titolo: Cieli e mari – Le grandi crociere degli idrovolanti italiani (1925-1933)
autore: Ranieri Cupini
editore: Mursia
anno di pubblicazione: 1973
ISBN versione cartacea: non disponibile
Questo è uno dei tanti libri che ho scoperto per caso, o meglio, per il gradito suggerimento di un appassionato di storia che me lo ha segnalato in quanto contenente notizie relative a Cesare Carra, pilota di idrovolanti, del quale avevo appena pubblicato una breve biografia.
Per fortuna esistono personaggi che, oltre ad aver “fatto la storia”, si sono anche preoccupati di scriverla. Così oggi è possibile, per chiunque voglia leggerla, riviverla, ripercorrerla ed impararla. Altrimenti andrebbe perduta.
La storia dell’aviazione italiana ha percoso alcune fasi. Inizialmente, quando si sapeva poco a livello scientifico, ci furono le primissime fasi di sperimentazione dei vari modi di stare per aria, o poco più. Il pallone aerostatico sembrò l’unico modo di volare abbastanza a lungo, ma non era possibile dirigerlo in una direzione voluta. Il dirigibile, ideato poco dopo, questo sì che si poteva dirigere (spiegazione del nome che gli è stato attribuito) e conseguì un notevole successo. Molti dei nostri primissimi aviatori sono, infatti, “nati” come dirigibilisti.
Ma poi il velivolo si è evoluto. L’ala fissa prometteva di andare più veloce. E in Italia, ma non solo, la grande disponibilità di specchi d’acqua, veri e propri aeroporti già pronti, fece sviluppare l’idrovolante prima e più presto del contemporaneo sviluppo dell’aeroplano (inteso come velivolo solo terrestre).
Ecco perché la storia della nostra aviazione è costellata grandi imprese che vedono protagonista proprio l’idrovolante. Le grandi crociere, quelle del Mediterraneo prima, alle quali anche Cesare Carra ha preso parte, e quelle dell’Atlantico dopo, furono organizzate facendo ricorso agli idrovolanti. Si pensava che con tanta acqua da sorvolare fosse meglio potercisi posare sopra in caso di emergenza. Ed infatti la storia del periodo è costellata di molti ammaraggi di emergenza. Anche se poi, l’affidabilità dei motori fece sviluppare molto di più l’aeroplano, molto più prestazionale rispetto all’idrovolante.
“Cieli e mari”, scritto da Ranieri Cupini, ufficiale della Regia Aeronautica e pilota di idrovolanti che partecipò a quegli eventi, narra proprio lo svolgimento di queste crociere. Lui c’era. Pilotava un idro al fianco di Italo Balbo.
Chi legge questo libro, scritto in maniera scorrevole e mai pesante, ha l’impressione di essere con lui dentro quella storia e di viverla attraverso il suo racconto.
Anche questo è un libro che il lettore non si riuscirà a chiudere fino a quando gli occhi si rifiuteranno, purtroppo, di proseguire.
Le imprese di Italo Balbo andrebbero insegnate nelle scuole. Andrebbero inserite nei programmi di studio delle scuole di management.
Chi leggerà il libro si renderà conto che un uomo così grande come Balbo, così capace di ideare, organizzare e condurre imprese simili (ancora oggi ineguagliate, nonostante i mezzi moderni), non poteva che riscuotere ammirazione e stima in tutto il mondo.
Il libro contiene la testimonianza dell’entusiasmo e del consenso che tutto il mondo gli ha tributato. Non solo quello dei popoli delle nazioni che le Grandi Crociere di Balbo avevano idealmente e realmente unito, in special modo gli italiani che vivevano in quei paesi, ma tutti, proprio tutti i paesi del mondo intero.
Ranieri Cupini riporta in “Cieli e Mari” moltissimi telegrammi e messaggi che raggiungevano Balbo e i suoi piloti ed equipaggi durante gli spostamenti nelle varie tappe.
Lascio al lettore scoprirli e rendersi conto di persona del loro significato. Ma se mi è concesso riportare le mie proprie impressioni, ho letto in quei messaggi solamente attestati di stima per l’Italia, come culla della civiltà, come paese che ha irradiato la civiltà al resto del mondo, stima ed ammirazione per le capacità organizzative degli italiani, per l’ingegno indiscutibile e l’ardimento degli italiani, per l’eroismo e per il carattere innato di scopritori, ieri come oggi e sicuramente anche domani, dei popoli italici.
A questi messaggi si mescolano purtroppo, troppo frequentemente, i messaggi del capo del governo Mussolini, che non fa menzione di quanto sopra, ma sempre parla di sè stesso, che ha ordinato le Crociere, espressione del fascismo, della potenza dell’Italia fascista, ecc. In uno dei messaggi, rivolto agli Italiani all’estero, parla del destino ineluttabile dell’Italia, che nel futuro li coinvolgerà e li renderà oltremodo fieri di essere italiani.
Visti gli esiti della guerra che scoppierà di lì a poco, non occorrono altri commenti.
Invece concedetemi un breve inciso. Alcuni anni fa, ad una lezione di psicologia all’Università, un’insegnante parlava del diverso approccio di un maschio e una femmina di fronte ad un problema. Questa lezione mi è rimasta impressa, perché all’epoca è stata per me una sorta di rivelazione. Dopo, ho ritrovato e riconosciuto sempre questi elementi, quando me li sono trovati davanti.
Una donna si dispone subito alla risoluzione del problema.
Un uomo si dispone subito all’affermazione di sé.
Ciò premesso e tornando allo specifico dei messaggi di Mussolini, essi rivelano sicuramente una connotazione molto virile.
Un altro insegnamento contenuto in “Cieli e Mari”, sempre a mio avviso, è il seguente: a nessun parroco fa piacere avere un santo nella propria parrocchia.
Ranieri Cupini, in fondo al libro, riporta asetticamente le promozioni al grado successivo dei partecipanti alla II Crociera Atlantica.
A Balbo (san Balbo) il Capo del Governo (parroco della parrocchia) riserva molto più di un passaggio di grado. Lo nomina addirittura Governatore della Libia. S’intende che è una promozione all’italiana: un modo subdolo per allontanarlo dalla “parrocchia romana”.
Qui si aprirebbe un altro universo. Ma il libro si chiude in questo punto. E chiudiamo qui anche la recensione.
Recensione a cura di Evandro Detti
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