Dio mio, perdonami … Perdonami se ho osato più di quanto avrei potuto, più di quanto avrei voluto … Ho deciso di prendermi un secondo per parlarti, penso che sarà l’ultima volta, son quasi certo … Sto morendo, Dio mio, o meglio stavo già morendo prima di essere qui ora, a parlare con te … Qualcuno potrebbe dire che stavo morendo sin da quando son nato, morendo lentamente magari, ma non sono filosofo e non ho il tempo per diventarlo … Il cancro mi ha prosciugato, mi ha portato via tutta la forza che avevo. La prima volta che l’ho visto, il cancro, dico, era solo una macchiolina su una lastra luminosa. Pensai che non fosse nulla, che sarebbe passato in un colpo di tosse. Invece quello era un seme: nei miei polmoni è germogliato, e presto è diventato una piantina, e poi un fiore e alla fine mi aveva preso tutto, polmoni, sangue, carne e bile. Io e il cancro siamo diventati un’unica cosa, io e quel fiore, e ho capito che presto sarei appassito insieme a lui … Ho iniziato a vivere la vita che avevo, a non lasciarla scivolare via tra le dita, ma a prendere tutta la vita che c’è. Prenderla con forza, afferrarla con la rabbia di chi ha fame, con l’avidità di chi ha sete. Ho viaggiato, ho fatto surf, ho fatto sub, e poi trekking, campeggio, arrampicata … La gente mi guardava con occhi perplessi cercare di spremere sempre di più da quel tempo che avevo ormai quasi per caso … Sono andato oltre il tempo che mi avevano pronosticato i dottori, sono già fortunato, direbbe qualcuno, ma non sono così pazzo da pensarlo davvero … So solo che volevo di più, e se non potevo vivere come volevo, almeno volevo morire come volevo … Per questo mi trovo qui adesso, tra le nuvole, a parlare con te … Sono appena saltato da un aereo in quota, intorno a me sento le urla dei miei compagni. Qualcuno ha già aperto il paracadute, quelli più cauti. I più spavaldi aspetteranno ancora, per gustarsi meglio l’adrenalina. Non sanno che io non l’aprirò mai, quel paracadute. Io me lo gusterò fino in fondo quel brivido, me lo sentirò scorrere dentro prima di chiudere gli occhi per sempre. Ho deciso di morire qui, dove ho sempre voluto essere, nel cielo, non sulla terra. Tutti i morti stanno sottoterra, io immagino di essere sepolto qui, sotto banchi di nuvole chiare, un intero camposanto che piange per me. Il cielo mi ha sempre ispirato, fosse stato per me sarei diventato un pilota. Ma la verità è che non mi sarebbe bastato stare rinchiuso in un aeroplano: era questo che volevo, tuffarmi nel cielo come ci si tuffa nel mare, perdermi in questo orizzonte sempre nuovo e sempre uguale, sentire il sapore freddo delle nuvole sulle labbra e la pioggia confondersi con le lacrime. Non c’è bisogno che te lo dica io, Signore, che spettacolo è tutto questo visto da qui … Io e te non parliamo spesso, ma ho sempre invidiato la casa che ti sei scelto: panorama davvero eccellente .. Sto attraversando il banco più fitto ora, mi tuffo in un mare bianco, un vortice di panna, il freddo pungente entra nelle ossa, l’acqua mi inzuppa i vestiti. Chissà se sentirò freddo quando questo sarà tutto finito … Dio mio, ah, se ne è valsa la pena: guarda adesso che luce, il mondo che si schiude in un abbraccio leggero, e il mare che brilla sotto l’orizzonte. Così deve essere vivere come un uccello, ah Signore se mi avessi fatto uccello … Dio santo, se mi avessi fatto nuvola o vento o goccia di pioggia … Ora non avrei così paura, ora non vorrei che finisse … Una goccia di pioggia che cade da una nuvola non ha paura, si gode lo spettacolo del mondo, la sua vita dura meno di niente e non si lamenta … Signore dammi la forza, perché di fronte a tanta bellezza vorrei che tutto questo non finisse mai … Non so perché ti parlo Dio mio, quasi volessi chiederti di salvarmi quando io son venuto qui a morire … No, non è così: son venuto qui a volare! In fondo ti parlo per tenermi compagnia, per non essere solo proprio ora … Tra le nuvole di certo non trovi compagnia, non c’è con chi parlare, la pace qui fa quasi paura … Non è che mi aspetti una risposta, intendiamoci, né un segno o altro … La mia scelta l’ho fatta, è qui che finisce, tra meno di niente … Vedo la terra che si avvicina, mi accorgo solo ora di quanto sono in alto. Sembrava quasi un sogno visto da lassù, come se non dovessi mai smettere di cadere … Non so quanto sia passato da quando ho lasciato l’aereo, forse neanche un minuto, e mi sembra passata una vita, forse perché una vita sta per passare … I miei compagni devono aver capito che il mio paracadute non si aprirà, forse penseranno a un incidente, qualcuno penserà a un suicidio … Non sanno che il mio tempo era già finito prima di saltare, prima di volare. Loro possono ancora restare in cielo, possono ancora godersi quel panorama, quel cielo splendente, possono ancora riempirsi d’aria i polmoni e inspirare dentro tutto il mondo … Nei miei polmoni di spazio non ce n’è, e il mio volo ormai è finito. E’ stato bello, Signore, parlarti. Non che mi aspetti che tu fossi lì ad ascoltarmi, ascoltare me, un uomo qualsiasi che cade tra le nuvole, ma almeno ora … Ora che vorrei scappare, vorrei correre e gridare, vorrei uccidere, piangere e fare l’amore … E’ così che immaginavo che fosse volare, un po’ come morire, solo morire un po’ di meno … Amen.
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Elio Errichiello |