi tormenta la sensazione che l’attacco giapponese a Pearl Harbour avvenne – udite udite – con la complicità degli stessi americani? E, rimanendo in tema, vi domandate ancora se l’uso delle bombe atomiche fu davvero necessario per piegare la resistenza militare del Giappone?  Ebbene … in questo libro troverete tutte le risposte. A queste e ad altre domande similari. Le troverete espresse in un linguaggio semplice, giornalistico appunto, con un punto di vista obiettivo e storicamente ineccepibile, talvolta inedito sebbene suffragato da una bibliografia imponente.

Una lettura piacevolissima che farà la gioia dei curiosi o di coloro che intendono approfondire, che amano i dettagli e non si limitano alla “crosta”.

Non occorre aggiungere altro a proposito di questo validissimo volume: il titolo – oggettivamente molto lungo – è un’esauriente anteprima di quanto troveremo al suo interno. E se ancora non foste convinti della bontà del testo, beh … la IV di copertina vi fornirà informazioni altrettanto utili, comprese quelle che riguardano l’autore.

Storie della guerra aerea - IV di copertina
La IV di copertina dell’ottimo volume dell’ex generale Sguerri, pilota per professione, storico per passione

Degna di nota è invece la I di copertina che, sacrificata per metà dal chilometrico titolo, mostra una  splendida aeropittura di Marcella Mencherini intitolata “Aerosiluranti in azione”, conservata presso la “Casa dell’aviatore” a Roma.

Ottima la scelta editoriale di disporre i capitoli secondo l’ordine cronologico  degli eventi; validissima  l’idea di inserire foto e cartine a supporto del testo; ragionevole il costo di copertina; discutibile invece la dimensione dei caratteri di stampa che, salvo disporre di una vista aquilina – giusto per rimanere in tema aereo -, affaticano un po’ la lettura, specie di quei ragazzi molto molto cresciuti cui, inevitabilmente, finirà in mano il volume.

Un libro da leggere “random”, ossia da aprire a caso in corrispondenza ogni volta di un capitolo diverso perché non esiste una trama o un tema conduttore se non quello della storia.

In definitiva, permetteteci di esprimere all’editore un sincero plauso per aver creduto in questa operazione editoriale, pur consapevole che non conseguirà tirature da best-sellers; all’autore va invece il nostro ringraziamento per essersi cimentato in quest’opera di divulgazione e, in diversi casi, di approfondimento.

Chissà che in un prossimo immediato futuro non voglia cimentarsi con la disamina di altri avvenimenti “torbidi” che hanno visto come scenario il cielo e lo spazio. Per esempio … l’attacco aereo del 11 settembre alle Twin Tower di New York? La falsa missione NASA che avrebbe portato per la prima volta l’uomo sulla Luna? I voli segretissimi del velivolo “Aurora”, spesso scambiato per un UFO?  Ebbene … noi attendiamo fiduciosi altre:

Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto ( … ma stavolta) dal 1940 al 2017.



Recensione a cura della Redazione


Storie della guerra aerea, della corsa allo spazio e di ciò che (in proposito) non è mai stato detto dal 1940 al 1986

I disperati

i-disperati-copertinatitolo: I disperati – La tragedia dell’Aeronautica italiana nella Seconda Guerra Mondiale

autore: Gianni Rocca

editore: Arnaldo Mondadori editore

anno di pubblicazione: 1991

ISBN: 88-04-33826-1

pagine: 288




Ecco un altro libro, che ho letto di recente, degno di trovare un posto di rilievo nella libreria di tutti coloro che amano la Storia, quella vera.

Non conoscevo Gianni Rocca, ma avevo visto altri libri suoi. Questo è il primo suo libro che ho letto. E che ho apprezzato molto. Non si tratta di un’opera recente. E’ del Luglio 1991. Devo aver comprato questo volume in qualche bancarella, non ricordo dove né quando. Ma è stato per lungo tempo in uno scaffale della mia libreria, dove tengo i libri che ho intenzione di leggere. Era arrivato il suo turno e l’ho letto d’un fiato. E’ davvero interessante.

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La copertina dello splendido libro del giornalista Gianni Rocca. Davvero pertinente la scelta di unl’immagine del trimotore – probabilmente un Savoia Marchetti SM. 79 Sparviero – che, colpito irrimediabilmente, precipita in mare.

Come dice il sottotitolo, il libro riguarda “La tragedia dell’Aeronautica italiana nella Seconda guerra mondiale”. Su questo argomento avevo già letto un mucchio di libri, quindi conoscevo bene la storia, ma ho ripercorso volentieri la concatenazione degli eventi, sia per rinfrescare la memoria, sia per riconfermare alcune mie convinzioni.

L’autore, parte proprio dall’inizio, da quando l’Aeronautica era appena in embrione e non aveva neanche gli aerei su cui volare. Infatti il primo capitolo si intitola: “Aquile senza ali”. E poiché la storia dell’Aeronautica coincide con l’entrata in scena di Mussolini, il secondo capitolo si intitola appunto: “Mussolini pilota”. E continua parlando della storia aeronautica che si è svolta per tutto il famoso ventennio fascista. Non mancano, comunque, opportuni riferimenti all’epoca della Prima guerra mondiale, dei dirigibili e degli idrovolanti.

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I risguardi de: “I disperati” con la sinossi del volume nonchè la breve biografia dell’autore

Inizialmente si chiamava Regia Aeronautica, ma ben presto questa divenne un’Arma a sé stante, proprio ad opera di Mussolini. E’ molto interessante leggere quanta diplomazia fu necessaria per convincere Esercito e Marina a rinunciare ad una propria aviazione per crearne una unica, nuova forza armata a tutti gli effetti.

Il libro prosegue descrivendo, non solo la storia dell’Arma neo-costituita, ma anche quella dei personaggi che ne hanno guidato le sorti attraverso le note vicende, specialmente quelle belliche.

Per quanto riguarda le vicende della Seconda Guerra Mondiale, trattate in maniera davvero molto chiara, anche se necessariamente sintetica, l’autore mette in estrema evidenza gli errori strategici commessi, sia dagli Italiani che dai Tedeschi. E una volta di più ritroviamo la tracotanza, il pressapochismo, la mancanza di idee chiare e la prosopopea dei fascisti e ancor più dei nazisti.

In quelle vicende si possono riconoscere quelle odierne, che si snocciolano pari pari oggi come ieri, a conferma che nulla è cambiato, che la mentalità italica è oggi quella che era allora.

“Chi non impara dalla Storia è condannato a ripeterla”.

Infatti, se ci facciamo caso, la stiamo ripetendo. Sono poche le persone che conoscono la Storia. La maggior parte si lasciano permeare dai luoghi comuni, dalle frasi fatte, del tipo “Caro Lei, quando c’era Lui…”. Ma nel libro di Gianni Rocca, “Lui” non ne esce affatto bene, anzi… La sua figura e quella di tutto il fascismo si muovono sullo sfondo di una tragedia senza fine.

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La retrocoprtina che ritrae, secondo una tradizione molto “all’americana”, l’autore del volume

Attenzione però, occorre ben separare il regime, il governo, la monarchia di allora, dal popolo. E soprattutto bisogna distinguere, nel caso dell’Aeronautica, gli aviatori da chi ne ha determinato la sorte. La storia della nostra aviazione è soprattutto la storia di validi aviatori, personaggi eroici, che hanno compiuto atti eccezionali, con mezzi quasi sempre inadeguati. Quasi sempre sono stati mandati allo sbaraglio e al sacrificio, a volte per un semplice capriccio, per una sfuriata, per un atteggiamento di ripicca, di chi comandava da perfetto incompetente che si credeva un grande stratega.

Dopo aver letto questo libro che, come ho detto, è necessariamente sintetico, acquisiremo una conoscenza consequenziale dei fatti principali e tragici che segnarono quegli anni tanto che sentiremo il bisogno di approfondire ogni singolo argomento per una conoscenza più completa. Ecco spiegato il motivo per cui oggi io rimango sbigottito quando vedo, ancora oggi, gente che fa il saluto fascista o sostiene quelle vecchie idee con l’aria di chi la sa lunga, di chi sembra avere una sorta di nostalgia per tempi che non ha conosciuto. E che non conosce neppure attraverso la Storia.

Poi arriviamo all’otto settembre del 1943. E anche qui Rocca descrive gli eventi, mettendo in evidenza fatti che si commenterebbero da soli, ma la sua narrazione ci accompagna, ci fa comprendere la genesi e le cause del disastro totale avvenuto in quella data. L’Italia divisa in due, tanti eroi, veri eroi, piloti e non solo, che hanno sacrificato la loro vita da una parte e dall’altra. Questi eroi, dopo lo sfacelo della guerra, sono stati incriminati, uccisi vigliaccamente oppure buttati nel dimenticatoio. Perché dopo la guerra si voleva dimenticare il ventennio passato. Si voleva dimenticare la monarchia, il fascismo e tutti i drammi che avevano generato. E così sono stati dimenticati anche tantissimi autentici eroi.

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La copertina della versione edita da Castelvecchi attualmente in libreria 

Un libro che genera rabbia, perché porta a conoscenza di un’ignobile, lunga tragedia, che ha riguardato l’Aeronautica, ma anche la nazione intera. E che, a ben guardare, rischia di ripetersi, perché, come ho detto, gli elementi che l’hanno generata sono ancora presenti qua e là, non sono scomparsi.







Recensione a cura di Evandro Detti

Storia di un’avventura. Dalla trasvolata atlantica ai cieli della Cina.

storia di un'avventura - copertinatitolo: Storia di un’avventura. Dalla trasvolata atlantica ai cieli della Cina

autore: Mario Destro Bisol

editore: IBN (Istituto Bibliografico Napoleone)

anno di pubblicazione: 1994

ISBN: non disponibile

pagine: 320




Ecco un libro che ho particolarmente apprezzato. E non perché parla anche (e non solo) delle famose trasvolate di Italo Balbo, ma per ragioni diverse che esporrò tra breve.

Ho già scritto altrove del mio interesse per l’aviazione in generale, per la storia aeronautica e per i pionieri dell’aviazione. Cerco costantemente ogni sorta di informazione, sia come libri, filmati d’epoca, documentari, biografie, foto etc, su argomenti e personaggi che in qualche modo abbiano fatto parte del mondo aeronautico. I libri, per esempio, scritti da coloro che hanno vissuto veramente le vicende e i periodi storici nei quali tali vicende ebbero luogo, sono una fonte inesauribile di informazioni preziose. Se i protagonisti non le scrivessero, la memoria della nostra Storia sarebbe perduta. E poi i libri rispecchiano parecchio il carattere di chi li scrive. Ed è importante tener conto dell’autore, nella lettura di un libro.

Di solito chi scrive un libro è uno che ha studiato, che ha una cultura, un orientamento politico. Forse ha anche uno scopo da raggiungere e si prefigge di ottenere un risultato proprio con la pubblicazione del suo libro. Pertanto ci possiamo aspettare che gli autori di libri aeronautici siano personaggi in vista, piloti soprattutto, ingegneri, militari di grado elevato e così via. Certo non un aviere semplice, un Aviere Scelto, un Primo Aviere e neppure un Sergente.

Questo libro è scritto, invece, proprio da un Primo Aviere e questo è uno dei motivi per cui lo apprezzo maggiormente. Il suo punto di vista è quello dell’uomo della strada, del personaggio comune, di colui che si occupa, non delle grandi strategie, ma piuttosto dell’esecuzione materiale delle faccende di tutti i giorni.

crociera aerea decennale - locandina
La splendida locandina che pubblicizzava la Crociera atlantica del 1933.

A bordo dell’I-LIPP, uno degli idrovolanti S55 che partecipano alla seconda trasvolata atlantica agli ordini di Italo Balbo, lui ha un posto nello scafo sinistro, davanti alla sua postazione di radiotelegrafista. E’ un marconista, si direbbe oggi, ma il suo compito non riguarda l’uso di una radio che opera in fonia. Il suo strumento, oltre al radiogoniometro, è il tasto di un apparato che trasmette in codice Morse.

Mario Destro Bisol viene promosso Sergente nel luglio 1933, per meriti speciali. La trasvolata è il suo merito speciale. L’Aeronautica Militare italiana degli anni Trenta era molto diversa da quella di oggi. La disciplina era talmente diversa da essere considerata, oggi, praticamente insopportabile. Oggi un aviere semplice potrebbe parlare direttamente con un colonnello e magari anche dandosi del tu. Il saluto militare è quasi un’opzione e l’obbedienza non deve essere più “pronta, rispettosa e leale” come è stata fino a non molti anni fa. Ma allora era diverso. E qui troviamo un altro motivo per cui apprezzo tanto questo libro: perché offre il punto di vista di un militare di grado tanto basso (anche se scelto con cura per le sue qualità professionali e operative) inserito in un gruppo di ufficiali con a capo il Ministro dell’Aeronautica stesso. I suoi commenti, seppur sempre rispettosi e mai beceri o dispregiativi, mostrano una chiave di lettura più terrena di fatti e vicende di cui altri hanno invece mostrato solamente il lato glorioso.

Un esempio per tutti. L’autore, durante una delle tappe della trasvolata, era stato invitato insieme ad altri specialisti di grado simile al suo, da alcuni turisti americani che alloggiavano su una nave, ad una festa che si sarebbe tenuta dopo cena sulla nave. Balbo e i suoi ufficiali erano ospiti d’onore a quella festa e stavano ballando, per cui gli specialisti si erano collocati un po’ in disparte e ballavano compostamente. Dopo poco un capitano li invita a seguirlo, li guida fuori dall’ambiente ed intima loro di scendere dalla nave. La truppa, e neanche i sottufficiali, tranne qualche rara eccezione ben stabilita, non possono stare nello stesso ambiente con gli ufficiali.

Nel libro troviamo molti episodi di questo genere. Poco importa che il nostro autore avesse un diploma di scuola media superiore come gli ufficiali. Contava il grado.

crociera aerea - Rio de Janeiro
Una cartolina postale dell’epoca che ritrae gli S.55 in formazione serrata sopra i cieli della baia di Rio de janeiro (foto proveniente da: https://www.flickr.com/photos/27862259@N02/6571134141/in/album-72157627535942192/ dove sarà possibile visionare altre altre belle immagini degli S.55 nonchè di alcuni velivoli costruiti dalla Savoia Marchetti)

Dopo la trasvolata Mario Destro Bisol viene spedito in Cina insieme ad un corpo di spedizione del quale non avevo saputo nulla finché non ho letto questo libro. E questa seconda parte è ancora più interessante e stimolante della prima. Ogni singola riga è una scoperta, ogni fatto narrato ci riporta ad altre vicende che invece conosciamo, in una serie di legami e collegamenti che solo un protagonista come lui ci poteva trasmettere.

Nella seconda parte del libro si parla anche di un personaggio, un pilota, che Mussolini fece richiamare in Patria dalla Cina con un’accusa. Appena rientrato lo fece internare nel carcere romano di Regina Coeli e poi finì tra le vittime delle Fosse Ardeatine. Sono stato diverse volte alle Fosse Ardeatine e ho visto il suo nome tra quelli delle altre vittime.

Avrei voluto conoscere Mario Destro Bisol. La sua vita è stata davvero molto intensa. Se lo avessi conosciuto, dopo aver contratto il virus della passione per la Storia aeronautica italiana, sarei stato volentieri a parlare con lui per giorni interi. Purtroppo ho mancato questa occasione.

E pensare che in un certo periodo frequentavamo la stessa Casa Editrice, la IBN, e potremmo anche esserci incrociati senza saperlo. Mi ricordo di questo suo libro mentre era ancora in lavorazione. Dopo ho scoperto anche che Mario Destro Bisol abitava a poca distanza da casa mia, praticamente eravamo vicini di casa nello stesso quartiere di Roma.

Purtroppo è scomparso qualche anno fa. Ma il suo libro resta. E considero, una volta di più, assolutamente necessario e moralmente giusto averlo nella propria biblioteca.





Recensione a cura di Evandro Detti


Storia di un’avventura. Dalla trasvolata atlantica ai cieli della Cina.

Il mio idroscalo (Orbetello)

Il mio idroscalo copertinatitolo: Il mio idroscalo (Orbetello)

autore: Michele Addonisio

editore: Effigi

anno di pubblicazione: 2016

ISBN: 978-88-6433-632-9

pagine: 304




L’idroscalo di Orbetello, situato in un luogo già di per sé straordinario, o meglio, unico (basta andare su Google Maps e dargli un’occhiata dall’alto), è stato teatro di eventi storici di importanza mondiale. Da qui sono partite le grandi crociere atlantiche di Italo Balbo, ma ancor prima, da Orbetello avevano spiccato il volo le due crociere del Mediterraneo. E sempre su questo idroscalo aveva sede la Scuola di navigazione d’alto mare e perfino una Scuola di volo senza visibilità.

All’epoca si utilizzavano molto gli idrovolanti. Ad Orbetello ce n’erano un gran numero e di diversi tipi. Ma nelle due trasvolate atlantiche fu utilizzato l’ S.55, macchina geniale e straordinariamente valida, che fu venduta alle aviazioni di diversi paesi esteri. Oggi resta un solo esemplare di S.55, in condizioni non molto buone e si trova in Brasile.

S.55 Museo TAM - Jahu
L’unico esemplare di S.55 arrivato sino ai nostri giorni è la versione C esposta presso il Museu TAM, già Museu Asas de um Sonho, sito a São Carlos nello stato federale brasiliano di San Paolo (São Paulo). L’S.55, soprannominato “Jahú” dal suo ultimo proprietario, l’aviatore João Ribeiro de Barros, lo stesso soprannominato “Alcione” dall’asso italiano della prima guerra mondiale Eugenio Casagrande, venne utilizzato per compiere la trasvolata atlantica del Sud Atlantico nel 1927 (testo e foto prelevate da https://it.wikipedia.org/wiki/Savoia-Marchetti_S.55)

Purtroppo l’Italia non ha mai avuto la mentalità di salvaguardare la propria storia. Non si è mai pensato di salvare qualche esemplare di aereo, da riporre in un museo, per tramandare ai posteri il prodotto della genialità italica e del progresso tecnologico del nostro paese, che pure, in un certo periodo storico, aveva raggiunto livelli elevatissimi. Peccato. Ma questa è la realtà.

Il periodo storico suddetto coincide sfortunatamente con il ventennio fascista, che per ragioni comprensibili si tende a voler dimenticare e così si dimentica la propria storia. E non solo. Ma sarebbe opportuno imparare a riconoscere e separare la propria storia dalle vicende di un partito politico, saper distinguere bene il popolo dal governo che si ritrova.

Il mio idroscalo copertina
La copertina del volume che ritrae il Savoia Marchetti S.55, il glorioso idrovolante che fu protagonista di trasvolate memorabili

Se non avessimo confuso concetti tanto diversi, oggi potremmo ammirare i maestosi idrovolanti impiegati da Italo Balbo, magari collocati in un bel museo situato proprio nell’idroscalo di Orbetello. Invece abbiamo lasciato scomparire gli aerei. E anche l’idroscalo.

Sono nato a Manciano, a pochi chilometri da Orbetello e ho sempre sentito parlare di un sito dove l’Aeronautica Militare ancora aveva sede, ma ogni volta che passavo da quelle parti vedevo soltanto qualche cartello che indicava un’area militare. E basta. Oltre le recinzioni si intravedeva qualche palazzina fatiscente, erba alta e muri cadenti. Per decenni non ho sentito altro che vaghe voci di popolo parlare di aeroporto, ma l’aeroporto non c’era. A quel tempo prestavo servizio in Aeronautica, ma della sede di Orbetello non sapevo quasi nulla. Solo di recente, quando mi sono appassionato alla storia della nostra aviazione, ho scoperto un mondo nascosto, fatto di avvenimenti gloriosi ed eroici, che nulla avrebbe da invidiare alle altre aviazioni estere. Anzi.

Crociera aerea atlantica
La locandina che visualizza l’itinerario della Crociera aerea Atlantica (dal sito: http://www.solomostre.com/mostre/genova-mostra-aviazione-aeropittura. Riporta l’apertura della mostra: “Da d’Annunzio all’aeropittura. Arte e aviazione in Italia dalla Grande Guerra agli anni Trenta” tenutasi a Genova nel 2014)

Mentre cresceva in me la conoscenza della nostra storia, cresceva ancor più l’interesse e la voglia di conoscere di più. Ho comprato tanti libri. E qualcuno l’ho anche scritto. Ogni tanto mi capita sotto mano qualche nuovo libro interessante, magari edito da poco tempo e lo compro subito. Poi lo leggo. E magari vi trovo qualche spunto per una nuova ricerca, in un’altra direzione. Giorni fa, in una libreria di Orbetello, ho visto un libro esposto in vetrina. Il titolo, “Il mio idroscalo”, mi ha subito incuriosito e sono entrato ad acquistarlo.

Il libro è molto bello. Ben fatto, perfettamente impaginato. Le duecentonovantotto pagine che lo compongono (più altre, indice etc.), tracciano molteplici aspetti che riguardano la storia dell’idroscalo di Orbetello.

L’autore, architetto, pubblica moltissime piantine della città attraverso i secoli fino ad oggi e, sinceramente, mi ha sorpreso venire a conoscenza di quanta storia sia passata per questi luoghi. Di quanto sia stata importante la città di Orbetello, con le sue lagune, già in epoca etrusca e poi romana.

Il libro contiene anche un notevole numero di fotografie, tutte interessantissime, alcune già viste, ma altre inedite. Il padre dell’autore, come dice lui stesso, “volava” da queste parti, con un idrovolante CANT-Z506 Airone. Infatti, molte delle foto sono di proprietà dell’autore. Una di queste foto ritrae un gruppo di piloti di una delle prime due crociere, quelle del Mediterraneo. Tra di loro c’era sicuramente Cesare Carra, che ha partecipato, con un S.55, ad entrambe. Di lui ho scritto una biografia pubblicata dall’editore IBN. La foto è bellissima e costituisce un documento importantissimo e raro. Ma la qualità delle pellicole dell’epoca non consentono di riconoscere tutte le persone ritratte. Carra è senz’altro uno del gruppo, anche se, purtroppo, non saprei dire quale.

Per me che ho scritto la sua biografia, è straordinario camminare lungo la laguna, nelle aree dove un tempo tanti piloti eccezionali hanno camminato, hanno vissuto, volato, studiato. Dove si sono imbarcati sul tender per raggiungere gli idrovolanti alla fonda nella laguna, dove sono decollati e sono ammarati in anni di servizio. E sapere che anche Cesare Carra è stato qui. Di tutto questo si sa così poco!

Il mio idroscalo retrocopertina
La retrocopertina del volume dedicato all’idroscalo di Orbetello, luogo ove si consumarono pagine memorabili nella storia dell’aviazione del nostro paese eppure caduto nell’oblio da moltissimi anni.

Era tanto tempo che pensavo all’idroscalo di Orbetello come ad uno scempio della politica italiana. Sentivo e continuo a sentire la necessità del suo recupero, di portare a conoscenza di tutti l’importanza di questo illustre luogo. Vorrei che finalmente si realizzasse un museo, che si recuperasse o si ricostruisse da capo uno o più idrovolanti che tanto hanno volato su questa laguna, su questa città, in questi cieli. E speravo che qualcuno scrivesse una storia adeguata di questo idroscalo. Tante volte ho accarezzato l’idea di mettermi al lavoro e scriverla io stesso. Ora finalmente il libro che aspettavo è stato scritto e pubblicato.

Indubbiamente non basta un libro a coprire tutta la storia. Non basterebbe un’intera biblioteca. In altre parole, c’è spazio per tanti altri libri, magari ci fossero così tanti scrittori a produrli. Ma questo libro ha il pregio di essere piuttosto ben delineato e ricco di documenti e foto. Racconta la storia dell’idroscalo, ma inserita in quella più ampia e articolata della città e dei luoghi limitrofi.

Per chiunque voglia conoscere meglio la storia dell’idroscalo di Orbetello e delle grandi trasvolate di Italo Balbo e dei suoi piloti, ognuno dei quali meriterebbe la pubblicazione di un libro a sé perché quasi tutti sono poi diventati assi o eroi o comunque personaggi di spicco nella storia aeronautica italiana e anche dei suoi specialisti, questo bellissimo libro non può mancare. Va acquistato, letto e poi messo al suo posto d’onore in biblioteca.







Recensione a cura di Evandro Detti

L’amante della guerra

L'amante della guerra copertina bistitolo: L’amante della guerra

autore: John Hersey

editore: Longanesi & C.

anno di pubblicazione: 1969

ISBN: non esistente

pagine: 317




The War Lover” è il titolo originale di questo libro del 1959.

Lo avevo letto da ragazzo e ne conservo una particolare impressione, perché allora non avevo molte conoscenze sulle vicende storiche dell’Europa in guerra e neppure sugli aerei americani e inglesi, da bombardamento e da caccia. Non c’era internet e non avevo accesso alle immagini dell’interno di una Fortezza Volante, per cui non riuscivo ad immaginarmi tutte quelle descrizioni delle operazioni di volo contenute nel libro.

Dafne, invece, la protagonista femminile, me la raffiguravo benissimo, tanto che mi ero quasi innamorato di lei, come se l’avessi conosciuta davvero.

Nell’edizione “Grandi successi in edizioni tascabili” della Longanesi, c’è un errore sulla copertina, del quale all’epoca non mi ero accorto. Anzi, sebbene avessi riletto questo libro in epoche più recenti, solo oggi, con una preparazione diversa, soprattutto in cose aeronautiche, mi salta agli occhi. Una frase, subito sotto il nome dell’autore, dice:

“Il romanzo di un asso della aviazione da caccia, dominato, dalla folle passione di distruggere”.

Lasciamo stare questioni di apostrofo e virgole; chi ha scritto questa frase non sapeva distinguere un caccia da un bombardiere. Il protagonista, infatti, era un asso di certo, ma non della caccia. Infatti pilotava un B 17 Flying Fortress, cioè un pesante bombardiere.

Il libro riguarda un equipaggio di B 17 che arriva in Inghilterra dall’America per prendere parte alle operazioni di bombardamento della Germania. Sin dalle prime pagine conosciamo i membri uno per uno, faticando un po’ a memorizzare i loro nomi.

Il comandante è il capitano, poi promosso maggiore, William Siddlecoff Marrow, detto Buzz. L’amante della guerra è lui e la sua personalità prenderà forma lentamente nelle 317 pagine del libro.

Il secondo pilota, che è anche il narratore, è il tenente Boman, di cui scopriremo il nome di battesimo più tardi, nel corso della lettura, ma fino ad allora sarà chiamato semplicemente Bo, ed anche dopo si chiamerà così.

Questo equipaggio resterà sempre lo stesso e presto impareremo anche i nomi degli altri. Come era consuetudine all’epoca, ogni equipaggio in zona di guerra doveva compiere obbligatoriamente 25 missioni. Poi sarebbe stato sostituito e rimpatriato.

L'amante della guerra - copertina interna
La copertina interna del volume che rende il giusto merito al traduttore, certo Corrado Ricci

L’aereo, che come detto era un B 17, aveva anch’esso un nome, non perché dovesse averlo, ma era uso dargliene uno scelto ad hoc secondo l’estro dell’equipaggio. Perché l’aeroplano e l’equipaggio divenivano un’entità unica ed esprimeva il proprio carattere nell’interazione con gli altri. Il nome della Fortezza fu scelto subito dopo l’arrivo in Inghilterra. Fu battezzato in “The Body”.

Tutta la storia si snoda nel corso delle 25 missioni di bombardamento. Ma parallelamente si svolge anche la vita a terra dei giovani componenti l’equipaggio, sullo sfondo di una Londra e cittadine limitrofe che cercavano di superare l’austerità con feste ed eventi organizzati qua e là ad ogni possibile occasione. Dafne compare nel corso di una di queste feste, tra americani ed inglesi. Lei è inglese, ha appena perduto il proprio fidanzato americano e cerca di dimenticare distraendosi un po’. Così conosce Buzz, ma poi anche Bo e con quest’ultimo nasce una storia.

Buzz, il Comandante Marrow, personaggio complesso e misterioso, resta sullo sfondo di questo rapporto tra Bo e Dafne, ma in qualche caso vi entra con una strana invadenza. La torbida interazione fra questi tre personaggi deriva dal fatto che Dafne, prima della sua relazione con il ragazzo americano perduto in azione, aveva avuto un’altra storia con un altro uomo. Quello era, stranamente, una specie di fotocopia di Buzz. Un tipo di uomo che aveva conosciuto nel profondo ed infine lo aveva, forse, odiato. Ma sicuramente lo aveva anche amato. Bo, dal canto suo, era l’esatto contrario dei due. Bo amava la vita, il volo, le cose belle. E Dafne. Buzz, invece, anche se si vantava di aver tanto successo con le donne, di essere un grande pilota, un asso dell’aviazione, era un povero disadattato dall’oscuro passato. Traspare, senza mai divenire nitido ed evidente, un carattere troppo incline alla negatività. Quel carattere che lo porterà lentamente ad amare, non la vita, la bellezza, le donne, il volo, come sosteneva nelle sue conversazioni sguaiate ed arroganti, ma la distruzione e la guerra. In altre parole, ad amare la morte.

L'amante della guerra - retrocopertina bis
La IV di copertina del libro di John Harsey che contiene, come vuole tradizione, la breve sinossi del romanzo e qualche brevissimo cenno sull’autore

La storia è avvincente. Questa storia sorprende, travolge, stupisce. E alla fine scopriamo di averla capita. Ma quello che più ha sorpreso me non è la storia in sé stessa. Piuttosto riguarda l’accuratezza, l’efficacia della descrizioni dell’ambiente, degli usi e costumi del periodo, delle operazioni di volo.

John Hersey, l’autore, non era un pilota. Era stato in Europa come giornalista, aveva partecipato ad alcuni sbarchi alleati, ma non mi risulta avesse mai fatto parte delle operazioni di volo dei reparti da bombardamento. Invece le sue descrizioni, tutte, specialmente quelle che riguardano il pilotaggio del B 17, sono perfette. I movimenti dell’equipaggio all’interno dell’aereo sono quelli giusti. Deve aver avuto un consulente molto in gamba, un vero pilota di bombardiere, altrimenti non si spiega come abbia potuto descrivere così precisamente la gestione dei motori, del passo delle eliche, le reazioni dell’aereo.

Leggendo questo libro mi sono trovato ad aver fatto parte di loro. E’ sembrato anche a me di aver partecipato alle 25 missioni sull’Europa occupata dai nazisti.

Ad un certo punto Bo, il secondo pilota narratore, viene lasciato a terra in una delle missioni, perché il comandante doveva portare, al suo posto, un altro pilota per valutare l’opportunità di promuoverlo a comandante. Bo descrive il senso di frustrazione che prova, nel veder sfilare il suo aereo insieme a tutti gli altri, mentre si dirigono verso la pista e poi mentre decollano. Lui si va a mettere su una piattaforma sotto la torre di controllo, appoggiato alla ringhiera. Gli equipaggi che gli sfilano davanti lo salutano e lui si sente disperato per non essere con loro. Anche al ritorno degli aerei si ripete la stessa storia. Il senso di desolazione, di esclusione, di profonda ingiustizia è talmente forte da farlo star male. Un trauma dal quale non riesce a riprendersi, se non dopo qualche giorno, ma soprattutto grazie alla dolcezza di Dafne, che gli cura sapientemente le ferite psicologiche.

Ho provato la stessa sensazione durante i Campionati europei di Volo a Vela a Rieti, quando ero uno dei dieci piloti trainatori impegnati a portare in quota la novantina di alianti iscritti alla gara. Il mio aereo aveva avuto un problema tecnico che doveva essere risolto, per cui ero stato costretto a sospendere i voli e a portarlo in officina. Intanto, per quel giorno e anche per quello successivo, il carosello dei traini si svolgeva in pieno davanti a me. Mi ero messo anch’io su una piattaforma sopraelevata, appoggiato ad una ringhiera, a riprendere tutta la giostra dei voli con una telecamera. Oppure stavo in piedi davanti all’hangar dell’officina e gli altri piloti trainatori mi facevano un cenno di saluto nel passarmi davanti. In questo libro ho trovato l’esatta descrizione del mio stato di frustrazione di quei momenti. Gli stessi sentimenti, la stessa disperazione e lo stesso senso di esclusione, che si è allontanato da me soltanto quando ho potuto riprendere il mio posto nella giostra.

L'amante della guerra - copertina
La copertina del libro nella versione “Super Pocket” del volume “L’amante della guerra” pubblicata dalla Longanesi &C quale riedizione del medesimo titolo nei leggendari “Pocket”, i pionieristici volumi tascabili che fecero la fortuna di quella casa editrice

Da questo libro è stato tratto un film che si intitola “Amante di guerra” in italiano, ma presumo che in inglese abbia invece lo stesso esatto titolo, “The War Lover”. Evidentemente, per ragioni di sceneggiatura, non è stato possibile ricalcare nel film esattamente la storia. Ci sono alcune diversità che si notano abbastanza. La più macroscopica è la fine. Il libro e il film finiscono in modo diverso. Dire di più equivarrebbe a rovinare al lettore il piacere della lettura e la visione del film (che si trova nei negozi di libri, settore video). Diciamo solo che in entrambi i casi accade esattamente quello che durante la guerra accadeva molto di frequente. Libro o film, pur nella finzione del racconto, ci portano ugualmente a rivivere qualcosa che troppe volte è accaduto davvero.

Un libro per piloti? Sì e no. I piloti avranno il piacere di leggere una storia di voli senza incappare in quelle storture, inesattezze, falsità che troppo spesso troviamo nella descrizione di qualcosa che proprio i piloti conoscono così bene. Gli altri, anche loro vi troveranno descrizioni tecniche accurate, che non stancano, che danno occasione di imparare qualcosa di particolare, ma sopratutto vi troveranno una storia d’amore. Quella di Dafne e di Bo.

E anche quella di Buzz Marrow per la guerra.







Recensione a cura di Evandro Detti