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Nonno canarino


Lassù gli uccellini volano liberi, spensierati e… uniti.

Quaggiù, invece, c’è mio nonno che ha volato tanto.

Io ho un nonno che faceva l’ingegnere aeronautico e costruiva aerei. Quando me ne parla, chiudo gli occhi e mi sembra di essere lassù, nel cielo azzurro, a volare su un aereo giallo, come Canarino, l’aereo della coraggiosissima Amelia Earhart, che è stata la prima donna aviatrice.

Lui ora non può più volare, perché è molto anziano, però fa volare me con i suoi racconti. Io, per ringraziarlo, gli faccio tanti disegni di aerei e lui li conserva tutti. Ha anche alcuni modellini e tante foto degli aeroplani che ha costruito o revisionato durante la sua carriera, come il BR1150 Atlantic, il G222, l’ATR42, l’ATR72, l’F104, il G91 e tanti altri.

Il nonno è stato davvero un po’ un uccellino: anche se prima era un ingegnere, in vista della pensione ha preso il volo. Quando è andato all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli è diventato G.A.R.I. (Genio Aeronautico Ruolo Ingegnere). Pilota lo è diventato solo più tardi.

Lo ha desiderato tantissimo, il suo sogno si è avverato e ha messo le ali.

A me piace volare e sono già andata su qualche aereo, ma mai insieme al nonno.

Avrei tanto voluto fare una volatina con lui, e lui mi fa volare… con la fantasia.

«Nonno, raccontami di quando volavi con gli aerei!» gli dico spesso. E lui, paziente, racconta.

Il primo volo mio nonno l’ha fatto con un famoso collaudatore di volo, il Capitano Peracchi. Il nonno era emozionato, perché era il suo primo volo. Il collaudatore gli aveva spiegato cosa si doveva fare in volo e gli aveva affidato il compito di tenere le comunicazioni con la radio. Ad un certo punto il collaudatore iniziò una tirata a sessanta gradi e gli chiese di comunicare alla radio. Quando mio nonno cercò di premere il bottone per parlare, si accorse che doveva fare uno sforzo per muovere la mano e in quel momento capì che cosa era effettivamente l’accelerazione di gravità, anche se in teoria l’aveva ampiamente studiata all’università. E, anche se sapeva cosa succedeva in volo, si emozionò tantissimo.

Ma questa fu soltanto la prima delle sue avventure…

Dopo che il nonno prese il brevetto di volo, fece molti altri voli, e tra questi mi ha raccontato di quando fece per la prima volta la manovra che si chiama “la vite”. È decollato, è salito a duemilacinquecento metri, ha ridotto pian piano la velocità fino a quando l’aereo non si reggeva più in volo orizzontale. Allora il nonno mosse col piede il timone di direzione tutto da una parte e il velivolo iniziò ad avvitarsi su sé stesso, puntando il muso verso il terreno che si vedeva avvicinare velocemente. Dopo tre giri, il nonno azionò il timone di direzione in senso contrario alla rotazione, che si fermò, e il velivolo ritornò a volare orizzontalmente. Alla fine il nonno, che si era sentito lo stomaco risalire in gola, contento che la manovra fosse andata bene, portò l’aeroplano ad atterrare e tutto si concluse felicemente. L’aereo si chiamava CAP 10 ed era giallo e rosso. E io penso a Canarino, che però era un biplano tutto giallo.

Anche il mio bisnonno paterno era un aviatore e pilotava i biplani. Volava in Cina, negli anni Trenta del secolo scorso, su aerei con la carlinga aperta e ciò gli procurò l’asma da fieno, malattia tipica dei piloti di questo tipo di aeroplani.

Mio zio, il fratello di mia mamma, è pure lui un ingegnere aeronautico e un ufficiale dell’Aeronautica, come suo papà, mio nonno.

Mia mamma, invece, è un’archeologa e non pilota gli aerei, però ha volato anche lei con mio nonno su un P-68, per scattare delle foto aeree ai siti archeologici per la sua tesi di laurea. E alla fine l’istruttore di volo che li accompagnava le ha fatto eseguire la manovra di atterraggio assieme a lui.

Anche io vorrei imparare a volare, ma ci proverò da grande perché ora ho solo dieci anni. Farò la naturalista e userò gli aerei per i miei documentari dall’alto. Non sarò aviatrice per lavoro, ma volerò lo stesso.

Perché il volo non è solo un lavoro ma libertà, secondo me, e la libertà unisce tutti.

Il volo unisce, basta pensare all’associazione aeronautica delle “Novantanove”, la prima unione di donne pilota in un tempo in cui le donne non erano considerate tanto brave quanto gli uomini in molte cose, come pilotare un aereo. Il volo le ha rese uguali agli uomini.

Il volo unisce me, la mamma, lo zio, il nonno, il bisnonno, Amelia Earhart e uomini e donne di tutti i tempi, di tutte le generazioni e di tutti i luoghi. Tutti abbiamo le ali, basta saperle aprire. Come se fossimo tutti una grande famiglia e noi tutti fratelli e sorelle.

Quanti uccellini ci sono nella mia vita!



§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§

# proprietà letteraria riservata #


Nota della Redazione: in copertina un North American T6 Texan che, con una livrea completamente gialla, fu soprannominato dagli allievi piloti militari italiani: “Giallone”. Assieme al famosissimo Piper J3 pure tutto di colore giallo (ma con il fulmine nero, che ne attraversa la fusoliera)  sono gli equivalenti moderni del biplano Kinner Airster  “Canary” (canarino, appunto) della trasvolatrice statunitense  Amelia Earhart.


Casilda CHIARA Cevoli

Racconti tra le nuvole – Premiazione atterrata!



Logo Racconti Tra Le NuvoleX edizione Premio letterario “Racconti tra le nuvole”

COMUNICATO STAMPA

nr 9 del 17 ottobre 2022




Si è volato alti, molto alti domenica 16 ottobre nei cieli di Bagnoli di Sopra in provincia di Padova. Anzi si è volato altissimi, senza il consumo di una goccia di carburante, senza emettere il benché minimo rumore, senza necessità di piano di volo e senza l’ausilio di apparati di radio-navigazione.

Ha volato un gruppo di amici, appassionati di volo e di narrativa aeronautica a bordo della sede sociale dell’HAG con decollo da- e atterraggio a- l’aviosuperficie “Il Dominio di Bagnoli”.

Si è volato grazie alla forza inesauribile della fantasia e con la propulsione dei racconti finalisti della X edizione del premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE organizzato giusto appunto dall’HAG e da VOCI DI HANGAR. Ovviamente con la preziosa collaborazione della FISA (Fondazione Internazionale per lo Sviluppo Aeronautico), la rivista VFR AVIATION, l’editore LOGISMA e l’azienda farmaceutica VR MEDICAL. 

Decollati! Volo: X edizione RACCONTI TRA LE NUVOLE. Destinazione: cielo. Autonomia: illimitata. (fotografia del command Fernando che, in questa occasione pilota solo una macchina fotografica) 

In cabina di pilotaggio il segretario del premio, Marco Forcina, coadiuvato dal primo ufficiale Franca Vorano, mentre i passeggeri venivano amorevolmente assistiti dal capo equipaggio, Andrea Rossetto, vice presidente dell’HAG e dal tecnico di volo, Sergio Cobuccio, che si è occupato dei sistemi audiovisivi di bordo. Come poi non citare Gherardo Lazzeri? … che ha consegnato le antologie (non le riviste o i quotidiani). E Arturo Arveni? … medico di bordo, che ha dispensato integratori per l’artrosi ai bisognosi seduti in poltrone in configurazione ad alta densità.

Il volo è decollato con la presentazione degli organizzatori e degli sponsors ma ha subito preso quota con le anticipazioni dei racconti a opera dei medesimi autori/autrici presenti a bordo.

Uno dopo l’altro i passeggeri hanno volato sopra alle più disparate e imprevedibili storie di guerra, di eroismo, di sorellanza oltre che di fratellanza, e hanno attraversato cieli pieni di cumuli vaporosi, di traccianti mortali o di materiali paracadutati. Tanti modi per declinare il volo, l’aviazione, i piloti, le macchine volanti, la storia dell’aviazione e molto altro.

No, la macchina da scrivere la vincitrice della X edizione di RACCONTI TRA LE NUVOLE, all’anagrafe Rossana Cilli (a suo dire: Rossana come le famose caramelle e Cilli come “imbecilli” senza “imbe”), non se l’è portata da casa per prendere appunti bensì le è stata consegnata dal Segretario, al secolo Marco Forcina (Marco come la moneta tedesca e Forcina come quelle dei capelli) per conto della FISA (Fondazione Internazionale per lo Sviluppo Aeronautico). Il simulacro di un’antica Olivetti “lettera ??” dispone però di un unico foglio prestampato ove è possibile leggere un breve stralcio del racconto vincitore: ” … per la prima volta i loro pensieri prendono così a vagare inquieti dentro il mondo sconosciuto delle proprie coscienze” . Nell’altra mano Rossana mostra orgogliosa la mattonella consegnatale in premio da VOCI DI HANGAR. Parrebbe che la mattonella in questione provenga dal fallimento di un negozio di ceramiche, qualcuno invece sostiene che faccia parte di un lotto di un cantiere edile del bonus 110! (foto del command Fernando. Ma non c’ha da volare?)

Il volo più affascinante è stato però quello diretto “Verso Nord” della pluripremiata scrittrice romana Rossana Cilli. Un volo denso di brividi (e non per l’alta quota o la latitudine polare). La sua mirabile composizione può essere interpretata come la metafora dell’occasione costruita ad arte per offrire un’opportunità di redenzione altrui. Ma non prima di una inarrestabile picchiata verso il baratro; una sorta di Purgatorio nell’aria per chi ha molto da farsi perdonare da quel semplice uomo chiamato “pilota al comando”.

Lo statuario Arturo Arveni, amministratore dell’azienda VR MEDICAL, ha appena consegnato l’omonimo premio speciale nelle mani di Massimo Conti il quale, con fare molto circospetto, cerca di defilarsi con il malloppo, ops, trofeo. (foto del command Fernando che ha tentato uno scatto con fotomontaggio immediato ma nulla può la tecnologia digitale di fronte ai 2 metri di statura di Arturo: non è Massimo che è minuto … è Arturo che è altissimo!). Fotografie a  cura di Fernando Bucciolotti

Nondimeno entusiasmante è stato il volo di Massimo Conti che ha condotto tutti sopra le rovine di Berlino nel corso del famoso ponte aereo, durante la Guerra Fredda, nell’istante preciso in cui un bambino esclamava: “Scende uva passa dal cielo”.

Per inciso, Massimo è il vincitore del premio speciale VR MEDICAL, edizione 2022.

Dopo quasi due ore di volo, assolutamente piacevolissime, è avvenuto il soffice atterraggio per poi rullare in hangar nella vicina Tribano e consumare, sempre assieme, un succulento pranzo conviviale.

E’ stata l’occasione per gli autori/autrici per fraternizzare, scambiarsi impressioni, sfottò e per intonare anche il beneagurale saluto aeronautico Gheregheghez a chiusura di una giornata che voleva essere ufficialmente la premiazione di un premio letterario ma che si è rivelata l’incontro di fratelli e sorelle figli della stessa passione: il cielo e la scrittura creativa a carattere aeronautico.

Non è finita – come al solito – a tarallucci e vino … bensì a pan di spagna e crema al cioccolato con sopra una guarnitura di panna di nuvole e di cielo azzurro. Di chi era la festa, chiederete voi? Che domanda! … ma delle autrici e degli autori di RACCONTI TRA LE NUVOLE 2022! (foto realizzata – non si come – dal command Fernando)

E allora arrivederci al prossimo decollo di RACCONTI TRA LE NUVOLE … ossia non più tardi di marzo 2023 con la pubblicazione del bando di concorso della XI edizione.

Ma quello è un altro volo e ve ne parleremo quando la lista passeggeri verrà aperta. Alle scrittrici e agli scrittori decidere la rotta e gli spazi aerei da attraversare.




Nota della Redazione.

In copertina foto di gruppo degli autori/autrici presenti alla premiazione.

Fotografie a  cura di Fernando Bucciolotti

Il sogno di Alice

Il regolamento del Premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE (di cui siamo co-organizzatori assieme agli amici dell’HAG – Historical Aircraft Group) è davvero feroce: ammette la partecipazione di soli racconti. D’altra parte già il titolo lo evoca chiaramente … RACCONTI, appunto e null’altro.

Sempre più frequentemente accade però che giungano alla Segreteria del Premio delle composizioni letterarie che non hanno le fattezze tipiche del racconto. Certamente – occorre precisarlo – non esistono dei lineamenti rigorosissimi per definire i connotati di un vero racconto  rispetto  ad un testo giornalistico o di un racconto dal taglio favolistico. Certo che no, tuttavia è pur vero che i connotati del racconto ideale sono abbastanza codificati sebbene sussista un certo margine di interpretazione. Purtroppo questo margine si annulla completamente quando un testo si presenta in rime baciate o in cui il protagonista parlante è un oggetto inanimato. Nella fattispecie il margine di interpretazione concesso alla Segreteria del Premio va a farsi benedire e i sedicenti racconti devono essere additati come infiltrati e dunque allontanati con garbo.

Non siamo certi che l’autrice l’abbia immaginata così … ma potrebbe somigliare all’ istruttore Medina, il Vice Grande Nuvola, non vi pare? (foto proveniente da www.flickr.com)

Nell’ultima edizione del Premio è accaduto in diverse occasioni. Troppe. E  – lo dobbiamo ammettere – abbiamo cominciato a dubitare della bontà del regolamento e dello zelo della Segreteria nell’espletare la sua funzione di verifica preliminare dei testi. Che il regolamento sia poco chiaro? Che la Segreteria cerchi il pelo nell’uovo? Forse … ma analizzando ogni singola situazione ci siamo convinti che la voglia e l’entusiasmo degli autori/autrici è stata tanta e tale che, pur di partecipare al Premio, alcuni di loro hanno letteralmente dimenticato il cardine fondamentale del regolamento: possono partecipare solo e unicamente racconti.

E’ probabilmente caduta in questa terribile trappola Emma Lucietto che ha fatto pervenire alla Segreteria del Premio una piacevole composizione … peccato che si trattasse di una favola anziché un racconto. 

Benché il prologo del testo non sia contraddistinto dal canonico “c’era una volta”, è apparso subito chiaro che una goccia parlante e pensante può appartenere solo all’universo fiabesco. 

Perciò potrete facilmente immaginare  il disappunto della provato Segreteria nel costatare, suo malgrado, la non rispondenza del sedicente racconto “Il sogno di Alice” ai requisiti del regolamento … tuttavia l’amarezza si è progressivamente mitigata scorrendo riga dopo riga giacché la favola ha oggettivamente tutta una sua originalità e un fascino sottile, quasi leggiadro. Ma lo stupore maggiore, giunti all’ultima sillaba, si è manifestato quando la Segreteria è andata a rilevare i dai anagrafici dell’autrice, non fosse altro per informarla dell’equivoco e della necessità di rielaborare il testo pena  l’esclusione dal Premio.

Una bella immagine di Alice in un momento di svago assieme alle sue amiche gocce (foto proveniente da www.flickr.com)

Ebbene, appurato l’indirizzo e-mail, l’occhio è caduto inevitabilmente sulla firma del genitore prevista per gli autori minorenni e immediatamente dopo sulla data di nascita di Emma.

Vi risparmiamo i visi basiti e le espressioni di sorpresa ma il senso era: “Ma ha solo dieci anni!”. Dopodiché lo zelo e il senso di correttezza nei confronti dei partecipanti del Premio hanno paurosamente vacillato e la domanda che è rimbalzata da un membro all’altro della Segreteria è stato: “La contatti tu?”

A farla breve, la favola di Emma non poteva essere inserita tra i racconti partecipanti alla X edizione di RACCONTI TRA LE NUVOLE ma essere pubblicata nel nostro hangar, questo sì, eccome! E con nostra grande soddisfazione perché non accade tutti i giorni di incappare in un’autrice tanto promettente.

Non ci è dato sapere quanto la maestra – bontà sua – e la famiglia di Emma – bontà loro – abbiamo contribuito o siano stati determinanti nella stesura della favola; oppure non sapremo mai (solo il tempo ce lo dirà) se questo testo rimarrà un fenomeno estemporaneo o avrà un seguito … tuttavia ci piace pensare che, nonostante le vicissitudini e le distrazioni che inevitabilmente attraverseranno l’esistenza di Emma, il suo talento possa consolidarsi e trovare il suo naturale sfogo nella scrittura creativa. Come pure in mille altre attività, chi può dirlo?

Fotoritratto della goccia Alice (foto proveniente da www.flickr.com)

L’autrice avrà sicuramente occasione di evolversi semplicemente crescendo, vivendo a pieno le proprie esperienze, compiendo il suo percorso scolastico-formativo, conoscendo il mondo e tanti esempi di umanità. Avrà modo di cambiare anche radicalmente rispetto a quella che conosciamo oggi e magari, a distanza di una manciata di anni, neanche si riconoscerà in quanto ha scritto e favoleggiato. Oppure ne farà la sua professione, chissà? Poco male. Ci avrà comunque regalato una piccola emozione e di questo non possiamo che esserle riconoscenti.

Una questione è certa: a noi il microcosmo della goccia Alice, il suo desiderio di volare sull’arcobaleno e la sua amica Stella hanno colpito emotivamente.  Forse perché ci ha sorpreso che in una bambina di dieci anni (e quindi nella sua composizione) sia così forte il sentimento dell’amicizia come pure la caparbietà, ossia il desiderio di raggiungere uno scopo apparentemente impossibile. Non ultimi i valori universali come la generosità, la riconoscenza o la sorellanza.

E’ pur vero che le fiabe sono molto soggettive perché talune ci travolgono e talaltre ci lasciano del tutto indifferenti. Dipende da persona a persona e soprattutto dallo stato d’animo di quella persona nel momento precisa della loro lettura. Forse ci stiamo rammollendo? Stiamo diventando dei mollacchiosi sentamentalisti? Forse. Ma prima di esprimere opinioni sulle altrui debolezze leggete “Il sogno di Alice” e poi ne riparleremo. Intesi?


Favola / Breve

Inedito

Ha partecipato alla X edizione del Premio letterario “Racconti tra le nuvole” – 2022


Il sogno di Alice


Al risveglio o poco dopo, vieni accolto dal Sole e spinto di nuovo in alto, galleggi fluttuante nell’aria e poi … eccomi qua; sono Alice e ho deciso di raccontarvi la mia storia … naturalmente … sono una goccia!!!!

Abito a Pioggiandìa, un piccolo paese tra le nuvole di Catinelle e quelle di Rovesci, dove frequento l’istituto Tito Dritto, una scuola di volo nel vuoto per giovani gocce.

La mia vita era un circolo “noioso”: andavo a scuola, volavo a casa, giocavo con gli amici … le solite cose che accadono tutti i giorni in tutte famiglie di gocce del mondo. Fortuna che, una volta l’anno, c’è un giorno molto speciale che tutte noi gocce aspettiamo: il cielo diventa plumbeo, le nuvole si gonfiano e noi gocce veniamo lanciate giù in picchiata a vedere posti del mondo in cui non siamo mai state prima!

E’ il Giorno della Caduta, così lo chiamiamo, e può diventare il momento più bello della vita di una goccia perché in quel giorno i nostri sogni nel cassetto, con un po’ di fortuna, possono realizzarsi.

Una mattina arrivò a scuola a bordo di una foglia rossa scintillante la nuova maestra, la Signora Margherita, e chiese a tutte noi gocce quale fosse il nostro sogno e dove saremmo volute atterrare. La mia amica Cielcilia fu la prima ad alzare la mano e rispose: “Nel mare o nell’Oceano, maestra!”.

Poi toccò a Diego che disse che gli sarebbe piaciuto cadere sul tergicristallo di un aereo … Diego è così pigro che, se potesse, prenderebbe un aereo anche per andare dal banco alla cattedra. Arrivò il mio turno e alzandomi in piedi a gran voce dissi: “Vorrei volare nell’Arcobalenooooo!!!”.

Tutti si misero a ridere e a commentare: “Impossibile!”, “Non succederà mai”.

Decisi di ignorarli e finita la scuola cominciai ad andare ogni giorno alla pista dove si allenavano le Nuvole, per provare a convincerle a sganciarmi  sull’ Arcobaleno. Il primo giorno… un disastro totale: la Grande Nuvola mi urlò: “ Vattene, tu sei minorenne”.

Il secondo giorno l’istruttore Medina, il Vice Grande Nuvola, mi disse:“ Tuuuuuuu?!? Mi spiace, sei cicciottella, non hai il fisico per l’Arcobaleno”.

Tornai a casa ma ci riprovai il giorno seguente e quello dopo e dopo ancora …

Passarono gli anni e non avevo ancora raggiunto il mio sogno, ero molto scoraggiata ma non volevo mollare. Avevo già affrontato tre Cadute ed erano andate malino: ero atterrata in una pozzanghera, dentro l’occhio di un signore che stava guardando il cielo e l’ultima volta sopra il tetto di un auto appena lavata, assieme a Diego. Dell’Arcobaleno ancora nessuna traccia: lo vedevo solo lì, su un poster che avevo appeso nella mia cameretta.

Era l’estate del 2016 e mentre passeggiavo assorta nei miei pensieri, udii dietro ad un cespuglio uno strano rumore. Molto timorosa mi avvicinai ma non riuscivo a capire cosa fosse finché iniziarono a delinearsi i suoi tratti … era una stella. Le chiesi perché stava piangendo e cosa le fosse successo.

“Qui non ho nessuna amica e le stelle nel cielo non mi vogliono con loro perché sono troppo poco luminosa” mi rispose.

“Non è vero sei bellissima!!” esclamai e le chiesi di diventare mia amica.

Nei giorni seguenti diventammo inseparabili: si trasferì a casa mia e diventò la mia amica del cuore!

Ogni giorno che passava Stella diventava più luminosa e una sera mi prese le mani e disse:  “Grazie Alice ti voglio molto bene. Mi hai fatto capire che nel cielo siamo in tanti e diversi, che ognuno è unico e speciale, con i propri difetti e pregi. Tu hai creduto in me come nessun altro aveva fatto. Devo ritornare da dove sono venuta, sento che devo ancora compiere qualcosa di importante per qualcuno di speciale”.

Non riuscivo a capire molto per le emozioni che provavo in quel momento e con le gocce agli occhi la lasciai andare, sicura che un giorno ci saremmo ritrovate.

Finalmente anche il Giorno della Caduta 2016 era alle porte; la mia amicizia con Stella non mi ci aveva fatto pensare per un po’. Come tutte le sere dal balcone della finestra espressi il mio desiderio di diventare parte dell’Arcobaleno ma quella sera successe una cosa strana … Stella, era proprio lei, la riconobbi … era quella più luminosa di tutto il firmamento … era lei, non ci credevo … man mano che la guardavo capivo … tutti i tasselli iniziarono a comporsi come in un grande puzzle!

Ora capivo perché era dietro un cespuglio, perché era poco luminosa, perché doveva tornare indietro: lei era una stella cadente!!

Lei aveva scelto me e per ringraziarmi decise di aiutarmi.

Che altro dire? … secondo voi come sarà andata a finire? Il giorno dopo ero la più bella goccia rossa del più luminoso arcobaleno.



§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§

## proprietà letteraria riservata ##


Emma Lucietto

Maria Iannaccone



Tra i venti racconti finalisti della X edizione di RACCONTI TRA LE NUVOLE non abbiamo potuto fare a meno di notare un racconto piuttosto “singolare” a partire già dal titolo: “Volesse il cielo”. L’autrice è Maria Iannaccone che, anziché essere leggiadramente intervistata dal Segretario del Premio nel corso della premiazione, verrà ferocemente interrogata nel corso di questa intervista.

Procediamo dunque all’interrogatorio … ops, all’incontro.

Maria, sarai impossibilitata a partecipare alla premiazione a Bagnoli di Sopra. Non potrai ritirare il diploma di partecipazione e la copia dell’antologia fresca fresca di stampa. Poi ti perderai il bacio di saluto di quel gran bel pezzo di ragazzo del presidente dell’HAG e infine lo sproloquio lussurioso del Segretario del Premio. Sei proprio convinta che ti conviene subire la tortura garbata di un’intervista?

Gentile Segretario, mi dispiace non partecipare alla premiazione ma, per compensare la mia assenza, accetto la tua “garbata tortura”, essendomi sottratta a una “leggiadra intervista”.

Vabbè, te la sei voluta!

La biografia che hai inviato a corredo del tuo racconto è identica – perfino nelle virgole – a quella presente nella IV di copertina del tuo ultimo libro. Sei minimalista o ti pesa scrivere?

Sono minimalista!

E comunque la tua biografia sembra quella di un agente del KGB: abbottonatissima! Per caso avevi un collega che si chiamava Vladimir Putin?

Preferisco non rispondere, soprattutto in questo periodo…

E Vladimir Luxuria?

Qual è la prossima domanda?

Torniamo alla tua biografia: è breve e circoncisa. Sei timida o non vuoi far sapere gli affari tuoi?

Sono timida!

Comunque è inutile resistere. Che tu lo voglia o no, ti faremo una specie di radiografia. Trattieni il respiro e non ti muovere. Ora respira! Che bei polmoni che hai! Sei fumatrice?

Ahimè! Un tempo sono stata una fumatrice.

Non lo sai … ma tu hai un ammiratore assai morboso: il vedovo del palazzo di fronte. Ti sbircia tutto il giorno. Vero! Perché è miope. Descrivigli minuziosamente i tuoi attributi fisici, centimetro per centimetro

Tu come lo sai che ho un ammiratore segreto e per di più miope? Mi devo preoccupare? Fai parte dei “servizi discreti”? E il vedovo è un tuo agente sotto mentite spoglie?

Top secret.

Non barare, abbiamo detto “fisici”. Tipo: 90-60-90. Segni particolari come: pedicelli, protesi, capsule, cataratta, alluce valgo …

Ebbene, ti accontento! Ti parlo del mio aspetto fisico e un po’ anche della mia personalità. Ho i capelli corti, gli occhi castani, naso a patata, labbra a cuore, statura media, corporatura magra. Coltivo l’autoironia, mi concedo ogni tanto la possibilità di sbagliare, non mi impegno per raggiungere la perfezione, non mi sento ferita se mi criticano o non rispondo alle aspettative degli altri. 

Direttamente dal book fotografico realizzato per tenere a bada i suoi numerosi ammiratori morbosi, universalmente chiamati “amici di Maria”,  ecco un intenso primo piano della protagonista di questa intervista 

Il tuo ammiratore segreto ci riferisce che hai origini campane e che hai girato molto per l’Italia prima di accamparti definitivamente nella capitale della Ciociaria. E’ vero che il tuo soggiorno è a forma di roulotte? E al posto del letto hai un sacco a pelo?

Sì, ti farò una confidenza: per appagare il mio spirito nomade, ogni tanto trasloco da una casa a un’altra.

Sempre il tuo famoso ammiratore ci fa sapere che … ammetto che per essere un ipovedente sa un sacco di cose … dicevo: hai insegnato Lettere per molti anni nella Scuola Superiore. Che effetto ti fa essere interrogata?

Sono serena perché l’intervista come l’interrogazione degli studenti aiuta a conoscersi meglio. L’interrogazione è per l’alunno il rilevatore del suo livello di apprendimento e per il docente della qualità del suo insegnamento.

Sì, vabbè … e allora Iannaccone … ci parli di un argomento a piacere. Avanti!

Non ci è dato sapere se Maria Iannaccone abbia creato questi due splendidi oggetti di arredamento durante il lock down, certo è che, in mancanza di un cane che si sacrificasse fino a spellarsi le zampe e di un forno che si prestasse a sfornare ogni sorta di dolci fino alla fusione termica, Maria ha scritto ben 5 volumi. Certo che in tema di lavori all’uncinetto promette assai bene ,,, non sappiamo invece cosa ne pensano  le piante del suo balcone (che avremmo voluto intervistare) ma erano a riposo vegetativo. 

La mattina per iniziare bene la giornata, appena mi alzo, accendo la radio e ascolto musica leggera, ma non disdegno quella classica. La sera seguo la televisione e mi rilasso lavorando a uncinetto (dicono che realizzi dei bei lavori). Non avendo un giardino a disposizione, mi diverto in primavera a fare “balconaggio”, ossia ad invasare piante che poi curo nelle successive stagioni. Gli altri hobby ve li dirò in un’altra occasione, se ci sarà. Per ora bastano questi!

Va bene, Iannaccone, vedo che è preparata … che ricordi hai del tuo lavoro di prof? E non mi dire: tutti incubi! Pensa gli studenti!

Li ricordo (se la memoria non m’inganna) come anni meravigliosi, di arricchimento e crescita sia per me sia per gli studenti. Nel tempo mi sono trasformata in un guru per alcuni di loro per cui ogni tanto mi contattano per avere qualche perla di saggezza(pare che oggi siano diventate molto, molto rare). 

Maria Iannaccone alle prese con la tecnologia.

Sempre il tuo ammiratore dirimpettaio ci ha confidato che sei stata pedagogista clinica. E’ una malattia così brutta?

No, assolutamente, anzi il pedagogista clinico è come la valigetta del pronto soccorso. È un professionista che rivolge il suo impegno educativo a favore delle persone, dei gruppi, delle comunità. Previene disagi e risponde ai vari bisogni presenti in ogni età. Svolge aggiornamento e formazione, attività che ho temporaneamente sospeso a causa del Covid.

E veniamo alla Maria che più ci interessa. Nella tua pagina social hai dichiarato: “Amo definirmi una lettrice e scrittrice elastica.”. Sei come uno dei “Fantastici 4”? Quello che si allunga e si accorcia?

Contrariamente a quanto accade nella stragrande maggioranza dei casi in cui le femminucce si identificano nelle eroine dei fumetti e i maschietti nei personaggi maschili dei fumetti, Maria Iannaccone ha sempre ammirato in modo viscerale, sin dalla sua tenerissima età, Mr Fantastic, membro allungabile dei “Fantastici 4”. A Carnevale, ad esempio, ha indossato per anni la tutina blu di Mr Fantastic, oppure acquistava i fumetti dei Fantastici 4 anziché le classiche riviste femminili. Ancora oggi, in età matura, con le articolazioni non più morbide e la muscolatura ormai divenuta poco flessibile, Maria ancora si definisce “una scrittrice elastica”. Contenta lei! (foto proveniente da www.flickr.com)

Perché la Maria di prima non era interessante? Sì, sono come Mr Fantastic.                           

Durante il periodo del lock down c’era chi portava a spasso il cane sei volte al giorno oppure chi impastava pane a tutte le ore del giorno e della notte. Tu hai scritto due o tre libri. Non avevi il cane e il forno ti si era rotto?

Non avevo il cane e il forno non funzionava bene e allora ho approfittato del lockdown per guardarmi dentro con un’attenzione diversa ed ecco che si sono  risvegliate potenzialità sopite.

Nel giro di un anno hai pubblicato ben 4 libri. Con questo ritmo il tuo ammiratore di palazzo dovrà comprare una nuova libreria solo per te. A quando il prossimo?

Veramente i miei libri ora sono cinque. Alla fine di settembre ha preso il volo il testo teatrale ”Il falcone bianco”.  Tutti questi libri sono stati scritti prima e durante la pandemia. Recentemente riesumati, rianimati, rinverditi, sono stati pubblicati per una serie di congiunzioni astrali favorevoli. Ma… torniamo al mio ammiratore di palazzo che spero compri una nuova libreria perché a ottobre verrà alla luce un altro mio lavoro.

Urca! Titolo? Sinossi in 30 parole … e non barare! So contare.

Il nuovo libro “Fiabe Positive”, è indirizzato agli adolescenti e prova ad affrontare attraverso dieci fiabe i temi tipici di quell’età.  Tra i personaggi principali spiccano Negatività e la sua bertuccia Sventura. I loro nomi la dicono lunga sulle loro qualità.

Abbiamo capito che ti piace scrivere fiabe o favole che dir si voglia. E‘ più facile scrivere fiabe o correggere i temi dei tuoi studenti?

Le fiabe come le favole e i temi dei miei studenti hanno un contenuto simbolico importante e tutti e tre veicolano messaggi e valori in modo diverso. Tutto è “nell’occhio di chi legge”

Piccolo quiz. Puoi scegliere tre buste: la uno, la due e la treee. Quale scegli?

La numero due!

Mi spiace siamo in economia e abbiamo solo una busta! Apro la busta numero treee ed ecco la domanda:

“Ogni favola è un gioco che si fa con il tempo ed è vera soltanto a metà. La puoi vivere tutta in un solo momento, è una favola e non è realtà”.

Bene, signora Iannaccone, vogliamo sapere: l’autore e il titolo di questi versi. Parte il tempo!

Aspetta! Non essere precipitoso! É di un cantante ma mi sfugge il nome. Aiutami a ricordare …

Va bene … te lo dico io! L’autore è Edoardo Bennato e il titolo è “Ogni favola è un gioco”. Condividi il senso di questi versi?

Certamente! Ogni favola è un gioco perché inventata ma aiuta piccoli e grandi a scoperchiare il proprio vaso di Pandora, ad affrontare i propri fantasmi e alla fine a sbarcare consapevolmente sulla famosa “Isola che non c’è”.

Il dossier che ci ha fornito il tuo vicino di palazzo dice che scrivi anche testi di canzoni. E’ vero che sei la sorella di Mogol?

Magariiiii!

E veniamo al tuo racconto “Volesse il cielo”. Hai 30 parole per farne il Bignami … e non raccontare come finisce. E non barare come hai fatto prima!

È vero che ho una buona capacità di sintesi, ma il fatto che debba contare le parole mi mette ansia. Spiegalo tu, tanto so che hai un gran desiderio di farlo.

Nel racconto la protagonista è un pilota commerciale mentre il marito è un banale architetto. Il racconto si apre al mattino che lei è già vestita di tutto punto e arriverà puntualissima in aeroporto, lui invece deve ancora farsi la doccia e rischia di fare tardi al lavoro. Da uno 1 a 10 quanto sei femminista?

Lo sono stata, ai tempi dell’università, ma con la maturità ho leggermente modificato la prospettiva.

L’eroina del racconto, nonostante gli eventi tumultuosi che la investono rimane apparentemente imperturbabile; professionalmente è impeccabile, molto meglio del suo primo ufficiale di sesso maschile. Quanto le somigli?

Un pochino!

Qualche giorno fa è apparsa la notizia nei media nazionali: “E’ decollato il primo volo con un equipaggio tutto al femminile nella storia dell’aviazione civile italiana”. Il tuo secondo nome di battesimo è Nostradamus?

Probabilmente! Ma non dirlo in giro…

Non è un fotomontaggio bensì il titolo della notizia apparsa in un popolarissimo telegiornale nazionale. Potrete leggere l’intero articolo alla pagina: https://tg24.sky.it/milano/2022/09/22/aereo-equipaggio-donne-malpensa. Da notare la data di pubblicazone

Siamo nel 2022 ma non abbiamo ancora capito che le donne possono “tutto”, anche pilotare gli autobus dell’aria. Gli italiani sono retrogradi o sono i media italiani che non hanno notizie più intelligenti da divulgare?

Ahime! Molti, troppi italiani sono il risultato dei media.

Fra tutti i possibili titoli più o meno pertinenti … perché hai scelto proprio: “Volesse il cielo”?

Perché dietro a quel titolo c’è un mondo: la speranza, la fiducia, l’incitamento, il desiderio, il cambiamento, l’attesa, la pazienza, lo stupore

Al tuo racconto hai attribuito un titolo invocativo invece che evocativo. Sei una donna di chiesa? Sei una fatalista convinta?

Quando gli organizzatori del premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE hanno saputo  che Maria non avrebbe partecipato alla cerimonia di premiazione della X edizione hanno preteso da lei una foto ad altissima risoluzione. Il motivo? Per farne una copia cartonata a grandezza naturale da piazzare tra gli autori/autrici presenti in carne e ossa.

Non sono né l’una né l’altra. Sono una persona convinta che le donne abbiano delle peculiarità tutte loro e che non debbano entrare in competizione né somigliare all’altro sesso, ma cercare di essere accettate per quello che sono perché la ricchezza è nella diversità e nell’unicità. È questo il mio cambio di prospettiva avvenuto negli anni.

Piccolo quiz. “Volesse il cielo” che tu possa rinascere. Hai quattro opzioni. Vorresti essere:

a) Un gatto nero come quello della copertina di un tuo libro

b) Un albero come quello della copertina di un tuo libro

c) Un uomo

d) Maria Iannaccone

Maria Iannaccone

Sempre il famoso vicino di casa ci ha rivelato uno scoop: “Volesse il cielo” è anche il titolo di una commedia di Vincenzo Salemme. Siamo di fronte a un caso di plagio? Confessa!

Non è stato un caso di plagio ma di amnesia. (sai, ogni tanto mi capita!)

La giuria del Premio lo ha valutato meritevole del 19° posto in classifica. E’ stata avara nei confronti del tuo racconto o è l’inizio promettente di un nuovo filone narrativo?

Partecipando al concorso con il mio racconto, ho lasciato alla giuria “l’ardua sentenza” della valutazione ma nulla esclude che non possa essere anche uno stimolo per avviare un nuovo percorso narrativo.

Tu sei essenzialmente una fiabista … perché hai scritto un racconto a tema aeronautico? Avevi bevuto un po’ troppa pozione magica? Quella gialla, sai dal sapore un po’ acidulo … noi umani la chiamiamo “l-i-m-o-n-c-e-l-l-o”.

Perché sono curiosa e ogni tanto amo mettermi alla prova, anche senza un “goccetto” di alcool.

Ultimo quiz. Completa la frase con un pensiero a tua scelta. Hai sempre quattro opzioni.

a) C’era un volta …

b) Volesse il cielo…

c) Fosse la volta buona per …

d) Tanto ho detto, tanto ho fatto che …

b), Volesse il cielo che tutti noi imparassimo ad amarci di più, ad accettarci con i nostri pregi e difetti. È dall’amore per sé stessi che nasce l’amore  e il rispetto per gli altri. 

Ritieni che il tuo racconto sia una favola o piuttosto una favola di racconto?

Gigi Marzullo è niente in confronto a te! Lascio ai lettori la risposta.

Da prof di Lettere … che voto metteresti a questa intervista?

Il massimo: sia solo per premiare l’impegno di entrambi.

Come tutti i quadrimestri anche questa intervista volge al termine. Che giudizio metteresti all’intervistatore. Ti suggerisco le solite quattro opzioni:

a) Ha capacità ma non si applica a sufficienza

b) I genitori lo devono seguire di più

c) È affetto da pedagogista clinica

d) Non ha attitudine alla scrittura e dovrebbe praticare solo attività manuali

c), È affetto da pedagogista clinica (anche se non ho ben capito quello che intendi)

Per chiudere, Maria … un’ultima domanda. Personale. Il tuo ammiratore del palazzo accanto … proprio lui … ha qualche speranza?

L’intervista è terminata ma non deve essere andata particolarmente bene per l’intervistata giacché ha messo letteralmente “alla porta” l’intervistatore.

Ancora una domanda? Non ci eravamo già salutati con la domanda precedente? Non lo so: “le vie del Signore sono infinite”.

Bene! Salutiamo Maria per aver testimoniato la sua innocenza, ops … per averci concesso un’intervista senza che la minacciassimo fisicamente e moralmente.

Grazie a Maria e – messaggio per il vedovo del condominio di fronte – “se son rose fioriranno”. E ce lo faccia sapere. Ma se son cachi …



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Intervista a cura del Segretario del Premio, didascalie sempre del Segretario (ma non ha altro da fare?).

In esclusiva per VOCI DI HANGAR