titolo: Il mio cuore a gravità zero
autore: Carolina Dellonte
editore: Cartabianca Publishing
anno di prima pubblicazione: 2016
anno di seconda pubblicazion: 2019
ISBN cartaceo: 888880529X
ISBN digitale: 978-88-8880-521-4
“Questo è un ambiente difficile per una donna. … Quindi se
sei brava non basta, devi esserlo più degli altri e sempre, mai
abbassare la guardia”
(Carolina Dellonte – “Il mio cuore a gravità zero”)
Anche se il titolo “Il mio cuore a gravità zero”, potrebbe farci pensare a un astronauta, il sottotitolo – una ragazza, un aereo e la loro storia – ci svela subito la realtà.
Una ragazza – l’autrice, Carolina Dellonte, per dieci anni, pilota civile in una compagnia executive;
Un aereo – il P180;
La loro storia – non leggeremo di una “Superwoman”, ma di una donna normale con la passione, anzi l’amore per il volo, e la sua esperienza all’interno di quel mondo.
L’autrice ci condurrà nella sua bellissima avventura chiamata “volo” che l’ha portata appunto a diventare pilota e a lavorare per una compagnia executive.
Molto spesso una donna pilota si sente rivolgere la domanda: “cosa l’ha portata a prendere la licenza di volo?”
La risposta … semplice: “Lo stesso motivo per cui un uomo diventa pilota.”
E’ quella attrazione che si prova per il cielo, non è sfida ma una voce interiore che ti dice che lì vuoi andare.
Sì, perché senza passione non si diventa piloti, che tu sia uomo o donna. Per carità, la licenza la si consegue ma poi, alla prima difficoltà, ci si allontana. Proseguire per diventare un pilota professionale richiede dedizione, studio, grande volontà.
Nei tredici capitoli, l’autrice ripercorre le fasi della sua esperienza, attraverso una narrazione molto scorrevole mai noiosa.
Non è un’autobiografia, né un diario ma un ripercorrere le tappe salienti e i momenti più significativi di questa esperienza rivivendola, a distanza di tempo, con la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta.
Nel capitolo 1 – Le origini – conosceremo la sua famiglia e l’importanza che essa ha rivestito nella formazione della Dellonte, nonostante nessuno fosse interessato al volo, anzi la mamma era terrorizzata all’idea di volare.
Questo a voler dimostrare di quanto l’amore per il volo sia qualcosa che appartiene all’anima, non si trasmette geneticamente.
Per poi proseguire, con il periodo di addestramento presso la compagnia. Ci renderà partecipi delle sue emozioni : gioia, rabbia, serenità, tenacia, timore.
Il titolo del capitolo 3 – Amore a prima vista – potrebbe indurci in errore… sarà una love story con un compagno di corso??
“Solo quando fui sul punto di uscire alzai lo sguardo sulla parete di fronte alla scrivania dove stava seduto il mio nuovo capo. Ed eccola lì. Una foto gigantesca di uno strano aereo baffuto che sfrecciava tra le nuvole. Il Piaggio P180 Avanti.”
Si proprio lui, l’aereo del sottotitolo:
“… è un piccolo gioiello di cui l’industria italiana può andare fiera. La sua fama di essere, in aria, un aereo estremamente onesto, divertente e facile, si è sempre scontrata però con la credenza che le eliche siano più pericolose dei motori a reazione, una credenza ingiustificata nutrita da un immaginario comune piuttosto disinformato sull’argomento. È purtroppo la sfortuna di tutti gli aerei a elica, ma il P180 cresciuto in una nicchia per soli amatori, lentamente iniziò a farsi conoscere e a farsi amare. La nostra compagnia volava in tutta Europa ed era l’unica che avesse in flotta solo P180. Il nostro titolare, che lo amava moltissimo, contribuì non poco a renderlo famoso. Quando mi fu comunicata la data di inizio del mio addestramento ripensai a quando avevo visto quella fotografia sul muro dell’ufficio.”
Nei successivi capitoli, senza timore, con molta serenità ed onestà ci paleserà le difficoltà incontrate, sia durante il percorso addestrativo sia in seguito, nel dover vivere le dinamiche di un mondo tutto al maschile.
“Ero l’unica donna in un team di venti piloti. Questo per certi versi fu sia un vantaggio, nel senso che ero vista come il tocco esotico in un gruppo di barbe, baffi e muscoli, sia uno svantaggio, nel senso che essere donna in un’epoca dove il lavoro del pilota in Italia era ancora di dominio maschile mi costrinse a faticare più del necessario.”
E ancora:
“Mi resi conto più avanti anche di quanto effettivamente questo mondo fosse difficile, non tanto per la sua organizzazione ma per le persone che ci lavoravano. Non solo, ma l’essere donna era sempre alla fine uno svantaggio, non tanto perché sei “donna” in un mondo fatto di uomini, ma perché, se sei brava, onesta e, diciamolo pure, incorruttibile, diventi un elemento fuori dal comune senso del controllo, e una donna fa sempre più paura di un uomo: è sempre stato così, è atavico, ancestrale”
I vantaggi e gli svantaggi di essere piloti nell’aviazione commerciale privata. Spirito di avventura e inesistenza di una vita privata.
“Non esistono turni o se esistono raramente vengono rispettati. Il cliente può chiamare all’improvviso e stravolgere la pianificazione di un’intera settimana.”
Il piacere di conoscere posti nuovi, e il dispiacere di non poter coltivare una vita familiare.
Il volo si intreccia alla vita terrestre; i ricordi di bambina ai sentimenti di donna adulta; la vita familiare alle relazioni interpersonali con i colleghi.
Nel capitolo 12 – Quando un amore muore – l’autrice ci renderà partecipi dei motivi che l’hanno portata dopo 10 anni a lasciare il mondo del volo commerciale. Un analisi lucida, indice della forte personalità e del solido carattere di Carolina Dellonte.
“Volevo qualcosa di più. Qualcosa di più per me come persona, non come pilota”
“L’amore per il volo non lo avrei mai perduto, di questo ero certa, non era lui in discussione, ma tutto quello che ruotava intorno a quella vita.”
La brevissima biografia che troviamo al termine del libro, quasi una didascalia alla foto dell’autrice con il suo amato P180, non ci dà molte informazioni sulla sua vita.
Dopo aver lasciato l’aviazione executive, diventa istruttore CRM:
“volevo insegnare alle persone quello che sapevo di quel mondo e di quel lavoro. Diventare un istruttore nelle scuole di volo, riuscire a trasmettere conoscenza e amore a chi, come me tanti anni prima, si avvicinava al mestiere di pilota. In modo particolare mi aveva sempre appassionato il CRM (Crew Resource Management), quella disciplina che come piloti eravamo obbligati tutti gli anni a studiare. Lo studio del fattore umano in volo e la capacità di risoluzione delle emergenze usando tutte le risorse umane possibili.”
Si è laureata in psicologia e ha coltivato il suo interesse per la storia romana.
“Volevo tornare all’Università. Volevo riprendere i libri in mano e ricostruirmi un futuro.”
Un cambio molto radicale alla sua vita, nessun rimpianto o nostalgia.
“Nella vita bisogna saper affrontare l’ignoto. Quando si resta fermi e si aspetta si perde solo tempo. Si tiene prigioniero un qualcosa che è nato per volare, qualcosa che è nato per andare. Bisogna lasciare che quello spirito che abbiamo dentro possa risorgere… Ascoltarlo è l’unica cosa che ci resta da fare per essere di nuovo liberi.”
Questo libro, come la stessa autrice scrive nei ringraziamenti, è un tributo a quel periodo della sua vita e a tutte le persone che più o meno consapevolmente hanno contribuito a renderlo ricco di emozioni.
In appendice troviamo un capitolo: “Amelia Earhart: quando i piloti erano aviatori”, un omaggio e una bella riflessione su i piloti ante tecnologia elettronica, niente GPS, niente ILS, senza radar meteo. Tutto ciò che è assolutamente normale oggi ma ieri neanche pensabile.
Un omaggio a tutte le donne, che sin dall’inizio dell’aviazione, hanno voluto, a ragione, farne parte.
Anche se il cielo è blu, l’altra metà del cielo è rosa.
“There is a big difference between a pilot and an aviator. One is a technician; the other is an artist in love with flight”(E.B.Jeppesen)
che in italiano si traduce come:
“C’è una grande differenza tra un pilota e un aviatore. Uno è un tecnico; l’altro è un artista innamorato del volo”
La lettura è adatta a tutti: amanti del volo e timorosi di salire su un aereo; giovani e meno giovani.
Sicuramente una riflessione per le giovani donne, a non rinunciare ai loro sogni, a non lasciarsi intimorire, a non aver paura di osare.
A non accettare soprusi, a non farsi mettere in un angolo solo perché “donne”.
Nel mondo dell’aviazione le donne sono ancora una piccola minoranza, ma la loro presenza si fa sempre più sentire.
Quando, a bordo di un aeroplano, una voce femminile vi dirà: “Qui è il vostro comandante che vi parla abbiamo ultimato le operazioni di imbarco e siamo pronti a muoverci” rilassatevi e godetevi il volo perché una donna è ai comandi e si prenderà cura dei suoi passeggeri e del suo aeroplano come solo una donna sa fare … e gli aeroplani lo sanno.
Happy landings
Recensione di Franca Vorano,
Didascalie a cura della Redazione di VOCI DI HANGAR