titolo: Andrà bene di sicuro
autore: Alessandro Soldati
editore: Il ponte vecchio
anno di pubblicazione: aprile 2014
ISBN versione cartacea: 978-8865413913
Non poteva avere titolo più benaugurale il romanzo di esordio di Alessandro Soldati edito nel 2014 dalla Società Editrice “Il Ponte Vecchio” di Cesena, anche se, in verità, non ci è dato sapere se questo volume di 261 pagine, estremamente curato nell’allestimento grafico e tipografico, abbia riscosso un rilevante successo di vendite o goda del totale apprezzamento dei lettori che lo hanno acquistato … tuttavia possiamo rivelare che a noi è piaciuto – e molto anche – benché stalli improvvisi e virate non coordinate (tanto per rimanere in tema aeronautico) contraddistinguano questo volo letterario. Ma andiamo con ordine: anzitutto la trama.
Sanzio Ottaviani è un tardo adolescente diciottenne che ancora non sa cosa vuol fare da grande. Il classico diplomato giuggiolone, momentaneamente occupato (non senza grandi sofferenze) presso il mobilificio dove già suo nonno ha lavorato e tuttora suo padre lavora con grande entusiasmo. Il babbo e il nonno, non certo Sanzio.
Lui invece, attorniato da una frotta di amici e di amiche, è un vero buontempone perdigiorno dalla mente arguta che trascorre le sue giornate tra il bar del paese, il mobilificio, le balere della zona e, nelle ore dei pasti, alla tavola dei suoi genitori.
Questo fino a quando, non si imbatterà in un provocatorio cartello pubblicitario affisso sul muro antistante il bar ARCI-Casa del popolo che riporta l’esortazione:
VIVI IL CIELO DA PROTAGONISTA.
Ebbene, in quel preciso istante la sua esistenza cambierà completamente perché verrà folgorato dall’idea di arruolarsi in Accademia Aeronautica e diventare dunque pilota militare.
Ed è proprio da quell’istante che prende davvero avvio il romanzo perché è quello il perno principale su cui ruota la sua idea di base.
In realtà esso si sviluppa su due piani narrativi che si sovrappongono e si attorcigliano anche in termini temporali sicché, oltre alla vicenda principale di cui sopra, incontriamo all’inizio del libro due sedicenti piloti italiani impegnati in una missione di foto-ricognizione durante la guerra nei Balcani mentre al termine del volume, dopo essere incappati in alcuni flash che ci aggiornano circa l’evoluzione della missione, ecco giungere l’epilogo con la voce narrante di Andrea, il grande amico di Sanzio, al quale l’autore affida l’ingrato compito di chiudere le due trame fin lì tessute.
I personaggi.
Escluso Sanzio quale indiscusso personaggio protagonista, gli altri si possono considerare alla pari, ossia ritratti con pennellate e caratterizzazioni che costituiscono una buona parte del successo di questo romanzo. Sono personaggi naif, improbabili eppure verosimili che – ne siamo certi – si possono incontrare anche oggi nei tanti bar della profonda provincia emiliana. Che dire? … spassosissimi, grotteschi, surreali, vere perle di narrativa seminate tra le pieghe delle pagine di questo romanzo. Sembrano usciti dalla macchina da ripresa di Pupi Avati nel film “Gli amici del bar Margherita”, altri ancora somigliano a quelli capitanati da Claudio Bisio nella pellicola “Bar Sport”, versione cinematografica dell’omonimo romanzo di Stefano Benni. Forse appaiono figure stereotipate e, se vogliamo, estremizzate … ma non stentiamo a credere che abbiano popolato realmente la vita dell’autore.
Ambientazione.
La maggior parte delle azioni si svolgono nel paese natale di Sanzio – non meglio precisato, ma supponiamo essere il medesimo dell’autore, ossia San Mauro Pascoli in provincia di Cesena – con puntate a Firenze, Latina, Cervia e, ovviamente i cieli della Bosnia.
Merita una nota a parte l’esperienza traumatica di Sanzio a Napoli: un vero numero da cabaret!
Per quanto riguarda le date non c’è un’indicazione precisa ma supponiamo che le vicende narrate si svolgano a cavallo degli anni ’80-’90.
I contenuti
Anche se il romanzo apparirà in diversi punti alquanto ridanciano, vezzoso e tragicomico, in realtà si tratta di un testo che contiene diversi “pezzi” di spessore tanto da renderlo ricco di contenuti assolutamente pregevoli oltre che assai divertente.
Tra tutti il racconto – purtroppo di ordinaria quotidianità – di come un’azienda assai prospera, seppure gestita con metodi apparentemente antiquati ma funzionali (il semianalfabeta anziano padre), possa essere annientata nel giro di poco tempo dal nuovo management (il quarantenne figliolo laureato in gestione aziendale con tanto di master). Oppure considerazioni alquanto amare circa la gerarchia militare, il falso pacifismo, i militari in quanto portatori di divisa.
D’altra parte l’autore lo dichiara con chiarezza nella prefazione:
“Quello che hai in mano non è un romanzo sugli aeroplani e sugli aviatori che ci stanno dentro. […] Io ho preferito raccontare coloro che stanno “dentro” gli aviatori. […] Siccome si parla di persone, alla fine, in questo mio cimento letterario si ride, si piange, si scherza, si fa sul serio parecchie volte, si sbagliano giudizi e si prendono persino cantonate.
Cos’altro aggiungere?
Giudizio globale.
Il romanzo è così intriso di ironia che si legge che è un piacere seppure, nelle prime pagine, stenti molto a decollare (sempre rimanendo in tema aeronautico). Per essere sinceri, giunti alla terza pagina, ci siamo visti costretti a compiere il gesto più catastrofico – per l’autore, s’intende – di cui abbia facoltà un lettore: saltare a piè pari l’intero capitolo (quello stampato in corsivo con la missione di foto-ricognizione). Ciò nella speranza che il successivo fosse meritevole di essere letto. E così è stato: la frase VIVI IL CIELO DA PROTAGONISTA ha schiuso a noi un altro romanzo, dallo stile completamente diverso, una narrazione fluida e piacevole, una storia accattivante che alla seconda pagina ci ha strappato il sorriso e che ci ha ben disposto per tutte le successive. Noi come qualsiasi altro generico lettore.
Ma se non avessimo compiuto quell’atto di buona volontà? … in quelle misere tre pagine si sarebbe compiuto il tremendo destino di Andrà bene di sicuro: una libreria polverosa dalla quale difficilmente sarebbe stato riesumato per una seconda lettura. Con grave danno per l’autore ma anche per noi lettori che ci saremmo privati di un così bel romanzo.
A questo punto viene da chiedersi: perché? Possibile che il buon Alessandro Soldati non abbia mai frequentato un straccio di corso di scrittura creativa? Possibile che il suo editore, il correttore di bozze, gli amici cui ha fatto leggere il manoscritto non abbiano avuto il coraggio di svelargli che l’inizio della sua opera è lento, pesante, criptico? E sì che anche i manuali più improbabili che insegnano a scrivere un romanzo esortano furbescamente a elaborare un inizio scoppiettante, accattivante al punto da catalizzare la curiosità del lettore affinché legga il romanzo, pagina dopo pagina, fino alla fine. Le prime tre pagine – per essere chiari – sono quelle che decidono le sorti di un’opera letteraria. E’ una sacra regola della narrativa.
Certamente non si può pretendere che il nostro fido autore sia edotto circa la fine arte scrittoria – in fin dei conti è al suo romanzo di esordio e qualche sbavatura gli va perdonata – tuttavia, rimanendo sempre in ambito aeronautico, qualunque pilota sa che un buon volo comincia da un ottimo decollo, dunque perché mai un ottimo pilota – come sappiamo essere Alessandro – è decollato in modo così stentato? … insomma: un terribile errore di strategia che da un autore avvezzo a manovre di attacco e contromisure non ci saremmo mai aspettati.
Tornando invece al concetto di romanzo di esordio, ebbene: Andrà bene di sicuro rispetta in pieno il dogma della narrativa secondo il quale il primo romanzo di un autore è sicuramente ad alto contenuto autobiografico. In questo niente di male, per carità, tuttavia, archiviato il successo dell’ottimo esordio, ecco la vera sfida: riuscirà il nostro autore a ripetersi in un secondo romanzo e poi in un terzo e così via? … noi glielo auguriamo di tutto cuore perché il suo stile ironico ci affascina e ci rallegra l’animo, i suoi personaggi macchiettistici ci rendono più fiducosi nei confronti dell’umanità e le sue storie, anche se attraversano per metà il mondo del volo – militare, per inciso – mostrano aspetti che generalmente sfuggono ai più mentre per l’altra metà descrivono persone comuni che vivono marginalmente il mondo del volo.
Un altro aspetto che ci è saltato agli occhi – e non siamo certo dei puristi della grammatica – è l’uso intensivo delle maiuscole praticato dall’autore. Forse a noi sfugge il recondito significato ma, ad esempio, nel periodo: “Sì, l’Assicurazione! Adesso un Aereo da Guerra ha l’Assicurazione, secondo te?” ci sembrano presenti un po’ troppe maiuscole. Specie perché già Maiuscolo – e notare che lo scriviamo con convinzione con la lettera maiuscola – è lo scambio di battute che avviene sull’argomento … quello ci basta e ci avanza! Alessandro, per pietà, ci potresti svelare l’arcano?
Ad ogni modo siamo di fronte a un libro-capolavoro che farà impallidire autori professionisti e già famosi, uno dei migliori pubblicati nel nostro paese negli ultimi anni, seppure in un settore – quello aeronautico – che rimane (purtroppo) di nicchia.
Un romanzo che “deve” avere un seguito. E aggiungo: se fossi l’editore di Alessandro gli darei il tormento affinché si dedichi più assiduamente alla scrittura anziché ad altre attività che esulano il suo amato lavoro – perché ne siamo certi che l’autore ami davvero il suo lavoro di pilota – a beneficio dei suoi tanti lettori.
Tornando a “Andrà bene di sicuro”, siamo convinti fermamente che siamo di fronte a uno dei pochi volumi da acquistare senza indugio alcuno, leggere e prestare agli amici suggerendo loro – come noi lo suggeriamo – di guardarsi intorno altrimenti rischiate di essere scambiati per pazzi scatenati quando vi metterete a ridere a crepapelle o vi butterete in terra a torcervi da risa incontrollabili.
Qui giunti, dopo aver sproloquiato in lungo e largo su questo libro nel tentativo maldestro di convincervi a “farlo vostro”, non ci resta che chiudere con la frase finale che ne giustifica la sua lettura e che ne condensa in poche battute tutta la sua essenza. Dunque il protagonista si rivolge ai suoi allievi al termine del loro addestramento dicendo loro:
“Da questo momento vi dichiaro incapaci di fare puttanate, perciò andate per il mondo e, quando dovrete prendere decisioni cruciali, ebbene, a quel punto, fate un po’ come cazzo vi pare. ANDRA’ BENE di SICURO!”
Recensione a cura della Redazione di VOCI DI HANGAR
In un cielo di guai
In un cielo di guai - bis
In un cielo di Guai - ter