Uno dei cantanti partecipanti della 38° edizione del Festival della canzone italiana di San Remo fu Rosalino Cellamare con la canzone “Il mondo avrà una grande anima”.
Tranquilli! Non avete sbagliato indirizzo: questo è sempre VOCI DI HANGAR, l’unico sito di letteratura aeronautica italiana inedita e non. Qui si parla sempre di aeroplani, piloti e cielo. Non è cambiato nulla dall’ultima volta che ci avete fatto visita. Tranquilli, davvero …
Ora vi chiederete che c’azzecca la vetrina più prestigiosa della musica leggera del nostro paese con l’aviazione? State sereni, ve lo spiegheremo! Abbiate la compiacenza di leggere tutta la recensione.
Dicevo … il buon Rosalino, in arte RON, nel 1988 decise di calcare il palco del teatro Ariston di San Remo con quella canzone scritta, musicata e interpretata da lui medesimo.
Il brano, in verità, non ebbe un gran risultato in termini di classifica finale (arrivò 21° su 26 concorrenti), complice il fatto che quell’anno c’erano in lizza canzoni del calibro di: “Perdere l’amore” di Massimo Ranieri (che poi vinse), “Mi manchi” del possente Fausto Leali, oppure “Inevitabile follia” di un giovanissimo RAF. Quanti ricordi, vero?
E poi come non citare l’algida Anna Oxa con la splendida “Quando nasce un amore” o i Matia Bazar con “La prima stella della sera”? E la scoppiettante “Andamento lento” di Tullio de Piscopo la ricordate? Quest’ultimo fu il vero grandissimo successo commerciale di quella edizione di San Remo. La sua particolarità fu di avere un lento e inesorabile successo, quasi a scoppio ritardato tanto che un parlamentare dell’epoca coniò il termine “effetto Depiscopiano” in onore del brano in questione.
Ma torniamo a RON.
Anche a livello di ascolti radiofonici, di passaggi televisivi e di vendite “Il mondo avrà una grande anima” non ebbe poi grandi riscontri e, non a caso, non viene annoverata tra le migliori canzoni della notevole produzione canora del cantautore pupillo di Lucio Dalla.
Ciò premesso, ci piace riportare alcuni versi della canzone di Rosalino:
Verrà un giorno che gli aerei voleranno da soli
Faranno rotta dove vogliono loro
E più niente li potrà fermare
Nessun radar li potrà intercettare
Passeranno i confini del mondo
Toccheranno le stelle
Poi li vedremmo planare sul mare sul mare
Sfrecceranno sulle nostre teste così vicino che
Ci dovremmo abbassare
Solo i bambini mettendosi un dito nel naso
Li potranno guidare …
Versi apprezzabili e, per alcuni versi – perdonate il gioco di parole -, addirittura visionari per l’epoca che oggi trovano conferma nella quotidianità giacché i bambini possono effettivamente pilotare i droni con un semplice smartphone e gli aeroplani commerciali possono volare tecnicamente senza piloti (se solo i passeggeri ci salissero). Nondimeno gli attuali velivoli militari sono quasi invisibili ai radar, possono volare attorno il globo senza soluzione di continuità grazie ai rifornimenti in volo e, volendo, potrebbero raggiungere i limiti dell’atmosfera.
Di sicuro nel 1988 nessuno avrebbe mai immaginato che le fantasie sfrenate di un moderno menestrello come RON si sarebbero potute concretizzare, è pur vero che le capacità di intuire il futuro non sono prerogativa solo dei veggenti del calibro dell’enigmatico Nostradamus ma anche degli animi sensibili e recettivi come sono taluni artisti particolarmente dotati. Come RON, appunto.
Ma non vogliamo entrare in un ginepraio metafisico … il merito del cantautore fu semplicemente quello di aver tratto ispirazione da un episodio memorabile avvenuto qualche mese prima nei lontani cieli sovietici, anzi, per raccontarla correttamente, che ebbe come esito finale l’atterraggio di un velivolo nella famigerata Piazza Rossa di Mosca.
Ebbene sì: la sera del 28 maggio 1987 un innocuo Cessna 172 si presentò in finale presso il Bol’šoj Moskvoreckij di Mosca … che non è propriamente un aeroporto bensì un enorme ponte stradale a otto corsie sopra la Moscova (il fiume che attraversa la capitale sovietica) … andò all’atterraggio per poi rullare nei pressi della Cattedrale di San Basilio e arrestò la sua corsa nella piazza del Cremlino. Ai comandi c’era un certo Mathias Rust, giovanotto appena diciannovenne di nazionalità tedesca (allora Germania dell’Ovest o Repubblica Federale tedesca).
L’evento ebbe un effetto impensabile, letteralmente dirompente a tutti i livelli (politici, militari, diplomatici) e a 360 gradi in termini geografici ben oltre l’episodio in se stesso, ivi compreso il pretesto d’ispirazione per il nostro Rosalino.
A questo punto non aggiungeremmo altro al riguardo giacché il racconto di Massimo Conti, grazie a un artificio narrativo, riepiloga in modo mirabile proprio i giorni e le ore di quel volo singolare di Mathias, emulo del ben più celebrato volo transatlantico di Charles Lindbergh.
La ricostruzione storica in “Non rimpiango niente. Atterraggio sulla Piazza Rossa” è dettagliatissima come solo una cronaca giornalistica può essere. Anche il linguaggio è giornalistico e i dettagli minuziosi rivelati sono allo stesso livello: sembra quasi che Massimo Conti sia stato il copilota di Mathias Rust. Insomma quello che leggerete sarà un resoconto giornalistico mascherato sapientemente sotto le mentite spoglie di un racconto a carattere storico-aeronautico che per qualcuno suonerà come una vera e propria novità ma per qualcun altro sarà l’occasione di ricordare quel giorno in cui i giornali e i telegiornali diedero una notizia che aveva dell’incredibile …
La prosa del racconto è assai scorrevole e, benché il testo non sia proprio breve, scorre via con una piacevolezza che fa apprezzare l’impegno profuso dall’autore. La numerosa presenza di nomi di aeroporti e di riferimenti geografici non appesantisce il racconto e anzi innesca nel lettore la voglia di approfondire l’episodio narrato facendo ricorso a quella infinità d’informazioni presenti in rete, compresi i vari video e articoli di giornali dell’epoca, non ultimi quelli più recenti che danno conto della parabola percorsa da Mathias Rust dopo l’impresa compita. Parabola con molti bassi e pochi alti.
A questo punto, per dovere di chiarezza, siamo tenuti a sottolineare che il racconto di Massimo Conti non è giunto finalista della X edizione di RACCONTI TRA LE NUVOLE non fosse altro perché esso ha goduto una valutazione minore da parte della Giuria del premio rispetto agli altri due racconti inviati dall’autore. Coloro che volessero partecipare sono infatti liberi di farlo con un indefinito numero di racconti a tema aeronautico, tuttavia solo uno – il migliore fra tutti loro – partecipa alla valutazione finale che poi decreta il vincitore e la classifica. Dunque a “Non rimpiango niente. Atterraggio della Piazza Rossa” la Giuria ha preferito il racconto: “Scende uva passa dal cielo” classificatosi poi in terza posizione e vincitore del premio speciale VR MEDICAL. Niente male, non trovate?
Inoltre, in un clima di confidenze, vi sveleremo un altro piccolo retroscena legato a questo racconto e al Premio: nella sua stesura originaria, la partecipazione di questo racconto alla X edizione del premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE era stata negata dalla Segreteria del Premio in quanto non conforme ai requisiti del regolamento in fatto di formula narrativa. Al Premio, che si chiama – non a caso – RACCONTI TRA LE NUVOLE, possono infatti partecipare solo racconti, appunto. Non testi giornalistici. Ebbene a Massimo Conti dobbiamo riconoscere il merito, oltre ad aver avuto l’intuizione di trattare un episodio ormai perso nelle pieghe della storia recente, di aver avuto il buon senso (nonché l’umiltà) di rielaborare il testo e presentarne una seconda versione stavolta conforme … col risultato che ora siamo qui a parlarne!
Grazie, Massimo.
Narrativa / Lungo
Inedito
Ha partecipato alla X edizione del Premio letterario “Racconti tra le nuvole” – 2022
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