La scogliera picco, i gabbiani che stridono, un peschereccio che ritira le reti da pesca, la risacca.
Potrebbe essere la classica cartolina di un paesino di mare del profondo sud d’Italia se non fosse per quel ragazzo che se ne sta appollaiato sullo sperone roccioso. I paesani lo chiamano “Peppino o’ tardo” per la demenza che fin dall’infanzia lo ha colpito. Ma Giuseppe di Crisquo – questo è il suo vero nome – non è malato … è solo uno spirito alato imprigionato in un corpo umano. Ecco perché egli, di nascosto dalla povera madre, spende ogni momento di libertà per raggiungere quel luogo e volare, con la mente, laddove il corpo non lo condurrebbe, laddove l’occhio non arriverebbe… fino ad incontrare gli angeli e lo stesso Creatore.
Un racconto struggente che nell’epilogo, tragico e nel contempo liberatorio, vi travolgerà emotivamente come solo i veri capolavori della letteratura riescono a fare.
Una prosa semplice e diretta, senza artifici stilistici che arriva diretta al cuore prim’ancora che alla mente.
Racconto / Medio-breve
Pubblicato nel sito: “Ali di carta”