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Fuori Campo

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Lorenzo è in volo nei pressi di Spoleto e sta pilotando un aliante monoposto in un cielo limpidissimo di piena estate; è tardo pomeriggio, i cumuli si sono dissolti, la quota in costante, inesorabile diminuzione, nessun refolo di vento o una provvidenziale ascendenza: ormai tutto lascia presagire un inevitabile fuori campo.

Ma cos’è il fuori campo?

Questa espressione gergale, che suonerà piuttosto vaga ai più e  per qualcuno addirittura inquietante, è tipica del mondo del volo a vela e sta ad indicare semplicemente l’atterraggio di un aliante in un prato (coltivato e non) sgombro di ostacoli e sufficientemente lungo. Comunque diverso da un aeroporto o da un’aviosuperficie. A volte il campo si può ridurre anche ad una minuscola radura, un pendio o una semplice strisciata di terra all’incirca pianeggiante. Alla disperata può andar bene anche un lago o la cima degli alberi.

Questo in teoria, in pratica si tratta di atterrare su un terreno in cui, dall’alto, non si può essere certi dell’assenza di potenziali insidie come: fossetti di drenaggio, tubi di irrigazione, zolle, recinzioni, sassi, o buche. Nella pratica abituale il tutto si traduce in un atterraggio corto, nell’attendere la squadra di recupero, smontare l’aliante, collocarlo un carrello da trasporto stradale, offrire una ricca cena agli intervenuti e riportare tutto e tutti presso l’aeroporto di partenza. Talvolta l’aliante riporta dei danni e molto, molto di rado il pilota.

In effetti il fuori campo non è un evento raro per chi pratica il volo a vela e benché non sia una vera e propria emergenza né un dramma di indicibile portata, sicuramente il primo fuori campo costituisce un momento di passaggio nel corso della lunga “carriera” del volovelista. Certo è che lo sottopone ad un impegno e ad uno sforzo di concentrazione difficilmente eguagliabili in cui egli deve dare il meglio di sé. E’ il momento in cui deve ritrovare sé stesso, in cui deve mettere a buon fine ciò che ha imparato durante il corso di pilotaggio e raccolto in termini di esperienze di volo. E non solo: carattere, forza d’animo, serenità interiore, autostima, fortuna, ebbene tutto contribuisce al buon esito dell’atterraggio.

Quasi sempre i minuti che intercorrono tra la decisione di atterrare in quel determinato campo e l’effettivo contatto con il terreno sono una Fuori Campo - Antonio Colombi - IV di copertinamanciata, tuttavia sono sufficienti al pilota per riavvolgere il nastro di un’intera esistenza e vederla scorrere velocemente, a ritroso, davanti ai propri occhi.

E’ dunque questo il pretesto narrativo mediante il quale conosciamo Lorenzo: romano, laureato in geografia, professione fotorepoter freelence, giramondo, inquilino occasionale di una casa vuota, single suo malgrado. E’ grazie a questo caleidoscopio della memoria di Lorenzo che lo incontriamo all’inizio del libro, in compagnia del babbo, sul balcone della casa dell’infanzia, intento ad osservare degli aeroplani bianchi dall’enorme ala e senza motore, oppure lo vediamo ricevere, in occasione della festa di compleanno per i suoi 40 anni, un regalo assai singolare: un corso di pilotaggio in aliante. E ancora: il primo volo solista, la prima emergenza in decollo, la morte del proprio istruttore a causa di un incidente di volo, il volo in onda, un memorabile volo di distanza, la prima volta in volo con la donna che ama, lo stage nel Centro di volo a vela francese, il volo acrobatico, ecc ecc … fino a giungere all’istante cruciale in cui, tornati alla situazione iniziale del libro, toccheremo terra assieme a Lorenzo in quello che è il suo primo fuori campo.

In fin dei conti, metaforicamente parlando, chi nel corso della nostra esistenza non ha vissuto almeno una volta un fuori campo? … e allora, come Lorenzo, l’importante è toccare bene terra e, di lì a breve, tornare di nuovo in volo. Magari col rischio di farne ancora. Cosa? … di fuori campo!

In fin dei conti, sempre metaforicamente parlando, tutto il libro lancia un messaggio di fiducia nel futuro che si può sintetizzare in questa frase pronunciata dal protagonista:

[…] Ci sono voli necessari nella vita, ci sono decolli che devo assolutamente affrontare, ci sono traversoni che devo necessariamente sopportare, anche se noiosi o turbolenti, perché la vita mi mette di fronte a molteplici decolli per ripartire, mi obbliga a tanti improvvisi trasferimenti dell’anima e del corpo, perché la vita è un volo continuo, perenne, emozionante e senza un piano di volo dichiarato. […]

Il romanzo, come riportato nella IV di copertina, è il secondo ad essere pubblicato in ordine di tempo (anche se supponiamo che sia stato scritto per primo). Esso rispetta pienamente la regola universale della narrativa che prevede una fortissima componente biografica nel libro di esordio di uno scrittore. E il buon Antonio Colombi non viene meno a questa tradizione. Né è dimostrazione la ricchezza dei particolari e soprattutto la verosimiglianza di quanto narrato: tutto lascia supporre una conoscenza assai profonda e diretta del mondo volovelistico. In effetti, sempre le note biografiche presenti nella IV di copertina, ci confermano che l’autore è un pilota di aliante, oltre che fotografo; se ciò non bastasse, una minuscola foto ritrae il Colombi con indosso il paracadute accanto ad un aliante, nell’hangar dell’Aeroclub di Rieti, intento a prepararsi per un volo. Perciò non costituisce assolutamente un azzardo ritenere che la figura e le esperienze vissute da Lorenzo scaturiscano e si sovrappongano in un tutt’uno con quelle vissute dall’autore e viceversa.

Fuori Campo - Antonio ColombiIl romanzo è dunque fortemente introspettivo e ha, talvolta, il sapore di una seduta di autoanalisi. Non è l’elenco delle proprie gesta volative bensì un guardarsi dentro e un volare nel proprio universo interiore piuttosto che in quello aereo, ambiente abituale dei volovelisti. Un modo di Antonio per fissare le proprie esperienze, sentimenti e vicissitudini e, per i lettori, di viverle assieme a Lorenzo.

Protagonista assoluto e voce narrante di tutto il libro è appunto Lorenzo, pochi ed essenziali i dialoghi, esiguo il numero dei personaggi secondari tra cui spiccano l’istruttore di volo Alberto Bianchetti (da cui prende il nome l’Aeroclub di Rieti, ndA), e il grande (e forse il primo e vero) amore che porta il nome di Micaela.

La prosa è articolata e molto ricca di espressioni poetiche al punto che si rimane stupiti che un uomo – non Antonio Colombi, evidentemente – possa dimostrare una simile sensibilità nonché delicatezza narrativa.

Nel testo sono presenti diversi espressioni o termini tipici del mondo del volo a vela ma non gratuiti tecnicismi; l’autore ne fa un uso assai moderato e, comunque, ogniqualvolta accade, ne spiega chiaramente il significato. Così facendo “Fuori campo” diventa un libro che, di sicuro, può interessare i praticanti o anche i semplici curiosi delle attività aeree (che siano sportive e non) ma è alla portata anche dei lettori che non sono ferrati in tema aeronautico e che prediligono una narrativa fatta di riflessioni più che di storie.

La costruzione dei periodi è semplice e davvero fluida tuttavia l’eccessiva frequenza di figure retoriche, rallenta non poco la lettura che, di per sé, sarebbe molto piacevole. D’altra parte, è bene rammentarlo, questo è il volo dell’anima di Lorenzo/Antonio lungo una vita, seppur breve, e non la cronaca di un vero fuori campo.

Lo stile di Colombi è moderno ma, trattandosi di un testo introspettivo, quasi psicoanalitico, è tutt’altro che scialbo, anzi … spesso diventa barocco per l’uso – lo sottolineiamo ancora una volta – sempre delle figure retoriche. In verità occorrono un paio di capitoli per entrare in sintonia con l’arte scrittoria di Antonio Colombi ma poi tutto il resto è un vero piacere per la mente.

In definitiva un romanzo assai gradevole da leggere con comodo, senza premura, che vi consigliamo di sorseggiare come un ottimo liquore a fine pasto.

Per finire, ecco alcune frasi del libro che ci hanno colpito particolarmente e che, a mo’ di anteprima, vi riportiamo:

– Il volo in aliante è così, tanto affascinante quanto drastico. O tutto o niente. Non c’è il motore, non c’è una duplice possibilità. In aliante tutto è carta vince o carta perde.

– In aliante, come in amore e in amicizia, non è importante la distanza che si percorre per arrivare in un luogo, bensì il percorso che si fa, insieme, per arrivarci.

– Il volo in aliante è terapeutico per i sensi, per l’anima e per gli occhi che vedono il mondo da una diversa prospettiva.



Recensione a cura della Redazione