titolo: Le ali sotto la giacca – Diario di vita e di volo di un pilota di Aeroclub
autore: Franco Angelotti
editore: Cartabianca Publishing
pagine: 232
anno di pubblicazione: 2024 (tascabile ed e-book)
ISBN: 13 978-888885559
Scrivere è un viaggio, e dai viaggi si torna quasi sempre cambiati.
È l’autore il primo a uscire cambiato dalla sua storia, soprattutto se la sua storia è la sua autobiografia, cioè il luogo in cui ci si espone senza filtri e ci si mette la faccia mentre si racconta al mondo la propria vita.
Non sappiamo se e come è uscito cambiato dalla sua autobiografia Franco Angelotti, ma sappiamo, perché l’abbiamo letta con vero piacere e partecipazione, che la sua storia è qualcosa che va oltre la sua persona e racconta a noi lettori come esperienze assolutamente singolari e private si possano trasformare in regole generali, paradigmi ai quali ciascuno può fare riferimento per la propria vita, insomma la sua storia è qualcosa che riesce a centrare l’obiettivo più difficile: universalizzare ciò che si racconta rendendolo fruibile a tutti.
Una delle bestie nere che un allievo pilota incontra a bordo di un aeroplano, sin dalle prime missioni di addestramento, è costituito da questo strumento: il famoso virosbandometro. Tecnicamente è composto dall’indicatore di virata (volgarmente chiamata “paletta”, la lancettta bianca in alto) e dallo sbandometro (più semplicemente “pallina”, la bolla da muratore con la pallina nera in basso) da cui il termine abbreviato “palin-paletta”. Apparentemente si tratta di uno strumento innocuo … in realtà è l’incubo di qualunque allievo pilota giacchè la difficoltà maggiore che incontrerà lo sventurato sarà proprio quello di riuscire a mantenere la cosiddetta “pallina al centro”. Quando si è in volo è relativamente facile procedere diritti, tutta un’altra storia è eseguire “virate corrette”, ossia effettuare una traiettoria curva (la virata, appunto) con l’ala inclinata senza cadere all’interno o uscire all’esterno da quella traiettoria ideale. E aggiungiamo pure: a quota costante! Raccontata così sembra quasi una banalità ma salite a bordo di un aeroplano e vedrete che sudata! E soprattutto le urla dell’istruttore che vi trapanerà le cervella fino alla fine dei vostri giornoi con: “pallina al centro”, “pallina al centro”, “pallina al centro” (foto proveniente da www.flickr.com)
Chi non ha amato e poi si è perso, chi non si è trovato a dipendere dalle scelte altrui. Amore e perdita, libertà e oppressione, potere e corruzione, verità e menzogna, in altre parole aggiungere alla cronologia personale un valore universale che incrocia la nostra vita, associare la propria storia a valori con cui la gente si confronta nel quotidiano, ecco cosa ha costruito Angelotti capitolo dopo capitolo.
Una piccola variante migliorata del virosbandometro è il coordinatore di virata ma tranquilli: rimane sempre lo strumento infernale di cui sopra. Oltre alla presenza più discreta della “paletta”, visibile solo nella parte alta dello strumento, potrete infatti notare il simulacro di un aeroplano visto di fronte che visualizza meglio l’assetto trasversale del velivolo.Insomma cambia la veste ma le difficoltà di mantenere l’aeroplano con la pallina al centro in virata non cambiano affatto. Anche l’autore, in tutta la sua onestà, dedica una buona frazione del capitolo “La pratica: mettere in linea quell’aereo” a questo ostacolo quasi insormontabile del suo percorso addestrativo. Inoltre, pungolato da Rossana Cilli, anche nella notevolissima intervista rilasciata ad Ameriaradio, ha dedicato una lunga riflessione circa il senso del “vivere con la pallina al centro”. Perchè se a bordo di un aeroplano è necessario saper coordinare perfettamente i comandi di volo per volare diritti, ebbene allo stesso modo nella vita quotidiana occorre saper dosare le proprie risorse e capacità … e tutto per andare diritti o, se preferite, per non uscire di traiettoria. Un simbolismo che merita da solo la lettura del libro di Franco Angelotti! (foto proveniente da www.flickr.com)
Noi, che pure scriviamo e pubblichiamo, non abbiamo mai percorso gli insidiosi sentieri dell’autobiografia, perché sappiamo bene che rielaborare la propria storia permetterebbe di leggerla diversamente e magari di scoprire altre verità, su di noi, su gli altri. Senza dimenticare un’altra paura bloccante, quella del giudizio. Chi di noi non ha mai pensato: e se questo passaggio lo leggesse mia madre, mio padre, il mio capo, mio fratello? Come qualcuno ha detto, la scrittura è farsi mettere le mani addosso. Si è nudi, a carne viva, quando si scrive. E questo fa paura. Ma Franco non ha avuto paura.
Anzi, ce ne parla disinvoltamente e apertamente della paura. Della sana paura.
Magari a 17 anni, l’età in cui lui si avvicina al mondo del volo, la paura ancora non appartiene al bagaglio di un ragazzo che piuttosto se la gode a fare cabrate e picchiate sull’hangar del suo aeroclub, e persino qualche puntata sul giardino di casa propria, ma… Ma sa già che non si vola sulla testa della gente, che affrontare le cose, tutte, non solo quelle del volo, con studio, attenzione e un rigoroso briefing di ogni dettaglio, è l’indispensabile disciplina che porta a condurre bene indifferentemente un aeroplano e una vita degna, e darà le chiavi per aprire tante porte, anche quelle del cielo, come si dice in gergo quando si consegna a una persona la licenza di volare da sola per la prima volta. E allora la paura arriva davvero, ma a suggerire una cosa straordinariamente vera perché – lo diciamo con le parole dell’autore:
“Quello che traggo è una maggiore consapevolezza di quanto si possa andare vicini al pericolo e quanto in quelle condizioni diventa determinante decidere, magari per eccesso di prudenza piuttosto che solo sulla base dell’esperienza, superando quel timore di apparire deboli, in primo luogo con sé stessi”.
E vi pare poco?
La scrittura è sottrazione. Non si può raccontare tutta una vita, bisogna selezionare gli episodi più significativi, quelli che ci hanno ‘segnato’ di più, trovando un equilibrio tra intimità e riservatezza. Angelotti sceglie qui di raccontare la parte di vita che riguarda il suo tempo libero. Non racconta quasi nulla della sua vita lavorativa o della sua famiglia, se non laddove strettamente necessario per contestualizzare il suo racconto, ci porta infatti solo, si fa per dire, in un percorso all’interno di quella che è stata la sua passione sin da bambino: il volo sportivo, amatoriale, che, diciamolo, solo per un dettaglio non è diventata la ragione anche professionale della sua vita quando la allora compagnia di bandiera Alitalia lo considerò candidabile per il suo staff di piloti.
Nelle Valli di Comacchio, nella Salina di Cervia e nell’area del delta del Po, dunque non lontano da Fano, aeroporto presso il quale al buon Franco Angelotti spuntarono le ali, è insediata la colonia più numerosa d’Italia di fenicotteri rosa. Questo scatto al tramonto, a nostro modo di vedere, costituisce metaforicamente il saluto che l’autore offre ai suoi lettori: al tramonto della sua carriera di pilota sportivo ma rimanendo comunque un gran volatile, nella mente e nell’animo. Grazie, Franco, ringraziamo commossi per il regalo che ci hai concesso. In realtà lo scatto ritrae delle gru canadesi che, all’imbrunire si raccolgono casualmente in grandi assembramenti tali per cui si fanno sicurezza gli uni con gli altri … che poi è esattamente quanto praticano i piloti negli aeroporti, non vi pare? E ora vorrei sapere se c’è ancora qualcuno che si ostina a sostenere che i piloti non siano uccelli mancati!? (foto proveniente da www.flickr.com)
Ma quando si fa una scelta di questo genere, cioè quando si sceglie cosa raccontare, quale parte, quali dettagli, ecco è in quel momento che le cose si fanno davvero difficili. Perché, come si fa a scegliere fra i ricordi?
Sono molte le cose a cui attingere, un oggetto, una vecchia fotografia in cui molte persone non le riconosciamo più, come spesso succede per esempio nei vecchi ritratti di gruppo di matrimonio; ma è proprio davanti a queste cose che si mettono in moto all’improvviso le sinapsi, si mette in moto un meccanismo interiore che va a pescare nelle suggestioni che tutto ciò suscita, e lì si trova il materiale che ci sembra più adatto.
Noi crediamo che Angelotti abbia corredato il suo libro di bellissime fotografie proprio perché quelle immagini gli hanno rievocato le cose che poi racconta, suscitato, dato stimoli per la scrittura, anche se lui stesso in verità dichiara di avere avuto da sempre in mente l’idea di scrivere un libro così, a prescindere.
Comunque sia, l’autobiografia è quasi un atto dovuto per sé stessi e anche quando parliamo di altri parliamo di noi, i serbatoi dell’autobiografia dopotutto sono la nostra vita e la vita degli altri, e anche la distanza che c’è tra i noi di ieri e i noi di oggi.
Qui però sembra che il percorso dell’autore accorci sensibilmente quella distanza, come se fosse sempre stato così tanto consapevole della propria passione per il volo da saperne trarre tutte le gioie, le fatiche, i patemi, le speranze e le sfide allo stesso modo ieri come oggi, e questo tanto più è ammirevole perché ci mette davanti un autore solido, strutturato, sicuro, sicché alla fine questa sua autobiografia, proprio in virtù dell’accorciamento delle distanze temporali, si fa anche qualcosa d’altro, si fa – sappiamo che lui non approverebbe ma ci perdonerà – manuale.
Un pilota e il suo aeroplano. Si può sintetizzare così il contenuto dell’ottimo volume di Franco Angelotti che, raccontando di sè e delle sue vicende legate al mondo del volo, lancia ai suoi lettori dei messaggi dal contenuto universale giacchè ogni esperienza narrata, piacevole o spiacevole che sia, avventurosa o anche no, ha un profondo significato ed è un’occasione di riflessione (se non d’insegnamento) nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Ed è proprio questo il pregio e il valore aggiunto di “Le ali sotto la giacca” perchè è molto di più di un semplice testo autobiografico, per quanto piacevole e, in taluni passi, addiruttura avvincente ma pur sempre di nicchia.(foto proveniente da Flickr.com)
Sì certo ha ragione lui quando dice che il suo libro non è e non voleva essere tale, e infatti probabilmente non si impara a volare leggendolo, ma, come gli stessi piloti che l’hanno letto hanno detto, è talmente pieno di materiale e spunti che se ne potrebbe trarre una buona base per farne davvero uno, di manuale.
Questo lo diciamo soprattutto per un aspetto: qui il futuro pilota (ma anche il pilota compiuto) trova tanti richiami al comportamento, agli atteggiamenti che deve tenere per esempio l’allievo nei confronti del maestro, o istruttore che dir si voglia: di rispetto, ascolto, ma anche interazione, sinergia, collaborazione, e trova anche sottinteso quanto il fattore umano conti oltre la tecnica. E anche questo non ci sembra poco. Tanto più in tempi in cui l’intelligenza artificiale (che, ricordiamolo, si avvale però di ciò che gli insegna l’uomo) sembra insidiare l’intelligenza naturale, nonché artigianale, che tanto sa risolvere nella pratica a fronte degli inceppamenti e défaillance dell’imprevedibile e sofisticata sapienza robotica. La missione spaziale Apollo 13 docet.
Una bella immagine di un Macchi MB 308 in volo, l’aeroplano cui l’autore è inevitabilmente più legato. Se ne conservano alcuni esemplari nei musei italiani e alcuni sono addirittura volanti per merito dei soci dell’HAG (Historical Aircraft Group) che li hanno sapientemente restaurati e così facendo mantengono viva la memoria storica di una macchina volante gloriosa per i piloti italiani e per l’industria aeronautica nazionale. (foto proveniente da www.flickr.com)
Detto questo, proviamo ora a ripercorre le pagine appena lette e offrire quindi una carrellata che, ben attenta a non raccontare troppo dei contenuti – che sarà piuttosto un piacere scoprire da sé leggendo – possa dare un’idea di quella ricchezza di cui si diceva poc’anzi.
Immaginate allora un nonno affettuoso e un nipotino che lo guarda ammirato. Chi di noi non si riconoscerebbe in questa immagine riandando al proprio passato? Chiunque. Ma quanti di noi possono vantare un nonno aviatore?
Ecco, questo era il nonno dell’autore, nonno Nazareno, una figura che sarà più che un riferimento per il piccolo Franco. È in quel rapporto che, scopriamo subito, affondano le radici della sua passione. Ma ovviamente è presto per concretizzarla in aeroporto.
E allora un bambino che fa? Gioca.
Con i modellini.
E quanto impara con l’aeromodellismo! Anche in termini di manualità.
Cosa che in futuro tornerà utile, eccome.
Ma un giorno, quando ancora non può guidare una macchina, questo bambino divenuto intanto diciassettenne comincia a concretizzare il suo sogno.
È il 1975, i coetanei di Franco probabilmente nel tempo libero guardano Goldrake appena sbarcato in televisione, o si cimentano con il primo videogioco di sempre, pong, ascoltano i Queen che in quell’anno escono con il loro quarto album, o vanno a provare il brivido del “volo” all’appena inaugurato parco giochi di Gardaland, su iperboliche montagne russe e perigliosi antesignani del futuro Tornado blu. Franco pure sperimenta il brivido del volo, ma lui lo fa all’aeroporto di Fano, dove impara a mettere in linea l’aeroplano, vero, e se la deve vedere con uno strumentino chiamato virosbandometro e la sua “maledetta pallina che deve stare sempre al centro”.
La semplicissima eppure evocativa IV di copertina de: “Le ali sotto la giacca” mostra il classico “Libretto di volo” di Civilavia (da diversi anni incorporata nell’ENAC) di qualunque pilota italiano e una penna di uccello sintetizzando così in modo mirabile il contenuto del libro. Il primo era (ed è tutt’ora nella versione moderna europea dell’EASA con la denominazione anglofona di “log-book”) il documento fondamentale che accompagna la vita volativa di qualsiasi pilota dell’Aviazione generale italiana. Esso elenca minuziosamente la sua attività di volo svolta con l’indicazione del quando, dove, con cosa e quanto si è volato (una sorta di diario di bordo del pilota); la seconda proviene probabilmente dalle ali dell’autore. Che si sia spennato? Dopo aver deciso di attaccare le ali al chiodo? Non lo sapremo mai! Viceversa sappiamo per certo che il libretto di volo presente nello scatto è proprio quello dell’autore di cinquanta anni orsono con copertina in pelle: un vero cimelio! Inoltre – fateci caso – è aperto in una pagina relativa a una data e a un volo che ha marchiato in modo indelebile (come fosse un marchio a fuoco) la vita del pilota e dell’uomo Franco Angelotti: il primo volo solista. Non è a caso è sottolineato e scritto con la penna rossa. Toglici una curiosità, caro Franco: dopo tutti questi anni … è vero che ancora senti l’odore di carne bruciata? Come di chi ? … la tua!
Gli addetti ai lavori sanno ovviamente di cosa parliamo, per gli altri diremo che è uno strumento semplice, che, grazie al movimento di una pallina nera, indica al pilota se sta volando correttamente. Franco però nel suo libro, nel mentre racconta questo, riesce anche a farne una metafora della vita, una livella che ci dice se stiamo facendo della nostra vita una costruzione diritta o piuttosto mal deviata. Perché
“l’approccio mentale che si acquisisce con il pilotaggio per me è diventato utile non solo per affrontare altre situazioni, ma anche una parte rilevante del mio essere. La consapevolezza che il risultato che vogliamo raggiungere deriva da più azioni contemporanee e coordinate porta a ragionare in maniera più complessa”.
In aeroporto Franco incontra ovviamente diversi istruttori e compagni, persone fondamentali per la sua vita e la sua crescita, ma incontra anche una persona speciale, che porta il nome di una città, Lodi.
Non ci è dato sapere se la “ragazzina” con la quale l’autore visse la folgorante esperienza del primo volo a bordo di un velivolo fosse proprio quella stangona ritratta in questo scatto … ma ci piace pensarlo! In realtà, dalla viva voce di Franco Angelotti (nel corso dell’intervista ad Ameriaradio), siamo venuti a sapere che la ragazzina di cui sopra è stata la genitrice di un eccellente pilota da poco inserito nell’organico delle Frecce Tricolori. Buon volo non mente! In realtà vi dobbiamo una piccola confessione: quella ritratta è l’ autrice della recensione che, dovendo andare in aeroporto per incontrare Franco Angelotti, ha indossato il primo vestitino che aveva nell’ armadio e … poi cosa volete? Quel falco di Franco l’ ha subito immortalata. Cosa non si farebbe per avere una buona recensione di Rossana!? (foto proveniente da www.flickr.com)
Lodi è un tuttofare; custode, manutentore, meccanico, accudisce gli aeroplani come fossero figli suoi, quasi li nutre quando li rifornisce di benzina, ed è quello che, non senza rischi, fa letteralmente volare i piloti, perché è lui che mette in moto il motore azionandone a mano le pale mentre lui e il pilota comunicano gridando a voce viva attraverso lo sportello aperto dell’aeroplano!
Colpisce molto questo punto, perché in fondo non sono passati secoli, eppure questo gesto ci precipita nel romanticismo del pionierismo aeronautico d’inizio Novecento. Quello degli occhialoni, la cuffia di cuoio, i guanti col bottone e la sciarpa bianca svolazzante. Un aspetto del volo che oggi sembra perduto, tanto l’aeroplano anche piccolo si è tecnologicamente evoluto rispetto a quelli che ha usato via via Franco nella sua vita di pilota, e tuttavia, ne siamo sicuri, il giovane che dovesse oggi ripercorrere i suoi passi riuscirebbe ancora a riavvertire sulla sua pelle quell’aura romantica che da sempre circonda l’azione meno consona all’essere umano che si possa immaginare qual è librarsi nell’elemento creato invece per gli uccelli. L’aria.
Ma, non dimentichiamolo, anche per la nostra respirazione, e quindi vita.
Sarà per questo che i piloti si sentono vivi solo lassù? Non sappiamo, ma certo alcune righe di questo libro lo fanno sospettare, sentite questo:
https://www.ameriaradio.com/diretta-autori-autori-franco-angelotti-le-ali-sotto-la-giacca/ è questo il link che vi porterà direttamente al podcast della trasmissione radiofonica dedicata a “Le ali sotto la giacca” e al suo autore. Padrona di casa, pardon, di microfono la gradevolissima Rossana Cilli che con grande garbo ma sana curiosità ha posto una sequela di domande cui Franco non si è sottratto … tranne per alcune particolarmente scabrose per la cui soluzione rimandiamo alla lettura del volume
“Non riesco a spiegare a parole cosa capitò in quel momento, il maestro che si allontanava, il vuoto sul sedile dell’aereo, io da solo che mi dicevo: adesso sei in mano tua Franco, vediamo come te la cavi… Stop ai pensieri, concentrazione sui comandi e gli strumenti… Il salire di giri dell’elica scandiva la via di non ritorno, ormai ero partito, guardai avanti e appena ebbi velocità mi alzai da terra…il piccolo aereo gioì e si levò veloce in cielo. Staccai le ruote e vissi quel bellissimo momento di transizione tra l’essere terrestre e l’uccello che si prova tutte le volte che si decolla, ma quel giorno fu una sensazione ancora più forte: adesso sì che non posso più tornare indietro…”.
A parte la bellissima sineddoche grazie alla quale è l’aereo e non il pilota a gioire di quel momento, si avverte già qui il senso di sfida e di gara. Le gare vere arriveranno davvero e con esse anche qualche meritata soddisfazione. Ma anche qui il nostro autore va oltre e ci spiega che volare da solo è più di questo.
“Ritengo di aver appreso molto da queste procedure [il briefing], di aver fatto un po’ mio questo metodo che mi ha aiutato moltissimo non solo alla guida di altri mezzi, ma anche nell’affrontare attività di studio o di lavoro oppure di relazione con gli altri. Si acquisisce quella razionalità necessaria per affrontare al meglio le situazioni, con conseguente maggiore sicurezza di sé stessi”.
Ecco, la sicurezza in sé stesso acquisita attraverso la pratica e la ripetizione di azioni fondamentali perché il volo avvenga in sicurezza, e che inevitabilmente ha maturato Franco come pilota e come uomo e lo ha reso affidabile anche agli occhi degli altri, sicuramente deve essere stato l’elemento che ha indotto appunto gli altri a fidarsi di lui, al punto da vincere limiti naturali, paure ataviche, o al contrario fondate su elementi inconfutabilmente oggettivi, e a decidere di salire a bordo con lui.
Scrive l’autore in una delle ultime righe del suo volume: “L’età giusta per il volo è quella in cui ci si sente di volerlo fare […] perché volare arricchisce sempre, in qualsiasi momento della vita, e ci migliora”. Come non sottoscrivere con doppia firma queste parole? Perché la disciplina, la capacità di analisi e di autocontrollo, la valutazione del rischio e la necessità di considerare scenari futuri che induce l’attività di volo è difficilmente richiesta in altre attività sportive. Lo scatto al tramonto che abbiamo scelto a beneficio dei nostri visitatori ritrae dei vecchi velivoli al parcheggio di un aeroporto qualsiasi e volge con una certa nostalgia uno sguardo al passato, lo stesso che Franco Angelotti ha rivolto alla sua esperienza di volo cominciata giovanissimo e terminata attorno ai sessant’anni di età, proprio l’età in cui suo nonno Nazzareno aveva conseguito il brevetto di volo. Una sorta di passaggio del testimone al contrario. Perché se esiste l’età giusta per cominciare a volare ce n’è anche una per decidere di smettere.(foto proveniente da www.flickr.com)
Tenerissimo il passaggio in cui Franco rievoca il momento in cui portò in volo suo padre, sofferente di vertigini, e la mamma indelebilmente segnata dalla morte di suo padre, ovvero quel nonno Nazareno di cui si diceva, caduto col suo aeroplano a pochi metri dal giardino di casa sua e quindi praticamente sotto gli occhi di lei e del nipote. Donna invero coraggiosa nel non tarpare le ali al figlio, già precocemente avviato sulla strada del nonno, dopo e nonostante cotanta tragedia.
C’è forse tra le righe del libro qualche sottile rimpianto nel non aver portato in volo più amici e più spesso, ma credo che questi due “successi” valgano di più di tutto.
Ma ora corre l’obbligo di spendere qualche parola in più sulla tragedia familiare cui si è fatto cenno. La morte in volo di nonno Nazareno. Solo perché la benzina era finita!
Si fa cenno anche ad altre tragedie nel libro, perché volare, benché sia il modo di spostarsi con mezzi meccanici più sicuro di tutti, non è esente dai luttuosi incidenti, ma questa tragedia la vogliamo ricordare perché la più vicina a Franco, il quale perdendo il nonno così, si troverà davanti due sole possibili vie: seguire le sue orme e quindi volare a sua volta, oppure no. Sappiamo quale ha scelto. Del resto,
“Le vibrazioni del motore e l’estasi di vedere il nonno che si esibiva nel cielo fecero nascere in me il profondo desiderio di imitarlo, di voler fare come lui, da grande”.
Chissà se in questa decisione non abbia giocato un ruolo anche una cosa speciale che faceva suo nonno volando.
“Allora passava con l’aereo sopra casa nostra, volava basso sulla spiaggia e spesso lanciava un sacchetto di caramelle da lassù, che però noi non siamo mai riusciti a prendere, perché i ragazzi più grandi arrivavano sempre prima di noi”.
Bè, siamo su Voci di Hangar, ovvero una costola, se così si può dire, di Racconti tra le Nuvole… non vi ricorda niente questo?
Ma certo, il bellissimo racconto di Massimo Conti Scende uva passa dal cielo, dove lui raccontava di un pilota della Seconda Guerra Mondiale che gettava dal suo aereo, ancorché purtroppo bombe, anche piccoli fazzoletti-paracadute pieni di dolci e uva passa per i bambini di Berlino sofferenti per la guerra e la fame.
Massimo con quel racconto vinse il premio speciale nel 2022, poi, con un suggestivo “passaggio di testimone”, l’anno dopo lo stesso premio lo vinse Franco!
Ma, a parte questo, ecco che attraverso l’episodio delle caramelle del nonno ancora una volta Franco va oltre sé stesso e consente al lettore rievocazioni e rimandi più generali, come è capitato a me. E le suggestioni e i passaggi di testimone non finiscono qui.
Un rarissimo fermo immagine di Franco Angelotti a bordo del suo primo velivolo scuola immortalato in modo estemporaneo con un dagherrotipo, congegno fotografico antesignano delle moderne fotocamere digitali. Correva l’anno ’77 dopo Cristo. Mille e novecento, beninteso. A parte gli scherzi, l’autore conseguì l’allora brevetto di I grado davvero giovanissimo (oggi licenza di volo privato PPL- private pilot licence) e, come scrive, conseguì la facoltà di volare con un aeroplano prim’ancora di poter guidare un’automobile. Di sicuro la sua vocazione fu innescata dalla giocosa presenza del nonno Nazzareno nella sua vita infantile e, purtroppo, anche dalla sua prematura dipartita a causa di un terribile incidente aeronautico. Di certo quell’evento luttuoso pose all’autore due scelte completamente opposte: osteggiare in modo feroce il volo (come inizialmente fece la mamma di Franco, figlia del nonno Nazzareno) oppure entrare in quel mondo magico che già il nonno aveva praticato con grande soddisfazione. Sappiamo quale fu la scelta di Franco e questo libro lo testimonia ampiamente. (foto proveniente da www.flickr. Per onestà storica siamo tenuti a riportare la vera origine dello scatto che riporta la seguente dicitura: “Robinson, marzo 1911”
Nella pur blindatissima vita privata di Franco, riusciamo a sapere infatti di una certa ragazzina di 11 anni che forse fece battere il cuore al giovanissimo Franco.
Vi state chiedendo cosa c’entra adesso questo?
Ebbene, quella ragazzina, apprendiamo con una certa meraviglia, è oggi la mamma di uno degli ultimi “acquisti” di quelle gloriose italiche Frecce Tricolori che tanto hanno affascinato e ancora affascinano Franco e certo non solo lui. E che lui però ha da poco conosciuto di persona!
Che dirvi di più? Ci sarebbe tanto ancora da dire, ma a questo punto non vi è venuta voglia di andare a leggere tutto intero questo bellissimo libro? Sì?
Ma certo, come potrebbe essere altrimenti. Allora tutti a bordo, magari di un Macchino, e, come faceva Franco, decolliamo attraverso le sue pagine in un fine settimana di buon tempo per:
“Scoprire la costa, addentrarsi sulle vicine montagne. Il Monte Nerone o il Catria erano le destinazioni classiche. In estate si godevano panorami bellissimi, in inverno la curiosità di andare a vedere la linea dove iniziava la neve. In giro sulle campagne cercavo di riconoscere i paesi: Mondavio al quale facevo spesso una virata bassa intorno al castello; Orciano, che si riconosceva per i due campanili che svettavano sopra il costone lungo il quale si estende il paese; Urbino con la meravigliosa vista del palazzo Ducale dall’alto…”.
Però magari stavolta il carcere schivatelo, sorvolarlo può essere pericoloso. Fidatevi.
Se è vero che il primo amore non si scorda mai, men che meno un pilota può scordare l’aeroplano con il quale ha solcato il cielo per la prima volta nel ruolo di pilota al comando. A questo sacro dogma non viene meno neanche il nostro Franco Angelotti che dedica al Macchino (il mitico Macchi MB 308) addirittura un capitolo del suo volume autobiografico, non fosse altro perchè suo nonno, già prima di lui, mise le ali proprio su quel modello di aeroplano … e quale sarebbe potuto essere il destino di Franco se non ripercorrere le orme del nonno? Le marche (la targa per intenderci) di questo esemplare di Macchino che faceva bella mostra di sè in occasione di un salone dell’aria tenutosi a Forlì tanti orsono non sono tra quelle elencate nel capitoletto “Le date e gli aerei della mia storia di volo” presente in coda al volume ma siamo certi che oggi sarebbero un ottimo veicolo pubblicitario per qualsiasi azienda casearia, Centrale del Latte o allevamento bovino … chissà che fine avrà mai fatto questo aeroplano? Che sia diventato una mozzarella? Una caciottella?(foto proveniente da www.flickr.com)
Starei qui ancora tanto, ma ora vi lascio alla lettura.
Anzi no, solo ancora un paio di cose, prima.
Qualche meritata parola sulla casa editrice del libro di Angelotti, un nome noto in questo sito, si tratta infatti di Cartabianca, piccola nobile casa editrice specializzata in testi che trattano di aeronautica e astronautica, alcuni dei quali recensiti su Voci di Hangar, come per esempio la bellissima autobiografia dell’astronauta Michael Collins (oggetto del prezioso contributo di Evandro Detti). Ma con Franco, per la prima volta, questa casa editrice si è cimentata con un libro tecnico e biografico assieme, insomma una novità anche per lei che probabilmente aprirà una nuova collana sulla sua scia.
Volume piacevole da tenere in mano, carta avorio, carattere corpo 12, non grandissimo ma leggibile, copertina flessibile e immagine davvero potente ed evocativa.
Qualche meritata parola anche sulla qualità di scrittura di Franco Angelotti (siamo pur sempre su un sito di narrativa, non dimentichiamolo).
In narrativa, come certamente sapete, esiste una regola che non si può infrangere mai: il viaggio dell’eroe. Tutte le storie sono storie di cambiamento, in meglio o in peggio. Il nostro protagonista deve sempre compiere un viaggio per ottenere ciò che desidera davvero, o per liberarsene. Deve resistere a una chiamata, farsi degli alleati con cui stringere patti e sconfiggere i nemici, magari quelli che sono solo nella sua mente, come la paura o il timore di non riuscire. Solo così sarà diverso, alla fine di una storia.
Da questa struttura narrativa non si sfugge.
E non sfugge neanche Franco che ovviamente è l’eroe del suo libro, l’eroe che appunto compie il suo viaggio e raggiunge ciò che desidera, dimostrando a noi tutti che “si può fare”. Lo fa peraltro padroneggiando la penna allo stesso tempo con rigore e libertà.Ci viene in mente che in “On writing”, il suo manuale di scrittura, Stephen King dice che ci sono due tipi di autori: i pianificatori e gli improvvisatori.
Lui è un improvvisatore, non ha un piano generale. C’è invece chi non inizia proprio a scrivere se non conosce persino il colore dei calzini del suo protagonista. Sono punti di partenza diversi e nessuno dei due è giusto o sbagliato.
L’unica cosa certa, è che una scaletta ci può aiutare nell’immaginare una storia, vera o di fantasia che sia. Franco ha avuto una scaletta d’eccezione, la sua stessa vita… meglio di così! Del resto non per niente vince premi letterari. Ah, l’ho già detto?
E va bene, repetita iuvant.
Infine l’ultima cosa: se volete sentire l’autore stesso parlare del suo libro, ho avuto l’onore e il piacere di intervistarlo per conto di Ameriaradio (la radio che non c’era) giusto qualche giorno fa nel corso di una scoppiettante intervista dedicata proprio a “Le ali sotto la giacca”. La trasmissione radiofonica “Autori&Autori” che ho l’onere e il privilegio di condurre, tra domande impertinenti, considerazioni esistenziali e curiosità aeronautiche ad ampio raggio, ci ha permesso di conoscere meglio il libro e il suo autore. Che poi sono lo stesso viaggio, non vi pare? Ed è stato un breve quanto piacevolissimo viaggio …
e dal sito di letteratura aeronautica VOCI di HANGAR
con la collaborazione della rivista VFR AVIATION
e della
FISA – Fondazione Internazionale per lo sviluppo aeronautico
nonchè della
ALTAIR PHARMA, azienda farmaceutica
e infine della
G-FORCE AERONAUTICA, azienda di manutenzione aeronautica
L’edizione 2025 conferma il sostegno economico dell’azienda farmaceutica di cui è amministratore il nostro amico Arturo Arveni, azienda che ha recentemente cambiato nome in Altair Pharma che ha sviluppato dei prodotti per il trattamento non chirurgico dell’artrosi, fratture ossee, tendiniti e neuropatie, oltre alla salute della donna. Per ultimo ha anche cura della nuova letteratura aeronautica italiana.
La G-Force Aeronautica è l’azienda aeronautica che per ultima si è aggiunta alla ALTAIR PHARMA e alla FISA nel prestare un fattivo sostegno economico alla nostra iniziativa. I titolari Fausto Giacobone e Lara Parisotto si sono detti talmenti entusiasti all’idea da voler istituire addirittura un Premio speciale (il Premio Speciale G-Force Aeronautica, appunto) che andrà a enfatizzare la prima partecipazione di un autore/autrice meritevole
Anche la società di manutenzione aeronautica G-Force Aeronautica, dopo aver sostenuto la sezione “pulcini” della XII edizione, si è dichiarata disponibile a dare man forte anche alla XIII edizione della sezione “aquile”. In che modo? Semplice! Istituendo un premio speciale che sarà appannaggio del miglior autore o autrice esordiente in seno alla platea dei/delle partecipanti. E come volete che si possa chiamare il premio in questione? Ma certo: Premio speciale G-Force Aeronautica!
Inoltre è con malcelata soddisfazione che gli organizzatori sono orgogliosi di annunciare che anche la XIII edizione del Premio vede rinnovato e anzi più che mai consolidato il preziosissimo sostegno offerto dall’ADA – Associazione Donne dell’Aria in virtù del medesimo scopo istituzionale (la diffusione della cultura aeronautica nel nostro Paese). Questa meritoria associazione composta da sole donne che praticano o hanno frequentato la dimensione “aria”, ha aderito con costruttivo entusiasmo alla richiesta degli organizzatori di sostenere ancora una volta l’iniziativa culturale che è alla base del Premio.
E’ un’azienda dinamica operante nell’ambito della salute. Nata dalla scissione di un ramo di azienda della VR Medical, Altair Pharma è un azienda specializzata nelle terapie per il sistema muscolo-scheletrico e produce prodotti per il trattamento non chirurgico dell’artrosi, fratture ossee, tendiniti e neuropatie. Altair Pharma è altresì specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti per la salute della donna, con una linea di prodotti ginecologici per il trattamento osteopenia e osteoporosi, sindrome dell’ovaio policistico e cistite. Altair Pharma collabora con ricercatori universitari e centri di ricerca, e vanta un team di professionisti altamente qualificati che lavorano quotidianamente per offrire ai medici e pazienti prodotti innovativi per la salute e terapie all’avanguardia
RACCONTI TRA LE NUVOLE rimane un premio letterario a tema squisitamente aero/astro-nautico e aperto solo e unicamente ai racconti; dunque racconti di volo, di cielo, di piloti, cosmonaute, insetti, nuvole e ogni altra entità organica e inorganica purché appartenente alla dimensione aerea e spaziale. Aviazione, spazio, viaggi interstellari, e tutto quanto voli, dentro e fuori l’atmosfera terrestre.
Come già avvenuto nelle precedenti edizioni, gli organizzatori del Premio hanno definito un tema suggerito così definito:
“Le pacifiche imprese aviatorie dei piloti (e non solo) a bordo dei velivoli della Regia Aeronautica italiana”.
L’associazione, composta da soli membri di sesso femminile, è apartitica e apolitica nonché senza fini di lucro. Si prefigge, tra le altre, di divulgare la cultura aeronautica e, ovviamente, è destinata a coinvolgere le donne che fanno parte della famiglia aeronautica. Già nell’edizione 2023 e 2024 ha fornito il suo sostegno al Premio attribuendo il “Premio speciale ADA” e fornendo ben quattro giurate scelte tra le associate, Presidente compreso. Dunque un sodalizio che si consolida e che al Premio ha innegabilmente giovato in termini qualitativi giacchè la sensibilità e la lungimiranza delle giurate ADA è divenuta proverbiale.
In effetti il tema suggerito è stato sfiorato in numerosi racconti nel corso delle precedenti edizioni e trae ispirazione dal centenario di un evento che, ancora oggi, con la tecnologia aeronautica odierna, rimane comunque un’impresa difficilissima da realizzarsi: una trasvolata a tappe di 55 mila chilometri praticata a bordo di un anfibio biplano monomotore biposto … ma di questo ve ne abbiamo già dato conto nel comunicato nr 1 cui vi rimandiamo.
Dunque un tema suggerito che pone enfasi su imprese e uomini che hanno segnato la storia aeronautica del nostro Paese.
L’associazione italiana che promuove lo sviluppo, la diffusione e l’approfondimento di tutte quelle tematiche inerenti il patrimonio culturale e tecnologico che gli aeromobili rappresentano. Un gruppo di piloti o semplici sostenitori simpatizzanti che si prefiggono di cercare, valorizzare e restaurare in condizioni di volo aeromobili storici. Il 2024 è stato un anno particolarmente significativo per l’associazione giacchè ricorreva il ventennale dalla sua fondazione, tuttavia sono sempre innumerevoli le iniziative in cui si cimenta l’associazione … e tra queste non sarebbe potuta mancare certo RACCONTI TRA LE NUVOLE.
Ovviamente i racconti che conterranno riferimenti al tema suggerito godranno di una valutazione preferenziale da parte della giuria: maggiore la qualità e l’originalità dei riferimenti al tema suggerito presenti nel testo, più generosa sarà la valutazione da parte della giuria. Pur tuttavia – lo ricordiamo – rimane il tema generico aero/astro-nautico che è il cardine attorno al quale ruota il Premio.
Ricordiamo inoltre che anche quest’anno il regolamento prevede la fornitura di una fotografia dell’autore/autrice. Al fine di dare un volto al loro nome e cognome, lo scatto verrà utilizzato nella pagina web del Premio e di VOCI DI HANGAR. Preferenzialmente dovrà essere a colori e dovrà ritrarre in primo piano l’autore/autrice benché uno “sfondo aeronautico” non verrà certo disdegnato.
VFR Aviation ogni mese ti porta in quota con informazioni, notizie, tecnica, curiosità su tutto ciò che vola. Che pesi pochi grammi o qualche tonnellata, voli a poche decine di metri da terra o nella stratosfera, sia costruito in catena di montaggio o in un garage, abbia volato un secolo fa o da poche ore. Aerei e piloti su VFR Aviation non sono ipiù in edicola ma vi raggiungereanno direttamente a casa attraverso la copia cartacea in abbonamento oppure, come di consueto, a portata di click. Perché la passione per il volo non si spegne mai, neanche quando le ruote (dell’aeroplano, beninteso) occano terra.
Rimangono inalterate:
partecipazione rigorosamente gratuita,
giuria prestigiosa e anonima fino alla dichiarazione dei vincitori
pubblicazione gratuita dei racconti finalisti nell’antologia del Premio edita dall’editore LOGISMA,
volo gratuito a bordo di un velivolo monomotore HAG,
pubblicazione dei racconti non vincitori nel sito VOCI di HANGAR, targhe e diplomi di partecipazione.
il “premio speciale ALTAIR PHARMA” che verrà attribuito al racconto più meritevole secondo il giudizio insindacabile dell’amministratore dell’azienda.
il “premio speciale ADA” che verrà attribuito – come già avvenuto nella precedente edizione – da apposita giuria composta da sole associate ADA al racconto che abbia una donna quale protagonista principale e di cui l’autrice sia appunto una donna.
FISA – Fondazione Internazionale per lo Sviluppo Aeronautico. E’ un’associazione che promuove la disciplina sportiva e ricreativa del volo con particolare riguardo al Volo a Vela come strumento di educazione e formazione personale e sociale
La vera grandissima novità della XIII edizione è che RACCONTI TRA LE NUVOLE, “sezione Aquile” ha inizio proprio in concomitanza con la chiusura della “sezione “Pulcini”; in tal modo avviene idealmente il “passaggio della piuma” tra la sezione “pulcini” e quella delle “aquile” giusto a far intendere che non si può diventare “aquile” se prima non si è stato “pulcini”. E non solo: che la scrittura (come il volo) è una passione che va coltivata e stimolata sin da piccini affinchè possa crescere e svilupparsi secondo la sua naturale inclinazione.
E’ un editore con una valida collana a carattere aeronautico nella quale vicende moderne e più lontane nel tempo si alternano. Si è occupa ormai da ben dodici edizioni della stampa e della diffusione dell’antologia del Premio.
Alla luce dell’uso recente sempre più sconsiderato e disinvolto uso degli strumenti basati sull’intelligenza artificiale, il regolamento della XIII edizione conferma, come già la precedente edizione, il divieto assoluto di uso di simili prodotti informatici giacché i testi forniti dovranno essere il frutto del solo genio creativo di autori/autrici in carne e ossa sebbene supportati da ricerche storico/bibliografiche praticate anche a mezzo di supporti informatici come motori di ricerca, siti web, ecc ecc.
A questo punto vi preghiamo di rompere gli indugi perché l’atterraggio della XIII edizione – 2025 di RACCONTI TRA LE NUVOLE è prevista per il 31 maggio mentre per il 1 agosto è fissata la divulgazione dei nomi dei 20 finalisti. Viceversa, per quanto riguarda la classifica finale e proclamazione del vincitore, occorrerà invece attendere fino al 1 settembre. Vi suggeriamo altresì di leggere il regolamento in basso ove sono contenuti tutti i dettagli, tutte le risposte (si spera) ai vostri dubbi o riserve alla vostra partecipazione.
E ora … scaldate i motori e … di corsa a scrivere!
XII edizione Premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE – 2024 – sezione “pulcini”
COMUNICATO STAMPA
nr 16 del 01 marzo 2025
E’ scoccata alla mezzanotte di oggi, ora locale del Pollesine, la data fatidica in cui i “Pulcini” sono usciti dall’incubatrice e si sono lanciati nel primo volo (poco più che un saltello) della loro esistenza pulciniana. Intonavano arie di opera lirica composte da loro medesimi.
Tradotto: è scaduto inesorabilmente il termine ultimo di presentazione dei racconti partecipanti alla nuova sezione “pulcini” dell’unico Premio letterario italiano dedicato al mondo aero/astro-nautico riservato ai bambini e alla bambine in età 8-10 anni.
In queste ore la Segreteria si sta rimettendo dal grave trauma occorso dalla ricezione di numerosi racconti inviati tutti allo scoccare del canto del gallo (il padrone dell’aia) e dunque sta procedendo alla verifica delle uova rotte … pardon, dei testi schiusi in giornata.
Nei prossimi giorni sapremo dire ufficialmente quanti “pulcini” si sono involati e, come da programma, chi ha eseguito il volo più lungo.
Nel frattempo: occhio alla chioccia! Scusate: al prossimo comunicato.
XII edizione Premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE – 2024 – sezione “pulcini”
COMUNICATO STAMPA
nr 15 del 19 febbraio 2025
Si avvicina inesorabilmente il termine ultimo di presentazione dei racconti partecipanti alla nuova sezione “pulcini” dell’unico Premio letterario italiano dedicato al mondo aero/astro-nautico. Il prossimo venerdì 28 febbraio scadrà infatti la data fatidica per quei bambini e quelle bambine che vorranno inviare le loro composizioni narrative fiduciosi di conseguire, a suon di fantasia e di buon uso della grammatica italiana, un premio assolutamente concreto: materiale didattico per la classe di appartenenza del vincitore/vincitrice oltre che riconoscimenti vari riservati allo scrittore o scrittrice in erba nonché una giornata di gioco all’insegna del mondo aeronautico e dello spazio.
Esortiamo perciò i “pulcini” a inviarci i loro racconti così come già numerosi hanno già provveduto a fare, supportati e stimolati dalle loro “chiocce” (le loro maestre) che hanno avuto la pazienza e la tenacia di rendere l’adesione al nostro Premio un progetto didattico a tutti gli effetti.
Ringraziamo allora i “pulcini” e le “chiocce” per l’impegno profuso e auguriamo loro di spiccare il volo quanto prima.
L’indomani il 28 febbraio, ossia sabato 01 marzo, prenderanno invece il volo le “aquile”, ossia gli autori e le autrici che potranno leggere finalmente per intero il nuovo regolamento della XIII edizione di RACCONTI TRA LE NUVOLE loro riservata e, se pronti al decollo, cominciare a inviarci la loro composizione narrativa.
Del “tema suggerito” abbiamo già dato conto nel precedente comunicato e lo ritroveremo come parte integrante del regolamento sopracitato, viceversa ci teniamo a sottolineare il passaggio della piuma virtuale tra la sezione “pulcini” e la sezione “aquile” giacché, terminata il balzello della prima il 28 febbraio, comincerà a rullare e poi involarsi il 1 marzo la seconda costituendo così un sottile auspicio per i bambini/e affinché crescano guardando il cielo e al contempo affinché gli adulti lo solchino (loro che possono) con lo stupore e la genuinità innata dei bambini/e. A tutti loro auguriamo il nostro più beneaugurale in becco alla chioccia e in becco all’aquila!
e con l’insostituibile collaborazione dell’ADA (Associazione Donne dell’Aria),
sono lieti di annunciare anzitempo il tema suggerito della XIII edizione – 2025 del premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE.
Lo scopo è di fornire agli autori/autrici un più ampio margine di tempo per la stesura dei racconti, fermo restando che le composizioni potranno essere inviate alla Segreteria del Premio solo a partire dal 01 marzo 2025, data in cui verrà pubblicato il bando di concorso nella sua interezza. II presente comunicato s’intende perciò quale una brevissima anticipazione di quello che sarà il regolamento vero e proprio del Premio.
Inoltre ci teniamo a precisare che chiunque potrà partecipare con uno o più racconti a tema genericamente aero/astro-nautico oppure uno o più composizioni che trovino ispirazione dal tema suggerito. In tal caso il racconto o i racconti godranno di un piccolo bonus automatico in termini di valutazione da parte della giuria.
Ciò premesso, permetteteci una breve digressione storica:
il 7 novembre 1925, sulle rive del Tevere, in quel porto fluviale di Roma che da allora reca il suo nome, si concludeva in un tripudio di folla la trasvolata di 55’000 chilometri di Francesco De Pinedo. E del suo fido motorista Ernesto Campanelli.
A bordo del famoso idrovolante biplano SIAI S.16ter, soprannominato affettuosamente “Gennariello” in onore del santo protettore di Napoli (citta natale di De Pinedo), essi attraversarono a tappe tre continenti volando a Roma via Shangai-Hong Kong-Hanoi-Saigon-Calcutta-Nuova Delhi-Karachi-Persia-Egeo dopo aver circunvolato l’Australia e toccando nientemeno che il Giappone. Partendo da Roma, beninteso.
A distanza di 100 anni da quel memorabile evento l’HAG e VOCI DI HANGAR intendono onorare la memoria di Francesco De Pinedo e di Ernesto Campanelli ma anche di tutti che i piloti (e non solo) italiani della Regia Aeronautica che si cimentarono in imprese aviatorie di pace a bordo di velivoli; imprese pressoché impossibili per l’epoca e a tutt’oggi ancora assai difficili da ripetere. E l’elenco è molto lungo, credeteci …
A quei piloti e al loro coraggio (o incoscienza?) va il nostro ricordo e la nostra ammirazione giacché divenuti portabandiera dell’italianità nel mondo nonché mirabili strumenti del progresso dell’aviazione civile e militare italiana e – oseremmo dire – anche mondiale.
“Le pacifiche imprese aviatorie dei piloti (e non solo) a bordo dei velivoli della Regia Aeronautica italiana”
costituiscono perciò il tema preferito della XIII edizione di Racconti tra le nuvole, edizione 2025.
A titolo esemplificativo ci corre l’obbligo di esprimere alcune precisazioni utili per scardinare la formulazione sintetica del tema suggerito che a più di qualche autore/autrice apparirà criptica, dunque pregna di insidie. Vi assicuriamo che non intendiamo attirare chicchessia in trabocchetti e dunque …
Anzitutto non potranno essere oggetto dei racconti quelle attività aeronautiche militari a carattere cruento come purtroppo la Forza Aerea svolse durante i diversi eventi bellici che si verificarono in quel periodo storico. Dunque solo imprese aviatorie pacifiche, ossia con finalità sportive o di record che diedero lustro al nostro Paese e costituirono un traguardo tecnologico e di audacia umana in taluni casi a tutt’oggi insuperata.
In una giovanissima forza armata come fu la Regia Aeronautica, non solo i piloti ma anche i cosiddetti “specialisti” (ossia i motoristi, i marconisti, i montatori, gli avionici, gli strutturisti e tutte le altre specialità professionali) fornirono un contributo determinante al felice esito di quelle imprese compiute all’epoca. In altri termini i racconti partecipanti potranno avere quali protagonisti non solo i celebrati piloti come Francesco De Pinedo ma anche i membri del personale tecnico come l’insostituibile motorista Ernesto Campanelli che fu parimenti artefice della memorabile trasvolata sopracitata.
Per definizione i “velivoli” sono tutte quelle macchine volanti più pesanti dell’aria (aerodine) che sono dotati di una o più ali fisse e di organo motopropulsore. S’intende perciò che si tratta di aeroplani (che decollano e atterrano da superfici solide, ossia terrestri o più semplicemente, gli aeroporti), idrovolanti (che decollano e atterrano da superfici liquide come laghi, fiumi e mari) e infine anfibi che, come indica evocativamente il termine, hanno la capacità di decollare/atterrare da superfici indifferentemente solide e liquide. E’ implicito perciò che non potranno essere inviati racconti che avranno come soggetto imprese aviatorie compiute a bordo di aerostati, ossia palloni aerostatici e dirigibili. Non possiamo infatti ignorare che, almeno fino alla fine degli anni ’20, questo tipo di aeromobili ebbero ampio uso tra le fila della Regia Aeronautica, tuttavia la missione polare operata a mezzo del dirigibile Italia nel 1928 – consentiteci l’anteprima – sarà oggetto del tema suggerito dell’edizione del Premio nel 2028 quando ricorrerà giusto appunto il centesimo anniversario di quella tragica missione. E sarà un tema suggerito assai Nobile, ne siamo certi.
Il periodo storico contemplato dal tema suggerito va dalla fondazione della Regia Aeronautica (1923) fino alla sua conversione in Aeronautica Militare (avvenuta ufficialmente dopo il giugno 1946, ossia quando fu proclamata la Repubblica Italiana a scapito della monarchia).
Inutile sottolineare che, nonostante il tema suggerito abbia un taglio marcatamente storico, i racconti potranno contemplare contenuti di pura o parziale fantasia, ossia potranno trovare spunto da eventi realmente accaduti ma non dovranno necessariamente contenere la radiocronaca minuto per minuto di quegli stessi accadimenti. Allo stesso modo i personaggi storici che furono i fautori di quegli eventi memorabili potranno non essere i veri protagonisti dei racconti oppure potranno apparire fugacemente accanto ai veri protagonisti/e della composizione letteraria.
Infine il taglio storico-militaresco del tema suggerito non deve scoraggiare gli autori e ancor più le autrici giacché lo scopo malcelato del Premio è quello di stimolare la cultura aeronautica anche attraverso la ricerca storica, la consultazione di testi divulgativi, biografie e cronache dell’epoca. Inoltre siamo certi che i partecipanti e soprattutto le partecipanti sapranno costruire delle storie parallele a quelle originali in cui, ad esempio, le mogli o la famiglie di questi celebrità della storia aeronautica rivestiranno un ruolo di primo piano anziché il volo record o la trasvolata di gruppo storicamente registrata.
Ciò precisato, a questo punto permetteteci di augurare agli autori/autrici che intendono partecipare a RACCONTI TRA LE NUVOLE, edizione 2025, un semplice quanto sincero augurio di buona scrittura.
Nota della Redazione: in copertina l’immagine di uno speciale “gioco dell’oca” che fu elaborato per celebrare l’impresa aviatoria di Francesco De Pinedo e Ernesto Campanelli. Immagine proveniente da: http://www.giochidelloca.it/scheda.php?id=840
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Aforismi
Nessun uccello vola appena nato, ma arriva il momento in cui il richiamo dell’aria è più forte della paura di cadere e allora la vita gli insegna a spiegare le ali
(Luis Sepúlveda)
frasicelebri.it
Q.T.B.
PILOTA: vario elettrico da tarare. Non sente MC Readi e Solfar . MECCANICO: Sistemato solo vario pneumatico .
(Suggerita da Big Mark)
Check-In
SECURITY: Signore, ma lei nel bagaglio a mano ha un coltello da sub e una fiocina! PASSEGGERO: E io cosa ci vado a fare al mare?