titolo: La naissance d’un pilote. – [La nascita di un pilota].
autore: Marc Scheffler
prefazione di: generale André Lanata, capo di stato maggiore dell’Aeronautica francese
editore: Nimrod
ISBN: 978-2-91524-369-7
Da molto tempo aspettavo l’uscita, sommessamente annunciata, del secondo libro di Marc Scheffler, giovane ufficiale pilota francese incontrato qualche anno fa all’aeroporto Le Bourget di Parigi in occasione di una grande manifestazione aerea.
Avevo comprato il suo libro e lui stesso mi aveva fatto una dedica, davvero graditissima. Nelle poche frasi scambiate, tra un gran numero di visitatori che aspettavano il loro turno, con il libro in mano, per avere a loro volta la dedica, mi aveva spiegato che anche lui aveva cominciato con il volo a vela e che continuava a praticarlo. Lui pure volava con il Robin DR 400, da noi usato in Italia per il traino alianti. Nonostante il grado di tenente colonnello, o forse colonnello, sembrava un giovane pilota come ne circolano tanti negli aeroclubs. Ancora non sapevo di avere davanti, invece, un veterano della guerra aerea, uno che aveva volato in tutti i cieli del globo terrestre, pilotando un Mirage in lunghi trasferimenti intervallati da rifornimenti in volo, in attacchi armati a veri obiettivi, in estenuanti turni di pattugliamento in cieli ostili con la prospettiva di dover fronteggiare azioni altrettanto ostili da terra o dal cielo.
Tutto questo è emerso solo dopo la lettura del suo primo libro “La guerre vue du ciel”, ovvero la guerra vista dal cielo, del quale ho poi scritto una recensione che si può leggere qui sul sito Voci di Hangar.
Nelle prime pagine di questo libro, sotto il titolo Note de l’auteur, note dell’autore, Scheffler scrive:
“Ce livre retrace le parcours d’un jeune étudiant passionné d’aéronautique militaire jusqu’à son affectation dans un escadron opérationnel de l’armée de l’Air. Ces pages étaient destinée à ma famille, mais à la demande des lecteurs de “La Guerre vue du ciel” qui souhaitaient découvrir la formation des pilotes dans l’armée de l’Air telle que je l’ai vécue à la fin des années 1990, j’ai accepté qu’elles soient publiées”.
[Questo libro traccia il percorso di un giovane appassionato di aviazione militare fino al momento in cui entra a far parte di una squadriglia operativa dell’Aeronautica francese. Queste pagine erano destinate alla mia famiglia, ma alla domanda dei lettori di “La Guerra vista dal cielo” che desideravano scoprire la formazione dei piloti nell’Aeronautica francese così come io l’ho vissuta alla fine degli anni novanta, ho accettato che fossero pubblicate”].
E per fortuna, aggiungerei. Saggia decisione, Marc. Grazie, a nome di tutti noi piloti, soprattutto di quelli che volano con aeroplani di aeroclub, ma che magari avrebbero tanto voluto essere piloti militari e volare sui caccia come fai tu. Non c’è posto per tutti in quegli abitacoli. Ma chi ha la fortuna di esserci, dopo averli conquistati con tanta fatica e determinazione, dopo aver meritato di salire la scaletta che porta a quei ristretti abitacoli, può avere ancora tanta generosità da scrivere libri, per raccontare a noi come si vive là dentro.
Marc è uno che ha scelto di condividere tutto questo. E lo fa in maniera magistrale.
Ok. Ora devo dire la cosa più importante.
Questi libri sono scritti in francese. Per leggerli occorre conoscere quella lingua e certamente non tutti possono conoscerla. Peccato. Spero che l’editore comprenda la necessità di far tradurre i libri di Marc Scheffler anche in italiano. O almeno in inglese.
Dopo aver letto entrambi i libri posso dire che la loro traduzione sarebbe una cosa meravigliosa. L’autore ha una straordinaria capacità descrittiva e sembra realmente di stare seduti insieme a lui nel ristretto cockpit del Mirage, ma altrettanto bene in ogni altro tipo di aereo sul quale ha volato. Le complesse operazioni di volo sono narrate in modo talmente preciso che sembra di imparare il mestiere di pilota da caccia, capitolo dopo capitolo.
Dal momento che l’editore ha avuto la lungimiranza di renderli disponibili in forma digitale, è facile scaricarli e leggerli.
Da questa considerazione, un suggerimento: perché non inoltrare richieste in tal senso al sito della Nimrod Editions?
Per chi conosce il francese, comunque, è un’occasione per consolidare tale conoscenza e perfino per migliorarla. Una cosa che consiglio anche a coloro che ne hanno una conoscenza semplicemente scolastica.
Nel kobo basta mettere un dito sulla parola che non conosciamo e appare la traduzione. Per i libri scritti in inglese tale traduzione è in italiano.
Nel caso dei libri scritti in francese è diverso. Qui si va a consultare un vero vocabolario francese e il significato delle parole è espresso in lingua madre. All’inizio questa modalità mi aveva un attimo disorientato. Ma devo dire che subito dopo mi sono abituato e poi l’ho addirittura preferita.
Anzi, dirò di più, perché la mia esperienza è stata più complessa, ma vale la pena condividerla con chi ne può essere interessato. Ormai da tempo leggevo solo libri in inglese. Conosco bene anche il francese, ho letto molti libri e, quando vado in Francia, dopo un breve periodo di full immersion, parlo di tutto con tutti senza troppi problemi.
Stavolta sono incappato nella dimostrazione del famoso detto: lingua scaccia lingua.
Con mia grande sorpresa, sin dalle prime pagine, mi sembrava di non ricordare più nulla. Ogni pagina mi costringeva a trovare le traduzioni ad ogni riga. Davvero sconcertante. Ho impiegato due o tre capitoli per riuscire ad entrare nel contesto. Ma poi tutto è riapparso come per magia e sono andato avanti fino alla fine senza alcun problema.
Le lingue sono così. Occorre coltivarle.
Ma torniamo al secondo libro di Marc Scheffler.
In “La Guerre vue du ciel”, Marc racconta della guerra aerea. Lui è già pilota di caccia e sin dalle prime pagine ci fa conoscere la sua vita operativa nei cieli dell’Afghanistan o della Libia etc.
Ma come era arrivato fin là?
Ecco, in “La naissance d’un pilote” ce lo racconta.
Sulla copertina del libro compare una frase: “L’enfant qui révait d’un Mirage”. Tradotto letteralmente significa: “Il ragazzino che sognava un Mirage”.
Ecco, l’inizio è qui. Come la stragrande maggioranza di noi, lui sognava di diventare pilota e l’aereo dei suoi sogni era quello. Tutto il libro ripercorre gli anni durante i quali Marc ha seguito l’iter necessario per arrivare all’abitacolo di un Mirage. Prima la selezione per entrare in quello che noi potremmo chiamare collegio, una scuola propedeutica dalla quale essere successivamente scelti per le fasi successive. Poi la scuola di volo a vela e i primi voli in aliante, nei quali si riconoscono tanti punti in comune con la stessa realtà dei nostri Aeroclub. Gli istruttori, con le loro spiccate caratteristiche ed la loro tipica generosità, come pure il loro ego a volte molto forte…
Segue l’ingresso ai corsi per pilota militare, i vari tipi di aereo, prima turboelica, poi jet ed i profili delle missioni di addestramento, le difficoltà, i colleghi, l’ambiente. Ed ancora gli istruttori. Ed i comandanti. Ma qui siamo già in un ambito dove i comuni piloti di aeroclub non sono mai stati. Infatti qui comincia anche il profondo interesse per i racconti di Marc Scheffler.
Marc premette che quelle realtà da lui vissute negli anni, prima di arrivare a divenire un vero pilota di caccia, sono ormai cambiate. Anche i metodi di addestramento sono diversi, oggi. Certo, tutto cambia, tutto si evolve e si adatta ai nuovi mezzi e alle nuove tecnologie. Ma parlarne, scriverle in un libro, serve a fissarle sulla carta per essere ricordate. Mi ci sono riconosciuto, in quelle realtà, al di là del fatto che l’Aeronautica francese e quella italiana, dove ho prestato servizio per diversi anni, sono diverse.
I più giovani, comunque, potrebbero essere interessati a scoprire come si viveva in quegli anni.
Gli anni novanta non sono poi così lontani, anche se si allontanano inesorabilmente nel passato.
Molte frasi che ho trovato nel libro sono fondamentalmente le stesse che si dicono negli ambienti di volo in ogni parte del mondo.
Per citarne alcune:
“Vous allez progresser en pilotage, mais sourtout, vous allez apprendre à lire le ciel et le sol, le vent et les nuages, pour trouver les courants ascendants et prédire leur évolution!”
[“Man mano che si progredisce nel pilotaggio, si comincia ad imparare a conoscere il cielo ed il suolo, il vento e le nuvole, per trovare le correnti ascendenti e predire la loro evoluzione”].
A parte il fatto che queste parole sono pura poesia, ecco in breve l’essenza della scuola di volo a vela.
“Entre ceux qui arretent d’eux-memes, à savoir la majorité, et ceux qui sont en échec, je dirais un peu moins du quart”…
[“Tra coloro che smettono da soli, la maggioranza, e quelli che sono dimessi, direi un po’ meno di un quarto”…]
Questa frase rappresenta la difficoltà di arrivare tutti alla meta. C’è una selezione inesorabile. E di coloro che finiscono il percorso, molto pochi andranno sui caccia. Più probabilmente saranno distribuiti nelle altre specialità, come i trasporti e gli elicotteri.
“On est là pour te former. Tu apprends au sol, on t’explique au briefing, on te montre une ou deux fois en vol, pois c’est à toi…”
[“Siamo qui per formarti. Tu impari a terra, ti spieghiamo al briefing, ti mostriamo una o due volte in volo, dopo tocca a te…”]
Che dire? Conosco questa frase. L’ho detta un’infinità di volte ai miei allievi. E nel profondo passato era stata detta a me. Sebbene, nel nostro caso, non esisteva la tremenda pressione dell’addestramento operativo militare. L’una o due volte potevano essere anche tre o quattro…
Il libro descrive tutto il percorso difficilissimo e stressante delle varie fasi di addestramento, per trasformare un semplice pilota in un pilota militare.
Anzi, ancora oltre, in un pilota militare di caccia.
L’ultimo capitolo di questo libro descrive un volo di guerra che Marc Scheffler si trova a condurre sui cieli della Libia. L’attacco è verso un obiettivo al suolo, che viene colpito e distrutto.
Qui finisce il suo secondo libro. Che in realtà dovrebbe essere stato il primo.
La narrazione prosegue sul suo primo libro, che in realtà dovrebbe essere stato il secondo.
Recensione a cura di Evandro Aldo Detti (Brutus Flyer)
Didascalie stilate della Redazione
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