“Far risorgere dalla ceneri una decotta compagnia aerea composta da centoventi piloti maschi e solo due piloti femmine non è cosa facile. Soprattutto con le nuove tecnologie mediatiche che ti fanno stare sotto i riflettori in continuazione. Anche quando cerchi di smettere di fumare”.
Condensa così, in queste poche righe, il contenuto del suo racconto dimostrando di essere, oltre che un ottimo autore, anche un eccellente sintetizzatore, emulo del miglior Bignami di scolastica memoria.
Di chi stiamo parlando? … ma di Andrea Pirani, che domande!? Un nome una certezza.
Al premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE partecipano ormai quasi regolarmente diversi autori/autrici: sono il cosiddetto “zoccolo duro” del Premio; Andrea Pirani è uno di questi. No, non uno zoccolo duro, un autore!
E Andrea, nonostante alcune vicissitudini personali, non poteva mancare anche alla XI edizione, tanto che ci ha regalato un racconto assolutamente pregevole che suona come una minaccia ma che è invece il pretesto per strappare un sorriso oltre che l’occasione di una piacevole lettura.
Preso dalla curiosità di leggere anzitutto il racconto e poi di sapere chi l’ha inviato, mi capita spesso di riconoscere l’autore/autrice dall’ambientazione oltre che dallo stile, dal tratteggio fugace dei personaggi piuttosto che dal modo originale di srotolare la matassa della vicenda narrata … ebbene quando in segreteria del Premio abbiamo ricevuto il racconto “Vietato fumare” l’ambientazione non sovietica mi ha subito portato fuori strada, viceversa la sottile ironia e la trama imperniata sull’equivoco mi ha indotto a pensare che sì … potesse essere un racconto di Andrea Pirani. E infatti … beccato!
Alla luce impietosa della classifica della XI edizione di RACCONTI TRA LE NUVOLE, è evidente che la giuria non ha riconosciuto il valore di questo racconto, ciò nonostante la sua godibilità rimane inalterata. Che sia stata punita la scelta di non ambientare la vicenda in terra sovietica? Che l’assenza di un velivolo con la coccarda con la stella rossa abbia minato la credibilità della trama? Che il comportamento innaturale della protagonista sia stato punito dalla giuria per lo più composta da esponenti del gentil sesso? Non lo sapremo mai … certo è che “Vietato fumare” rimane un racconto tra quelli che non potrà non piacere ai visitatori del nostro hangar.
Quanto all’autore … possiamo solo pregarlo di continuare così, magari limando un po’ lo zoccolo, ferrandolo all’occorrenza ma mantenendo questo passo di trotto perché, prima o poi – ne siamo certi – lo porterà sul podio del Premio. Per il momento ci accontenteremo di apprendere le disavventure aviatorie del comandante Clara e Lisa e chissà che a qualcuno dei nostri visitatori non venga davvero la voglia smettere di fumare …
Narrativa / Medio – lungo
Inedito
Ha partecipato alla XI edizione del Premio letterario “Racconti tra le nuvole” – 2023
Supportato da un mirabolante supporto pubblicitario, già da qualche giorno è approdato in tutte le sale cinematografiche del nostro paese il V capitolo (e probabilmente anche l’ultimo) della saga di Indiana Jones intitolato appunto Indiana Jones e il quadrante del destino.
Il particolarissimo archeologo immaginario, tanto cervello e anche qualche muscolo, è personificato per antonomasia dall’attore statunitense Harrison Ford che, a onor del vero, è uno dei pochi attori hollywooddiani capace di ritagliarsi una carriera chilometrica non ancorata al primo successo mietuto con la sua memorabile partecipazione alla saga di Guerre stellari. Chi non ricorda infatti il mitico Ian Solo, scapestrato filibustiere intergalattico pilota del Millenniun Falcon assieme al pelosissimo amico Chewbecca? Lui, proprio lui!
All’epoca giovanissimo. Harrison fu scelto da quel buongustaio di Seven Spielberg che – secondo la leggenda – lo notò mentre era indaffarato nel montaggio di una scenografia. Figlio di un attore e a sua volta diplomato in un corso di arte drammatica frequentato durante il college, Harrison si era infatti ritagliato il lavoro di falegname di scena in quanto scontento e sfiduciato a causa delle minuscole parti che era riuscito a strappare fino a quel momento presso di Studios. E invece quell’incontro si tradusse nella sua e la nostra fortuna …
Harrison Ford, classe 1942, alla stregua del suo famoso collega John Travolta, nella vita reale è anche un pilota di aerei ed elicotteri, dunque oltremodo appassionato di aviazione nonostante nel marzo 2015 sia rimasto coinvolto in un incidente aereo nelle vicinanze di Venice (vicino Santa Monica – Californi) a causa di un guasto tecnico occorso al suo Ryan PT-22, rarissimo velivolo monomotore a elica degli anni ’40.
Ciò premesso si comprende facilmente, come, dovendo giare delle riprese aeree all’interno di un aeroporto in cui all’epoca si praticava il volo a mezzo di alianti, il buon Harrison non abbia saputo fare a meno di provare la fantastica esperienza del volo silenzioso.
Il racconto stringato (e forse fin troppo asettico) di Giulio Cesare Chiarini si riferisce proprio a questo singolare episodio, uno dei tanti avvenuti all’interno dell’aeroporto di Guidoni di cui furono testimoni i cosiddetti “guidoniani” appunto, ma che – nello specifico – rimasero del tutto ignari di quanto accedeva sopra di loro.
Per interposta persona, Giulio ci racconta il retroscena delle funnamboliche immagini che noi – semplici fruitori dell’arte cinematografica – abbiamo potuto ammirare all’inizio del secondo film della saga di Indiana Jones (forse il meno riuscito rispetto agli altri) che reca il titolo: Indiana Jones e il tempio maledetto.
Non ci è dato sapere quanti chilometri di pellicola furono girati per poi vedere solo pochi minuti di film, di certo, grazie al racconto del nostro autore, siamo in grado di apprendere una chicca che è sfuggita ai rotocalchi cinematografici o ai periodici di pettegolezzi del mondo dello spettacolo.
Narrativa / Brevissimo
Inedito
Ha partecipato alla X edizione del Premio letterario “Racconti tra le nuvole” – 2022
Come già anticipato nella recensione del libro intitolato “Sullandai“, questo racconto costituisce idealmente il prologo o – utilizzando un’espressione mutuata dalla gastronomia – l’antipasto del volume pubblicato nel 2004 a opera del Com.te Glauco Nuzzi.
In verità il “Il viaggio – l’inizio dell’avventura ” è molto più giovane, cronologicamente parlando (primavera 2021) rispetto al libro in questione. Come mai – vi chiederete -?
Semplicemente perché il racconto costituisce una sorta di concreto apprezzamento da parte dell’autore nell’essere stato esortato – e non comandato volontario – a partecipare alla IX edizione del nostro premio letterario RACCONTI TRA LE NUVOLE. Anzitutto in qualità di giurato speciale, poi di ospite d’onore nel corso della cerimonia di premiazione e poi, se proprio gli fosse avanzato del tempo e se la memoria lo avesse supportato, anche di autore di almeno un racconto ambientato nel Congo.
Dalla spontanea disponibilità dell’autore è nato dunque il primo capitolo rivisto e corretto, condensato e migliorato di quello che è – e rimane tuttora – il primo capitolo stampato di “Sullandai” .
D’altra parte il titolo del racconto lo lascia facilmente intendere: è l’inizio dell’avventura che visse l’autore, poco più che ventenne, nei loghi aerei e terrestri del continente africano. Suo malgrado – sottolineiamo perché comandato volontario ad andarci e, prima ancora, comandato a trasferirsi a Pisa presso la 46a Aerobrigata trasporti pesanti come destinazione al reparto, appena terminata l’Accademia Aeronautica.
Forse sarà per questo che il comandantissimo Nuzzi si è subito adoperato per migliorare e riscrivere il primo capitolo del suo libro e farne un racconto peraltro piacevolissimo e godibilissimo: perché nessuno degli organizzatori del Premio letterario l’ha comandato … al massimo “pregato di”, certamente non “obbligato a”.
Tornando all’espressione iniziale “antipasto”, ebbene “Il viaggio – l’inizio dell’avventura ” è sicuramente un antipasto appetitoso, sapido, gustoso che appaga la mente e solletica la curiosità del lettore.
La prosa è semplice, senza particolari artifici narrativi, quasi confidenziale.
La trama è snella ma l’intreccio è davvero ben congegnato per essere confinato allo spazio di un medio-breve racconto.
Pochi ma fondamentali i personaggi e, sebbene la narrazione sia in prima persona, sono presenti alcuni periodi con il discorso diretto evitando così il rischio di un testo piatto se non monotono. E’ pur vero che la vicenda narrata è così dinamica che …
In definitiva un racconto che vi farà venire la voglia di leggere il romanzo o – ci auguriamo – la recensione del libro ospitata nel nostro hangar.
A conclusione di questa recensione permetteteci invece di ringraziare il Com.te Glauco Nuzzi per averci regalato questo cammeo. Lo interpretiamo come un segno di stima e di affetto nei nostri confronti. Come quello che abbiamo noi nei suoi. Nel nostro caso però non disgiunto da un reverenziale rispetto verso quel ventenne oggi cresciuto e divenuto solo per motivi anagrafici un delizioso ultraottantenne, comandato volontario a diventarlo.
Narrativa / Medio-lungo
Inedito
In esclusiva per la IX edizione del Premio letterario “Racconti tra le nuvole” – 2021
Attenzione: Non esiste il Tag IL VIAGGIO - L'INIZIO DELL'AVVENTURA
“In un caldo pomeriggio estivo un pilota mostra ad un amico l’aereo che ha da poco acquistato ed illustra le tante possibilità offerte dalle avioniche digitali. “Gli manca solo la parola” commenta l’amico. Questa frase porta il pilota a realizzare un dispositivo che, interfacciato con il glass cockpit dell’aereo, consente una interazione vocale. Tutto funziona ma… quali funzioni affidare a questo “grillo parlante” perché si renda utile prima, durante e dopo un volo?”
Roberto Guidorzi così sintetizza il contenuto del suo racconto intitolato “La voce di Badger” con il quale ha partecipato alla V edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” organizzato dal nostro sito e dai nostri amici dell’HAG.
La giuria del Premio, purtroppo, non lo ha ritenuto meritevole di accedere alla fase finale e dunque alla pubblicazione nell’antologia del Premio tuttavia, come da regolamento, VOCI DI HANGAR ha il piacere di ospitarlo in un angolino del suo grande hangar.
Nel leggerlo, ci siamo resi conto che, almeno nella parte inziale, il racconto ha una sua valenza letteraria, il testo è fluido e piacevole, sussiste un’alternanza equilibrata del discorso diretto rispetto a quello indiretto, lo stile è moderno e dal sapore piacevolmente giornalistico-narrativo. Anche in termini di trama, si crea nel lettore una sana aspettativa in quanto l’autore riesce a catturare l’attenzione del lettore … purtroppo nel suo svolgimento centrale il racconto scivola in una sorta di resoconto tecnico, una specie di guida per apprendisti elettrotecnici che vogliano far parlare l’avionica del proprio aeroplano.
Ora, lungi da noi esprimere considerazioni circa la scelta praticata da molti piloti proprietari di velivoli ultraleggeri di dotare la propria macchina volante di costosissimi apparati elettronici, riteniamo invece che stilare la radiocronaca passo passo di quanto operato per creare la “voce di Badger” … beh – in tutta onestà – non si tratti di narrativa di sommo livello. Peccato. Perché neanche l’invenzione del nomignolo e qualche battuta arguta presente nella seconda metà del testo riescono a risollevare il giudizio sul racconto. Che si fa leggere, intendiamoci, ma sempre con maggiore fatica da parte di chi pensava di trovarsi di fronte un racconto di volo, di cielo e di aria e poi, con rammarico, incappa in un “tutorial” per installatori elettroavionici fai-da-te.
Per carità, l’autore non ci deve convincere di conoscere a fondo il suo mestiere: ne siamo certi! E non ci deve neanche convincere di essere ferrato in grammatica o sintassi: lo dimostra ampiamente … certo avremmo sperato da parte sua la scelta di un tema più originale, magari sempre legato alla voce sintetica del suo velivolo; insomma, quantomeno, avremmo caldeggiato uno sviluppo diverso della storia in quanto, onestamente, l’idea di base non è malvagia e avrebbe potuto toccare diversi aspetti ai margini dei quali spesso divampano feroci discussioni tra i piloti “all’ombra del gelso”, “sotto il gazebo” o dentro la club-house che dir si voglia (a seconda dei casi). Questo perché, a prescindere dai nomi dei luoghi o delle latitudini, in qualunque aeroporto, aviosuperficie o campo di volo che si rispetti, ricorre ovunque l’eterna contrapposizione tra chi pratica il volo per il piacere di farlo e chi vola perché costituisce uno status symbol, chi vola volentieri con macchine di basso profilo tecnologico purché si voli e chi non decolla senza aver avviato tutta la strumentazione modello centrale termonucleare, e ancora: ci sono coloro che, purché si vada per aria, farebbero volare una scopa con le ali e coloro che si portano appresso due “televisori” anche se non osano andare oltre il cielo campo, oppure chi spende i propri quattrini per trascorrere in volo più tempo possibile e chi a lustrare il proprio velivolo e magari ha il terrore di sporcarlo con il fango della pista.
In definitiva – e lo scriviamo con rammarico – questo ci appare un po’ il racconto delle occasioni mancate. Ma siamo certi che l’autore ci darà modo e occasione per ricrederci. Non vediamo l’ora … praticamente non più tardi della prossima edizione del Premio “Racconti tra le nuvole”. Intesi Badger?
Recensione a cura della Redazione
Narrativa / Breve
Inedito;
ha partecipato alla V edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” – 2017;
in esclusiva per “Voci di hangar”
NOTA: in copertina lo Zigolo Mg12 della AVIAD del giovane Francesco Di Martino. La piccola azienda italiana ha lo fatto volare per la prima volta nell’aprile 2014 riscuotendo un buon successo di vendite (anche in kit). E’ definito un aeroplano “minimalista”
Viene fatta risalire al celeberrimo trasvolatore statunitense Charles Lindenbergh una frase quanto mai pertinente a questo breve racconto. Recita così:
L’avventura giace in ogni soffio di vento.
Chissà se l’autore di “Un volo indimenticabile”, l’affabile Sandro Rosati, sottoscriverebbe con doppia firma quanto sintetizzò il mitico Lindy quasi cent’anni fa!?
Di sicuro il nostro buon Rosati ha così sintetizzato la sua fatica letteraria:
“Il breve racconto di una piacevole gita di fine settimana con un aereo da turismo ci fa comprendere che, nonostante la buona preparazione del volo e le ottime caratteristiche del monomotore impiegato, l’imprevisto è sempre in agguato e che la prudenza non è mai troppa.”
Parole sante, aggiungiamo noi! Peccato che, dal punto di vista squisitamente letterario, le parole dell’autore non abbiano convinto granchè la giuria della V edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” organizzato dal nostro sito e dall’HAG (Historical Aircraft Group). La giuria – dicevamo – non ha ritenuto questa breve cronaca di volo meritevole di accedere alla fase finale del Premio e dunque l’ha relegata alla sola pubblicazione nel nostro sito. Ci spiace per il caro Sandro ma per noi si è trattata di una vera manna dal cielo!
Il racconto nasce da un’esperienza realmente vissuta dall’autore e da suoi tre amici/che, che loro malgrado, si sono trovati nella classica situazione imprevedibile e dunque indimenticabile. Anche se in senso negativo, purtroppo per loro.
Dunque non un’opera di fantasia ma di cronaca verace che piacerà agli amanti dei testi con taglio giornalistico.
In effetti la prosa è molto abbottonata, asciutta, priva di qualunque artificio narrativo, usando un’espressione calzante: “vola via che è una bellezza”!
In verità appare più vicina a un resoconto tecnico che ad un racconto di volo, volo peraltro tutt’altro che tranquillo.
Con il senno di poi siamo lieti che non sia divenuta una relazione d’incidente aereo o un rapporto assicurativo – per carità – ma i toni, effettivamente, non sono poi così dissimili.
Probabilmente, nel bilancio complessivo del testo, pesa un ruolo determinante l’assenza di personaggi parlanti e dunque la completa mancanza di discorso diretto. Tutta la vicenda è raccontata in terza persona con eccessivo distacco, quasi con asetticità. In questo genere di eventi, non siamo abituati ad una dose così ridotta di pathos; da lettori, vorremmo essere più compartecipi all’azione e invece tutto si sviluppa con freddezza. Peccato.
E dire che, avendo avuto la fortuna di conoscere l’autore di persona, posso affermare – senza ombra di esitazione – che trattasi di persona alquanto loquace, dal colloquiare piacevole, prodigo di particolari e battute sagaci. Ma forse – e sottolineiamo “forse” – la sua naturale timidezza nel rivelare episodi relativi a fatti e persone lo ha molto inibito oppure il cimetarsi per la prima volta con un racconto in prima persona lo ha un poco impaurito … certo è che il suo testo è scorrevolissimo e si legge in un battibaleno. Non ha spigoli vivi, non ci sono periodi superflui: tutto è cesellato alla perfezione, senza alcuna sbavatura.
In definitiva, tenuto conto che di esperienze – piacevoli e non – un pilota di navigata frequentazione aeronautica come il nostro Sandro ne avrà pur vissute (o comunque ne sarà stato testimone diretto o indiretto), siamo fiduciosi che in un prossimissimo futuro ci regali qualche altra confidenza dai connotati letterari. Anche perchè, con questo racconto, ci ha dato prova di avere dimestichezza con la grammatica e con la narrativa; magari dovrà aggiungere quel pizzico di “romanzato” che non gli è così congeniale … ma piace molto al lettore medio, noi compresi. E per questo motivo glielo suggeriamo caldissimamente.
L’unico rammarico sarà di non poterlo pubblicare giacchè, in quell’occasione, potremo leggerlo solo nell’antologia della prossima edizione del nostro Premio letterario. Noi ce ne faremo una ragione ma speriamo che il Rosati si metta già all’opera. Intesi?
Narrativa / Breve
Inedito;
ha partecipato alla V edizione del Premio fotografico/letterario “Racconti tra le nuvole” – 2017;