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In Italia il restauro e la rimessa in efficienza di aeroplani storici è un’impresa titanica, burocrazia farraginosa, costi elevatissimi di carburante, pezzi di ricambio e hangaraggio inducono solo un ridottissimo numero di “coraggiosi” a intraprendere l’avventura del restauro e della gestione di un “heavy metal warbirds”. Quasi una sfida quindi è stata la costituzione dell’H.A.G., Historical Aircraft Group, una scommessa fra cinque amici che con differenti back ground coltivano una passione comune per gli aerei d’epoca. Cinque amici, cinque diverse realtà che vanno dall’imprenditore al pilota commerciale, dal controllore del traffico aereo al tecnico progettista passando per l’avvocato, legati dalla voglia di volare macchine con parecchi compleanni sulle spalle, magari dimenticati in un hangar o smontati in qualche magazzino. Abbandonata in partenza l’idea di acquisire un warbirds di elevate prestazioni per i motivi citati poc’anzi oltre che per il costo improponibile di acquisto, ci siamo indirizzati sugli aerei leggeri da addestramento e da osservazione, i cosiddetti “L birds”, macchine comunque interessanti dal punto di vista storico e semplici da gestire e da mantenere, ed è proprio con questa politica che nell’arco di due anni l’Associazione ha acquistato un interessante numero di macchine: uno stinson L5 (I-AEEP), un Avia FL3 (I-DODO), un Macchi MB308 (I-BIOT), un aliante Aerometro M100 (I-SETA). Per la cronaca l’appellativo “L birds” viene utilizzato per indicare i piccoli aerei da osservazione e collegamento (Liaison plane) impiegati dall’esercito degli Stati Uniti a partire dalla seconda guerra mondiale fino al conflitto del Vietnam, i più famosi capostipiti di questa famiglia furono il Piper Cub L4 “grassopper” e lo Stinson L5 “sentinel” seguiti poi negli anni dai Piper L18 e L21 e dal Cessna L19 “Bird Dog”, alcuni di noi già utilizzano questo tipo di macchine nell’uso del traino alianti, volando il Cessa L19 dell’Aeroclub Prealpi Venete e gli Stinson L5 dell’Aerclub Volovelistico di Ferrara. Con queste macchine prive di armamento i cosiddetti Forward Air Controller fornivano indicazioni di tiro e puntamento ai reparti di artiglieria e segnalavano per mezzo di razzi fumogeni le posizioni degli obbiettivi ai bombardieri tattici, tutto questo volando a filo degli alberi a 80 nodi e sotto al fuoco nemico. Casualmente Giorgio Bonato, il presidente dell’H.A.G., trovò dimenticato in un hangar dell’aeroclub di Torino uno Stinson L5 una volta utilizzato per il traino alianti, l’I-AEEP. Ricoperto da quattro dita di polvere e con un’ala malconcia a ricordo di un brutto atterraggio con il vento al traverso, l’aspetto della macchina non era certo invitante, ma un più attento e approfondito esame rivelò che nel complesso le condizioni erano buone, tra l’altro manteneva ancora il motore originale Lycoming O-435 da 180 HP e non il potenziato Lycoming O-540 da 235HP, il che ne faceva una base di partenza perfetta per il nostro progetto di restauro. La rimessa in efficienza di un aeroplano storico è un operazione complessa e impegnativa sotto tutti i punti di vista, organizzativi, logistici, burocratici ed economici, un’errata valutazione di uno qualsiasi di questi aspetti può pregiudicare notevolmente il restauro, allungando anche di parecchi mesi il traguardo finale, il primo volo! Da questo lato l’affiatamento di ognuno di noi, ha avvantaggiato il gruppo nel superare le inevitabili difficoltà. Allo smontaggio completo della cellula, che ricordiamo essere costituita da una fusoliera in tubi saldati rivestita in tela e dalle ali in legno, ha seguito una pulitura totale di tutti i componenti e il loro stoccaggio. Dopo una verifica delle saldature sui punti critici di sforzo la fusoliera è stata sverniciata e ridipinta nell’originale Interior Green e successivamente rintelata, contemporaneamente il lavoro si è svolto sulle ali che stelate e ripulite in maniera puntigliosa, sono state verificate attentamente in tutti gli incollaggi. L’estremità alare sinistra , a seguito di una imbardata in atterraggio era stata notevolmente danneggiata, ciò a richiesto un attento lavoro di riparazione e ricostruzione, fortunatamente nello Stinson L5 prevedendo possibili imbardate, il progettista ha strutturato la tip alare come un pezzo a se stante, in modo che eventuali contatti con il terreno non danneggiassero anche il longherone, come ad esempio nel Piper Cub che arriva fino all’estremità alare. Il motore è stato completamente revisionato dalla officina David, che lo a riportato a 0 ore, e si prevede che il primo volo avverrà nella prossima primavera. Parallelamente al lavoro pratico sulla macchina è stata avviata una ricerca storica per conoscere l’identità dell’aeroplano, come tutti gli L5 italiani anche il nostro “EP” presto servizio nell’US ARMY. Dopo essere stati intensamente utilizzati su tutti i fronti di battaglia gli L5 e gli L4 vennero raggruppati sull’aeroporto di …….. in Germania per essere successivamente ridistribuiti in vari paesi europei. In Italia furono destinati 40 L5 sia nella versione da osservazione sia in quella di aeroambulanza, il cosiddetto “barellato”, e furono presi in carico dalla neo costituita Aeronautica Militare Italiana che li utilizzò inizialmente come addestratori basici, poi come collegamenti fra le varie basi, durante questo periodo gli L5 subirono numerose modifiche, sia agli impianti che alla struttura per adattarli alle nuove esigenze. L’evoluzione tecnica di quegli anni rese ben presto l’L5 non all’altezza di una forza armata moderna, e l’A.M.I. li rassegnò agli Aeroclub, cominciò quindi una nuova carriera senza le stellette per questi infaticabili aeroplani, dimostrando se ancora ce ne fosse bisogno la longevità e la bontà del progetto, dopo quarant’anni li ritroviamo ancora in prima fila, questa volta nel ruolo non facile di trainatori, attività non certo rilassante per un mezzo con sessanta primavere sulle spalle! Generalmente all’interno dell’abitacolo sulla prima centina dell’ala, dovrebbe essere presente una targhetta metallica con riportata l’identità e i dati costruttivi con il serial number della ditta, purtroppo nell’”EP” questa informazione essenziale non è presente, asportata in qualche precedente restauro, e la mancanza di ulteriori validi indizi sul resto della struttura rendono impossibile l’accertamento dell’identità della macchina durante il servizio con l’US ARMY, sfortunatamente non si conosce l’esistenza di tabelle che rapportino la Matricola Militare assegnata dall’A.M.I. con la precedente matricola americana. Alla luce di questa realtà, l’H.A.G. ha deciso di riprodurre un aeroplano in uso all’88th Divisione di fanteria americana, che ha combattuto valorosamente su tutto il fronte italiano, da Monte Cassino alla Linea Gotica e alla fine del conflitto rimase per qualche anno in Friuli Venezia Giulia per supervisionare ai fatti di Trieste, gli L5 aggregati del 337° field art.Batt. operarono intensamente dall’aeroporto di Gorizia e dal campo di Prosecco, lasciando tutt’oggi un vivo ricordo nelle popolazioni di quei luoghi. La scoperta di bellissime foto relative a questo periodo ci hanno fatto individuare una macchina interessante, sarebbe bello scoprire anche il nome del pilota …la ricerca continua!


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§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§


Andrea Rossetto

Cavalieri impavidi

Guerrieri impavidi di una guerra contro noi stessi, ci raggruppiamo, ordinatamente, come branco per una migrazione. Concentrati attendiamo il nostro destino, anonimi interpreti di una avventura straordinaria. Spalla a spalla vinciamo le nostre paure protetti dal ventre possente del nostro aeroplano. Silenziosi durante l’attesa, trepidanti quando la luce irrompe sui nostri volti, uno a uno ci alziamo decisi, consapevoli dello straordinario momento. Fragore assordante nelle nostre orecchie, silenzio irreale nelle nostre menti, sensazioni sconosciute, esperienze di nuova vita. L’eterno attimo è giunto! Uno a uno, fulminei, ci schiudiamo nell’indaco del cielo assaporando increduli la grandiosità del nostro atto, dolcemente ci culliamo nel vento verso la terra che ci ha creato, noi angeli nell’infinito.

LIVORNO 6 NOVEMBRE 1996


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Andrea Rossetto

HAG

raisen zeroNo, HAG, non è il nome di una notissima marca di caffè decaffeinato, bensì un gruppo affiatato di amici accomunati da una morbosa passione. Quale? Beh, se proprio volete saperlo … allora vi occorrerà leggere il piacevole testo di taglio squisitamente giornalistico che ci ha regalato Andrea Rossetto, uno dei membri dell’HAG, per l’appunto. Fate però attenzione …. chissà che non scoppi anche voi la morbosa passione che affligge i ragazzi dell’HAG!? Se questo accadesse … non prendetevela con il caffè.


Testo giornalistico / Medio-Breve Inedito, in esclusiva assoluta per “Voci di di hangar”

Cavalieri impavidi

aereo stealthCosa prova un pilota nei momenti che precedono il decollo? Quali pensieri imperversano nella sua mente, quali sensazioni giungono violente ai suoi sensi? E’ ciò che troverete nei versi di questa poesia, assai singolare, ve lo anticipiamo. Perché con grande carica poetica eppure con una prosa asciutta che non si lascia andare a sdolcinatezze né ad espressioni retoriche affronta un tema assai affascinante: l’animo dell’uomo-pilota. Breve ma efficace, espressiva quanto semplice nella formula poetica.


Poesia / Medio-breve Inedito In esclusiva per “Voci di hangar”.

Andrea Rossetto

aeroplano con occhiMi presento, sono Andrea Rossetto e sono nato nella splendida Padova nel 1975. Probabilmente come te che stai leggendo, il mio DNA è irrimediabilmente intaccato dalla passione del volo, che si è manifestata in maniera importante sin dalla tenera età. Non sono un cosiddetto “figlio d’arte”, i miei genitori svolgono due professioni molto lontane dal mondo aeronautico, ma mio padre, involontariamente penso, ha accresciuto in me questa voglia di vivere tra le nuvole. Ex paracadutista militare e appassionato di montagna e di vita all’aria aperta, nelle nostre biciclettate o escursioni vi era sempre una parentesi “volante”, dai meeting locali con gli ultraleggeri e le mongolfiere agli airshow militari con i mostri delle varie aviazioni.

A 15 anni decisi di trasferirmi a Forli per frequentare l’Istituto Tecnico Aeronautico Statale, non fu semplice, lontano da casa, dagli amici, dagli affetti, ma la voglia di realizzarmi e la possibilità di conseguire gratuitamente il brevetto di Pilota Privato mi hanno tenuto sui libri. Non dimenticherò mai il giorno del mio primo volo da solista il 23 marzo 1994, con il mio istruttore, espertissimo ex centoquattrista in visibile commozione, per me la gioia più grande!

Alla fine della 5ª dopo svariati viaggi a Napoli per le varie prove selettive per l’Accademia Aeronautica (corso Sparviero IV°) la grande delusione, la matematica mi aveva fregato un’altra volta, all’ultimo esame le lacune di sempre hanno infranto i sogni di un ragazzo.

Diplomato, fra vari concorsi e periodi lavorativi come elettricista e muratore partii per il servizio di leva, Brigata “FOLGORE”, alla visita dei “tre giorni” avevo espresso questo desiderio, e il distretto militare non se l’era fatto ripetere due volte. L’arruolamento nei paracadutisti mi ha proiettato in un mondo nuovo, ma al tempo stesso “amico” ed entusiasmante che mi ha temprato nel corpo e nello spirito, non per idiozie sui superuomini o balle di questo tipo, ma sul significato profondo di patria, onore, responsabilità, sacrificio, spirito di corpo, che mi hanno reso sicuramente un uomo migliore. L’esperienza del primo lancio per un paracadutista militare è il coronamento di un periodo durissimo e rappresenta per le emozioni che sa dare un nirvana dei sensi, per me era ripercorrere le orme di mio padre e riportare nuovamente in casa mia dopo trent’anni il basco amaranto.

Dopo otto mesi di avventura, l’Aeronautica mi comunica che sono vincitore del concorso per Allievi Ufficiali di Complemento, mi presento a Firenze in divisa da parà pronto per tre mesi di formalismo e regole severe, roba da poco rispetto a quello che già avevo affrontato. Durante questo periodo supero le selezioni come Controllore del Traffico Aereo, vero motivo per il quale avevo tentato questo concorso. Con i gradi da Sottotenente ci presentiamo in venti alla base aerea di Pratica di Mare a Roma per frequentare il 216° corso Torre Avvicinamento, tre mesi di full immersion di inglese seguiti da sei mesi di manuali di teoria a memoria e prove pratiche al simulatore con l’incognita destinazioni che incombeva sul groppone! Studiare è stato un po’ difficile visto che ci rombavano tutto il giorno sopra le teste gli aerei del Reparto Sperimentale Volo mentre provavano le loro esibizioni, ma alla fine i nove mesi sono passati e il toto destinazioni mi ha visto assegnato al glorioso 51° Stormo di Istrana.

I primi tre mesi del 1998 mi sono impegnato nella non facile abilitazione in Torre di controllo; come in tutti i reparti operativi in Torre ci si divertiva, la diversità di mezzi che vi operavano rendevano il compito del Controllore veramente interessante, si andava dai Siai 208 e gli MB339 della Squadriglia Collegamenti agli AMX del 103° gruppo e 132° gruppo poi, e i 104 del 22° gruppo sciolto purtroppo nell’ottobre del 1998, senza dimenticare gli elicotteri BH12 della Squadriglia Soccorso. Ospiti del distaccamento NATO i Jaguar e i Mirage 2000 dell’Armeè de l’Air francese impegnati nelle missioni in Kossovo e in Bosnia, che ammontarono nel periodo di punta del conflitto a circa 40 velivoli. Insomma quando cominciava la giornata non ci si poteva certo annoiare. Per me lavorare a Istrana ha rappresentato oltre che l’onore di far parte di un gruppo di persone capaci e professionali di uno dei reparti più blasonati dell’A.M.I., il vivere “da dentro” una realtà che avevo sempre immaginato con tanta curiosità quando sin da bambino aspettavo ore sul finale della pista per veder atterrare o decollare qualche aeroplano.

Nel 1999 vista la difficoltà di vincere il concorso per rimanere in Servizio permanente effettivo, conclusi la parentesi militare ed entrai nell’Ente Nazionale di Assistenza al Volo, E.N.A.V., il provider dei servizi al traffico aereo in Italia. Il potenziamento del Centro di Controllo di Abano Terme e l’assegnazione massiccia di nuovo personale fecero si che mi assegnarono a due passi da casa, altri studi , altri corsi a Roma e a Padova ed ora dopo 5 anni al C.R.A.V. di Padova mi trovo qualificato Controllore Radar di Regione e svolgo un lavoro che nonostante le molte preoccupazioni dovute alla grande responsabilità, mi da enormi soddisfazioni e voglia di guardare sempre avanti.

Nel mio tempo libero, quando la vita familiare me lo consente, prendo l’aereo e vado a rilassarmi da qualche parte nel cielo, per diletto inoltre svolgo attività di traino alianti all’Aeroclub Prealpi Venete a Thiene e all’Aeroclub Volovelistico Ferrarese.

La passione per la scrittura e le poesie si è sviluppata durante le scuole superiori, merito forse della mia insegnante di italiano, da allora ho scritto una quindicina di poesie, quasi tutte dedicate alla mia compagna di vita, Cristina, e recentemente ho anche collaborato con alcune riviste del settore aeronautico.

Per inviare impressioni, minacce ed improperie all’autore:

mekongmauler (chiocciola) libero.it


Nel sito sono ospitati le seguenti composizioni:

 


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