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Cavalieri impavidi

Guerrieri impavidi di una guerra contro noi stessi, ci raggruppiamo, ordinatamente, come branco per una migrazione. Concentrati attendiamo il nostro destino, anonimi interpreti di una avventura straordinaria. Spalla a spalla vinciamo le nostre paure protetti dal ventre possente del nostro aeroplano. Silenziosi durante l’attesa, trepidanti quando la luce irrompe sui nostri volti, uno a uno ci alziamo decisi, consapevoli dello straordinario momento. Fragore assordante nelle nostre orecchie, silenzio irreale nelle nostre menti, sensazioni sconosciute, esperienze di nuova vita. L’eterno attimo è giunto! Uno a uno, fulminei, ci schiudiamo nell’indaco del cielo assaporando increduli la grandiosità del nostro atto, dolcemente ci culliamo nel vento verso la terra che ci ha creato, noi angeli nell’infinito.

LIVORNO 6 NOVEMBRE 1996


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§§§ in esclusiva per “Voci di hangar” §§§


Andrea Rossetto

Il mio cielo

Innanzitutto si dovrebbe precisare che si sbaglia a chiamarlo al singolare: secondo me è più adeguato “I cieli”. Ebbene sì, non esiste un cielo singolo, un cielo che è quello lì e basta, sarebbe fin troppo facile descriverlo o quanto meno trovare degli aggettivi adeguati a renderlo in parole. Potrei descrivere innanzitutto il più bel cielo che abbia mai visto: quello che ammiro quando mi sveglio all’alba. Il cielo mattutino è all’apparenza indescrivibile: esco fuori ancora sonnecchiando e alzo il naso verso l’infinito. Un’immensa tavolozza di colori appare all’improvviso: una miriade di poltiglie colorate che il pittore, autore del quadro più bello in assoluto, ha lasciato sbadatamente a impastarsi tra loro. Dopo un primo smarrimento comincio ad osservare con attenzione: riesco a distinguere il magico intreccio che il giallo tesse con l’arancio e il rosso fuoco … è il sole che, come un fiero condottiero, manda in avanscoperta le truppe con lo scopo di annunciare il suo arrivo. Sullo sfondo fanno capolino i gregari che hanno lo scopo essenziale di esaltare la magnificenza dell’esercito in arrivo: azzurro, celeste, grigio fumo e persino rosa pesca si affannano, si accavallano l’uno sull’altro nel disperato tentativo di prevalere sul vicino. Impresa impossibile per nostra fortuna: infatti pur essendo mischiati tra loro, ogni colore riesce a trovare la giusta allocazione, l’esatta posizione dove esaltare la perfetta sfumatura, la precisa gradazione che contraddistingue ciascuno di questi gregari. Mentre me ne sto lì, quieta, quieta a contemplare la semplicità e al contempo lo splendore di quest’opera d’arte, pensando che non manca niente, che nessuna cosa può essere aggiunta a tale perfezione, ecco che quatte, quatte, silenziose, cominciano a sfilare e allo stesso tempo a sfilacciarsi come fili di un maglione ormai un po’ vecchiotto, quelle che io considero “la ciliegina sulla torta”: le nuvole!!!! Bianche come la panna o rosa come un confetto, ognuna trova la sua giusta posizione per farti raggiungere in un certo senso il paradiso: eh sì, il paradiso. Il paradiso più paradiso che ci sia: quello che più mi piace, fatto di pace, silenzio e calma assoluta!!!! Ogni pensiero, ogni angoscia, ogni preoccupazione si dissolvono come fossero gocce di rugiada sulle foglie che, allo spuntar del giorno, si aprono alla vita. Abbiamo detto i cieli … eh sì, “I CIELI”… “Ce ne saranno altri allora?”… purtroppo per me, che mi sto cimentando nell’impresa di descriverli, ci sono ancora altri tetti celesti. Quello della notte, ad esempio, sembra un coperchio nero, nero che attanaglia il cuore. “Sembra” perché in fondo non è così. Bisogna saper osservare: gli occhi alzati verso il cielo notturno in un primo momento non percepiscono nulla, domina solo il buio più assoluto. A poco, a poco però, le pupille si abituano all’oscurità e, come per magia, cominciano a spuntare tante piccole lucciole … le stelle. Ognuna brilla di un’intensità personale, nessun luccichio è pari per luminosità a quello della compagna, vicina o lontana che sia. Inizialmente sembrano sparse, rade, poche: poi, piano, piano, come se stessi pigiando una miriade di interruttori, una dopo l’altra cominciano a risplendere fino a trasformare il cielo in un manto pieno di coriandoli iridescenti. Regna su tutte la Luna sovrana. Una sola espressione mi esalta quando cerco di definire il cielo … se mi chiedessero: “Cos’è per te il cielo?” io senza esitazione risponderei candidamente: “La coperta del mondo!!!!”.

 


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Rosaria

Nuvola

Vuoi farti un viaggio su una nuvola? Questa è la storia della piccola nuvola bianca che un giorno ormai grande fu strappata dalle calorose braccia della madre nuvola … Rimasta sola prese a girare il mondo e un giorno, in un paese lontano lontano trovò l’amore … una giovane nuvola bianca come lei, bella, forte, piena di vapore ed amore … I loro giochi sembravano un continuo infinito susseguirsi di coccole e carezze, morbide voluttuose … E quando il sole splendeva, il loro occhi brillavano accecati da tanto bagliore. E quando la notte arrivava, buia minacciosa, loro continuavano ad amarsi incitati dal canto delle stelle, rischiarato dal loro fioco bagliore, sempre insieme nel loro eterno lento cammino intorno al mondo. Insieme hanno visto tante città, hanno percorso le lunghe distese dei mari, hanno dato ombra e sollievo ai viandanti del deserto e irritato le facce dei chiassosi bagnanti sulle spiagge assolate. Ma un giorno inaspettatamente il Dio Vento, geloso di tanto amore le fece arrivare nel paese delle piogge, e lì le fece scontrare con le terribili nuvole nere …e a poco valsero gli sforzi dei due giovani morbidi amanti, che travolti dalla tempesta furono risucchiati dal vortice della pioggia. Ancora oggi se raggiungi quel paese lontano e volgi verso l’alto i tuoi occhi, potrai riconoscere i due giovani amanti come piccoli puntolini in un cielo terso e minaccioso, timide macchioline bianche. Si guardano, si amano, ma non riescono a toccarsi , non riescono ad abbracciarsi. L’unica cosa che possono fare per potersi almeno sentire è soffiarsi rumorosamente e selvaggiamente sui volti perennemente bagnati dalle lacrime della pioggia … anzi spesso puoi vederli persino in battaglia, nata nella speranza di vedere chi riesce a soffiare più forte e liberare così l’amato dal turbinio sfiancante della tempesta … Più grande è la disperazione e più grande è il fragore delle loro urla tuoni e dei loro sforzi lampi. E più forte sarò, pensano, più l’amato sentirà il mio amore … C’e’ una grande tempesta oggi dentro di me. E nel mio cuore risiede il regno delle piogge, nel mio cuore vagano, le due nuvole in amore … il viaggio è terminato … resta solo il tuo ricordo sopra quelle nuvole.


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Rosalba

Il volo della farfalla

La splendida farfalla non poteva crederci: osservò ancora una volta, attonita, le sue ali colorate riflesse nell’acqua … mamma mia come erano belle, sì, belle, allegre e al tempo stesso delicate! Nel suo nuovo corpo si sentiva proprio attraente … e non riusciva davvero a smettere di guardarsi in quello specchio d’acqua … E pensare che fino a qualche ora prima non era altro che un morbido, sinuoso, vermetto verde peloso … certamente simpatico … ma capace, al massimo, di suscitare tenerezza … niente di più! Eppure da quel piccolo bruco, come per magia, senza neanche rendersene conto … era venuta fuori lei … una splendida, affascinante farfalla adulta! Quando si dice: i miracoli della natura! E adesso? Cosa doveva fare? Non poteva di certo passare il resto dei suoi giorni a rimirarsi! La bella farfalla rimase per qualche istante immobile, pensierosa … “E’ arrivato il momento di spiccare il tuo primo volo, mia cara!” disse improvvisamente una voce facendola sussultare. Lei si guardò intorno cercando di capire chi le avesse rivolto la parola. “A cosa credi che ti servano quelle belle ali che hai adesso?” incalzò la voce. La farfalla capì che quelle parole provenivano dall’alto. “Ah sei tu… Sole, amico mio?” Il Sole le sorrise, un enorme … caldo … sorriso! “Sei molto carina! I miei complimenti …” “Grazie, ma la verità è che io non ho fatto granché! Ieri sera ero verde e pelosa, oggi sono colorata e vellutata … devo ringraziare Madre Natura” “E ora che sei colorata e vellutata, cosa conti di fare?” “Veramente non lo so …” “Non penserai mica di continuare a specchiarti nell’acqua per tutta la vita … o vuoi fare la fine del corvo vanitoso della fiaba di Fedro? Ah Ah!” “Molto spiritoso! Comunque credo che continuerò a fare le stesse cose che facevo quando ero un piccolo bruco …” “E allora perchè pensi che Madre Natura ti abbia fatto dono di quelle splendide ali?” “Non saprei e mi importa poco, me le tengo e me le godo … non mi chiedo troppi perché!” “Devi volare … le ali servono a questo, altrimenti che senso ha possederle?” “Volare???? Ma non ci penso nemmeno! Io non l’ho mai fatto, non lo so fare e né tantomeno voglio imparare …” “Non mi dire che hai paura!!!” “Paura!!! Sono terrorizzata al solo pensiero!! Io volare … tuffarmi nel vuoto … non se ne parla proprio … amico mio!!!” “E invece lo farai …” “E perché dovrei? Sto così bene qui, al sicuro, perché dovrei rischiare di sfracellarmi al suolo quando, invece, rimanendo qui, ho tutto ciò di cui ho bisogno?” “Perché rimanendo qui non saprai mai cosa c’è al di là del tuo piccolo mondo attuale … non saprai mai cosa ti perdi rimanendo arroccata nel tuo rifugio …” “E se ciò che è là fuori non dovesse piacermi?” “Potrai sempre ritornare qui!” “Uhmmm! Non sono molto convinta … a questo punto … al diavolo le ali! Era meglio non averle!” “Questo lo potrai affermare solo dopo che avrai spiccato il volo … e se, per esempio, quelle ali ti permettessero di vivere in modo migliore?” “E se non mi dovessero reggere e non mi permettessero di vivere affatto?” “Ogni cosa ha il suo prezzo! Ah ah!” “Amico mio … la verità è che … ho paura …” sussurrò la farfalla abbassando lo sguardo timidamente. “Certo, lo immagino! E’ normale, non devi vergognarti per questo … Ma se vuoi io posso aiutarti!” “Davvero faresti questo per me?” “Sì, altrimenti a che servono gli amici?” “Ma , come potrò ripagare la tua gentilezza, non saprei proprio cosa darti in cambio …” “Ah piccola mia, hai ancora tanto da imparare! Io non voglio assolutamente nulla in cambio … ti aiuterò perché tu sei mia amica, perché ti voglio bene e perché, in questo momento, hai bisogno di me …” “Grazie … ma spiegami, in cosa consisterebbe il tuo aiuto?” “Io ti porgerò un mio lungo raggio in modo che tu possa aggrapparti, e poi, non appena ti sentirai sicura, potrai mollare la presa e lanciarti in volo!” “Brrr! Dio mio, penso che rimarrò abbracciata al tuo raggio a lungo … Ah ah … ma mi starai vicino anche dopo? … non mi lascerai, vero?” “Non potrei mai lasciarti, stai tranquilla! Sarò con te prima, durante e dopo il tuo volo!” La farfalla guardò il suo amico Sole ancora dubbiosa ma felice di aver scoperto di possedere un vero amico. “Ma che avete da blaterare da un’ora, voi due? ” borbottò, all’improvviso, un’altra voce. “Ah ciao, Vento … è da tanto che non ti fai sentire, come mai?” chiese la farfalla “E’ che ero stufo di essere sopportato … in primavera nessuno mi vuole … dicono che sono la causa dei raffreddori dei bambini … mah! Dicono che i bimbi cominciano a giocare all’aria aperta grazie alla presenza del nostro amico Sole, si sfrenano, sudano e poi … se ci sono io … si ammalano …” “Ma dai, non ti mortificare, non è colpa tua!” lo rincuorò Sole “Ohibò! Ma cosa vedono i miei occhi!!! Ma tu saresti quel vermiciattolo strisciante di qualche tempo fa? ” disse Vento alla bella farfalla “Ti piaccio?” sorrise lei sbattendo le alette colorate “Uhm! Notevole, direi … complimenti! Ma, allora, qual è il problema?” “E’ che ho paura di volare! E Sole mi stava offrendo, gentilmente, il suo aiuto: mi porgerà un suo raggio e io mi ci aggrapperò fino a che non mi sentirò sicura di volare …” “Buona idea! Ti aiuterò anch’io!” “Grazie! Allora anche tu sei mio amico?” “Certo! Ma in realtà il mio aiuto è un po’ interessato: dopo essere stato mal tollerato in questi ultimi tempi…beh, mi farebbe piacere far qualcosa per cui essere ringraziato! Ah ah!” “In che modo vorresti aiutarmi?” “Facciamo così: prima ti aggrappi al raggio di Sole, poi quando ti stacchi da lui per volare io ti spingerò con il mio soffio, una piccola spinta iniziale di incoraggiamento! In questo modo per te sarà un po’ più facile!” “Siete tutti così buoni con me! Ma cosa ho fatto per meritare tutta questa gentilezza? Come potrò mai sdebitarmi?” “Non è necessario! Ma impara: un amico in difficoltà va sempre aiutato anche se ciò costa sacrificio e sofferenza e … bada bene … questo va fatto sempre senza chiedere nulla in cambio …” “Parole Sante!” si intromise una terza voce “Ciao Arcobaleno, è sempre un piacere vederti, anche se oggi proprio non ti aspettavamo! Oggi la tua amica inseparabile Pioggia non si è vista, anzi, è da tanto tempo che non passa da qui, dove si è cacciata?” chiese Vento ad Arcobaleno. “Lo sai come è fatta! In primavera le viene la pigrizia e se ne sta rintanata in casa per settimane, poi, all’improvviso, decide che è arrivato il momento di sgranchirsi le gambe esce e scatena un putiferio … Ora è tanto che non lo fa ed io mi stavo talmente annoiando … poi, vi ho sentiti parlare e sono venuta a vedere che succede … Ho sentito che devi spiccare il tuo primo volo! Brava! Natura sarà lieta di vedere una farfalla splendida come te svolazzare per il cielo …” “Sì … se riuscirò mai a svolazzare! Ho una tale paura! Per fortuna non sono sola: Vento e Sole mi aiuteranno!” “Sì l’ho sentito, hanno avuto una grande idea! Posso partecipare anch’io al lieto evento?” “Certo! A me non può che fare piacere …” rispose la farfalla commossa. “Facciamo così: quando ti staccherai da Sole, Vento ti darà una piccola spinta ed io ti indicherò la strada! Mentre sarai sospesa in aria, cara amica mia, guarda i miei colori rassicuranti e segui il mio arco … così avrai meno paura, volare sarà più facile e non ti smarrirai” La bella farfalla guardò i suoi tre amici e capì che Sole aveva ragione: doveva volare! O doveva almeno provarci … Aveva ancora paura, è vero, ma adesso si sentiva molto più forte, i suoi amici erano riusciti a infonderle coraggio e sicurezza! Sapeva che nel momento fatidico del volo, le sarebbero stati vicino con il loro grande affetto, avrebbero volato insieme a lei … non sarebbe stata sola in quel momento così difficile! “Allora…vado?” chiese timidamente la farfalla. Sole, Vento e Arcobaleno annuirono dolcemente sorridendo. “Siamo tutti con te!” la rassicurò Vento. “Con te!” ripeterono Sole e Arcobaleno. Sole le porse un suo lungo raggio, lei si aggrappò ad esso con tutte le sue forze, guardò un’ultima volta i suoi amici, osservò un’ultima volta la sua immagine riflessa nell’acqua, sbatté le alette colorate e chiuse gli occhi! Continuò a sbattere le ali con vigore, con tutte le sue energie sempre avvinghiata al raggio di Sole…poi, ad un certo punto … decise che era arrivato il momento: mollò la presa senza mai smettere di agitare le ali con energia … aprì gli occhi e ….non ci poteva credere!!! Volava!!!! Stava proprio volando! Un leggero alito di Vento la spinse dolcemente verso le bande colorate di Arcobaleno e lei si lasciò trasportare dolcemente, sicura che non le sarebbe accaduto niente di male, ce l’aveva fatta ormai! Fece delle piroette allegre nell’aria tersa e profumata … Sole aveva proprio ragione: cosa si sarebbe persa se non avesse deciso di volare … il mondo era meraviglioso visto dall’alto!! E con quelle ali quante altre cose avrebbe potuto scoprire!!! “Grazie amici miei! Grazie davvero!” “Hai imparato presto, eh? Sii prudente, mi raccomando … non ci far pentire di averti aiutato a volare! Ahahah!” scherzò Sole. “No, non potrei mai! Ma ora che fate? Mi abbandonate?” “No, certo che no! Gli amici non si abbandonano mai! Stai tranquilla, continueremo a stare con te finchè lo vorrai!” rispose Vento “Allora non mi lasciate mai, ok? Ora, però, vado a fare un giro, torno presto, non andate via,eh? … grazie ancora” Farfalla fece ancora qualche giravolta in onore dei suoi tre cari amici e poi si allontanò, felice di ciò che aveva appena appreso: in un colpo solo aveva imparato a volare e aveva imparato la sua prima lezione da adulta: l’amore di un amico può aiutarti a superare le prove peggiori, persino l’impossibile può sembrare attuabile se c’è un amico che è lì con te!


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Reija

Il fiore che imparò a volare

Si narra che un giorno un uomo grande, dai grandi piedi, s’inerpicò per uno scosceso sentiero, Voleva raggiungere la vetta della montagna. Certi uomini, si sa, amano raggiungere le cime, hanno il gusto della sfida. E da ogni cima raggiunta ne scorgono un’altra, ancora più alta, un po’ più lontana. Quella sarà la loro prossima meta. Il prossimo punto per guardare e scoprire se qualcuno può toccare il cielo un po’ più da vicino. Così sono certi uomini. Avanzano facendo pensare di avere una meta. Ma la meta è solamente un punto di passaggio. Il prossimo, il successivo, non è mai un arrivo. Saliva per il sentiero con passo svelto ed allenato. Era una grande uomo ed aveva piedi grandi per raggiungere cime sempre più lontane. Si fermò ad un ruscello per rinfrescarsi un poco. Era quasi mezzogiorno ed il sole picchiava a quella altezza. Si sedette su una pietra e si mise ad ascoltare il gorgoglio del torrente. A un certo punto sentì una vocina domandare: – Chi sei? – era un tono gentile, non lo fece spaventare, ma non c’era nessuno. Chi poteva essere stato a domandare? L’uomo si guardò un poco attorno, meravigliato: – Sono qui – riprese la vocina – davanti a te – L’uomo si guardò davanti: – In basso … qui … – insistette la vocina. L’uomo si chinò. Era un piccolo fiore che gli parlava – Ma tu … ma tu … – balbettò l’uomo stupito – tu parli! – riuscì finalmente ad esclamare – Certo – rispose il fiore con un tono un po’ sorpreso e risentito – non è mica una cosa tanto speciale! Tutti i fiori parlano … solo che non c’è mai abbastanza silenzio per sentirci – – Adesso puoi dirmi che sei? – riprese il fiore. – Sono un uomo, non ne hai mai visti prima d’ora? – – Si, talvolta ne ho visto qualcuno, esseri che passano, calpestano, strappano e poi vanno via. Niente di buono per quel che conosco – – Ooooh, io sono ben diverso – replicò l’uomo con tono un po’ risentito – conosco le regole della natura, so come accendere un fuoco senza far divampare l’incendio, non colgo mai i fiori se non quando è permesso, non molesto mai gli animali … – Va bene, va bene – lo interruppe il fiore – ma queste sono regole che vi siete dati voi umani. Avete mai chiesto a noi fiori di darvi le nostre? Siete sicuri, ad esempio, che cogliere i fiori nelle aree protette sia bene? E poi non ti pare strano, si dicono protette e sono proprio il posto dove noi fiori siamo i più indifesi … ma lasciamo stare, sono altri discorsi. Dove stai andando? – – Sto salendo in cima alla montagna – rispose l’uomo pieno d’orgoglio. – E perché? – domandò il fiore – Oh bella, per provarmi che ne sono capace! Per avere uno scopo, una meta. Perché dall’alto potrò guardare più lontano – concluse l’uomo. – Non ti basta quello che vedi attorno a te tutti i giorni? – gli chiese il fiore. – Quello che ho intorno? – l’uomo lo guardò interdetto – ma ti pare che se dovesse bastarmi un dio mi avrebbe dato gambe solide e piedi per potermi spostare? Parla per te piuttosto che sei legato allo stesso posto dalle tue radici e che senza di quelle moriresti certamente! – concluse fra l’ironico e l’irritato. – Ma io sto bene dove sono – rispose calmo il fiore, – conosco tutto qui attorno ed ogni giorno c’è un mondo che cambia anche se sembra uguale. Conosco ogni altro fiore, ed il trifoglio e l’erba, ed ogni insetto che passa di qui mi parla o mi saluta. Conosco l’ape che da me si nutre, ed il grillo, la cavalletta, la farfalla e il ragno. Conosco il peso della rugiada che mi fa piegare in modo gentile, perché non mi spezza mai, e il modo di soffiare del vento. So da dove sorge il sole e dove va a cadere. So quali sono i profumi dell’aria che cambiano ogni giorno ed in ogni stagione. Ho imparato a conoscere e ad amare questo mondo. Tu conosci davvero il tuo mondo? Sai dirmi se quando ti svegli scendi dal letto con il tuo piede destro o quello sinistro? – – Il piede destro o quello sinistro … che esempio cretino! – sentenziò l’uomo che davvero non lo ricordava – non posso certo fermarmi a pensare a cose tanto banali. Ho gambe solide e piedi grandi per salire su cime sempre più grandi e da lì guardare dall’alto il creato. Sono l’uomo, e pensieri tanto piccoli non mi bastano davvero -. L’uomo si alzò riprendendo il cammino verso una nuova cima. Ma un attimo dopo l’aquila arrivò spezzando col becco il fiore e cogliendolo delicatamente lo portò con sé. Dall’alto il fiore vide l’uomo con i grandi piedi e la gambe solide. Dall’alto, molto più in alto dell’uomo, il fiore guardava il mondo, imparando a conoscerlo, provando la gioia di nuovi colori, di nuovi profumi, e conoscendo nuovi amici, e l’uomo non era più davvero così grande.


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