Volare sopra le cime di quei monti, in un cielo sempre azzurro e dove le nuvole sembravano appena uscite da un lindo bucato, a Tomas piaceva da matti. Nella città, ai piedi di enormi montagne, dove prima viveva, c’era troppa confusione e lo smog, che ormai era diventato una nebbia perenne che avvolgeva tutte le stagioni, non gli piaceva affatto e così decise di trasferirsi su quella lunga catena di monti per consegnare missive urgenti da una cima all’altra.
Con il suo piccolo aereo gli bastavano pochi metri per atterrare e decollare e poteva consegnare la posta anche a Melania, una strana e bisbetica cicogna che aveva scelto di vivere su quelle vette in attesa della pensione ormai vicina.
L’acrobazia era la sua passione e nel tempo libero non faceva altro che allenarsi. Looping, chandelle, tonneau, vite, fiesler, insomma, non c’era figura che lui non conoscesse ed era diventato talmente bravo che tutti dicevano che volava ancor meglio delle aquile, da sempre considerate le “regine del cielo”. Le sue giravolte erano veramente straordinarie, sembravano dei quadri d’autore dipinti nel cielo e la sua fama aveva fatto il dipinti giro del mondo.
Le aquile, però, erano piuttosto scocciate di quella diceria, perché dicevano che non poteva esistere nessuno al mondo che volasse meglio di loro e aspettavano l’occasione buona per potersi sfidare con lui.
Tomas aveva comperato uno strano marchingegno, di ultima generazione, che mise al posto della vecchia strumentazione, così poteva finalmente navigare tranquillo senza più guardare la bussola e tutte quelle mappe che richiedevano sempre continuo studio e impegno. L’aveva pagato caro quel “cervelletto”, come si divertiva a chiamarlo, però funzionava meglio di mille cervelli e occhi messi assieme.
Quella mattina, Tomas, doveva consegnare una lettera molto importante, a un signore che abitava sulla cima più alta di quei monti e che distava parecchie miglia. Non gli era mai capitato di volare così lontano, ma con il suo “cervelletto” non era un problema, ci avrebbe pensato lui a portarlo a destinazione e così poteva tranquillamente leggere un libro o sonnecchiare se la stanchezza lo avesse sopraffatto.
Stava appunto sfogliando una rivista quando incontrò lungo la rotta Melania, la strana cicogna con la quale aveva avuto un battibecco per via dei suoi pettegolezzi. Raccontava a tutti che si era montato la testa con quel marchingegno e che non era più lo stesso, ma nonostante ciò provò un senso di compassione nel vederla conciata in quel modo.
La poverina era ormai esausta e a stento riusciva a tenere il fagottino che portava appeso al suo lungo becco. – Melania, ma dove stai andando? -, le gridò – Non lo sai che da quella parte non c’è niente e che il posto più vicino dista un sacco di miglia? Sali sul mio aereo che ti porterò dove devi andare, ma devi sapere che lo faccio solo per quel povero fagottino, perché tu, cattiva come sei, non meriteresti un bel niente. –
Con grande fatica riuscì a sistemarsi dentro l’aereo e dovettero lasciare pure la capotta aperta perché il suo becco era più lungo del piccolo abitacolo.
– Hai ragione, – disse confusa Melania, – però sono solo pettegola e non cattiva. Comunque sei stato veramente la manna piovuta dal cielo e ti ringrazio. Alla mia età non avrei mai dovuto accettare questo incarico, ma la mia cliente è da tanto che aspetta il mio arrivo e non posso deluderla. Ti faccio una confidenza, però devi giurarmi che non lo dirai a nessuno. E’ la seconda volta che il senso d’orientamento mi tradisce e mi sento molto avvilita. Pensare che, pur di rispettare gli impegni, ho volato anche in mezzo alle bufere più terribili e me la sono sempre cavata. Sono convinta che anche questa volta è colpa della stanchezza. Se mi fossi riposata un po’ non sarebbe successo e ti dirò che ho fatto bene ad anticipare la partenza, così avrò tutto il tempo per riprendermi. Mia madre diceva sempre: “C’è un tempo per ogni cosa e ogni cosa a suo tempo” e devo dire che aveva proprio ragione! –
– E’ vero – rispose Tomas, – quello che diceva tua madre è giusto, però ti capisco perché anch’ io avrei fatto la stessa cosa. Gl’impegni sono impegni e bisogna rispettarli. Stai tranquilla che arriveremo dalla tua cliente in tempo. –
Consegnata la lettera partirono subito alla volta della nuova destinazione, ma all’improvviso il marchingegno smise di funzionare. Tomas non sapeva cosa fare, non aveva la più pallida idea di dove si trovasse e la rotta giusta, per arrivare a destinazione o tornare in dietro, senza nemmeno l’aiuto di una bussola non l’avrebbe mai trovata.
Sgomento guardò Melania e la pregò d’indicargli quale rotta seguire e lei, che non si era nemmeno accorta di quello ch’era successo, gli disse: – Scusami Tomas, ma sei scemo o lo fai apposta ? Ti ho appena confessato cosa mi è successo e tu mi chiedi che strada dobbiamo fare. Chiedilo al tuo “cervelletto” che hai sempre detto che funziona meglio di cento cervelli e cento occhi messi assieme. –
– Melania, – rispose confuso Tomas, – non so cosa sia successo … e va bene, se proprio lo vuoi sapere ti dico che il “cervelletto” non funziona più, la mia vecchia bussola è finita nel bidone della spazzatura e ora non so più dove andare. L’unica soluzione é fermarci su quel prato d’avanti a noi, con la speranza che passi qualcuno a cui chiedere aiuto, altrimenti saremo costretti a dormire qui. –
– Senti Tomas, – ribadì innervosita Melania, – accidenti a te e a quel maledetto marchingegno. Adesso dimmi come faccio ad arrivare dalla mia cliente e poi scordati che dormirò all’agghiaccio perché per i miei reumatismi non va assolutamente bene. Devo dire che sei stato proprio uno sciocco a fidarti di quel marchingegno e avevo ragione a dire che per colpa sua avevi perso la testa, o meglio, la bussola. Non avresti mai dovuto abbandonarla, lei non ti avrebbe mai tradito. Adesso, caro mio, datti da fare perché se il fagottino non arriverà a destinazione ce l’avrai sulla coscienza. –
– Melania – rispose Tomas, – hai ragione, ma non mi sembra proprio il caso di metterci a litigare adesso. Cerchiamo invece di trovare una soluzione per toglierci da questo pasticcio prima che faccia notte. Il sole sta calando a ovest e so che da quella parte non c’é niente, però se andiamo verso est sono sicuro che troveremo qualche paesino dove poter dormire e magari chiedere a qualcuno se ci presta una bussola per proseguire il viaggio. Arriveremo dalla tua cliente domani e non credo che sia un problema visto che sei partita in anticipo. –
Stavano risalendo sull’aereo quando sentirono una voce provenire da poco lontano. Era un’aquila che, con tono melenso, disse loro: – Scusatemi amici, mi chiamo Zaira e non ho potuto fare a meno di ascoltare le vostre lamentele. Non lo dico per vantarmi, ma conosco questi monti come le mie tasche e solo io posso aiutarvi. Se seguirete le mie istruzioni, arriverete a destinazione in poco tempo. –
– Grazie bell’aquila, – rispose contenta Melania, – sei proprio un miracolo piovuto dal cielo, non ci poteva capitar di meglio e lo so bene che non c’è nessuno che ci possa indicare la strada giusta meglio di te. –
Tomas, però, era molto titubante e non sapeva se accettare o meno il suo aiuto. Da tempo girava voce che le aquile, prima o poi, glie l’avrebbero fatta pagare per avergli usurpato il titolo di “regine del cielo” e così le disse : – Ti ringraziamo molto Zaira per la tua disponibilità ad aiutarci, ma abbiamo deciso di fermarci qui perché ormai è tardi. Ripartiremo all’alba, Melania ha solo bisogno di riposare un po’ per riattivare il suo senso d’orientamento. –
– Ma Tomas, cosa dici! – intervenne concitata Melania, – ma sei impazzito? Non possiamo assolutamente perdere questa occasione. Non sono certa che il mio orientamento tornerà a funzionare e anche se tornasse mi sento troppo stanca per volare. Ti prego, accetta il suo aiuto altrimenti non arriveremo mai da nessuna parte. –
– Allora, – urlò scocciata Zaira, – volete decidervi o no! Sto andando di fretta e non posso aspettare la vostra decisione. –
– Va bene, va bene, – rispose Tomas, – però sappi che, se accetto il tuo aiuto, lo faccio solo per Melania. Avanti, indicaci pure la rotta che partiamo subito. –
– Andate dritti – cominciò a dire Zaira, – verso la cima di quel monte e appena l’avrete superata girate a destra di novanta gradi. Andate ancora dritti finché non vedrete un’altra montagna, superatela e girate di nuovo a destra, sempre di novanta gradi. Andate avanti per qualche miglio e quando vedrete di fronte a voi un’altra cima, prima di superarla, girate di nuovo a destra e la vostra meta la troverete proprio sotto di voi. Buon viaggio amici e buona fortuna! –
Partirono subito e ci misero tutta l’attenzione possibile per seguire bene la rotta indicata, ma per Tomas non era quella giusta e farfugliando disse a Melania : – Ho l’impressione che stiamo tornando indietro perché quando siamo partiti Il sole era sulla nostra sinistra e adesso l’abbiamo sulla destra. Secondo me c’è qualcosa che non va. –
– Senti Tomas, – rispose innervosita Melania, – non vorrai mica saperne più di Zaira? E’ proprio vero che oltre la bussola hai perso anche il cervello. Se lei ha detto di seguire questa strada vuol dire ch’è quella giusta e vedrai che arriveremo ancora prima del previsto. –
E fu così. Arrivarono prima del previsto, ma si ritrovarono nello stesso punto dal quale erano partiti.
Melania non riusciva a contenere la sua disperazione e con le ali cominciò a schiaffeggiarsi il muso per cercare di riattivare il senso d’orientamento, che invece si faceva ancora più confuso.
– Te lo dicevo Melania – disse innervosito Tomas, – ch’era meglio non fidarsi. Saranno pure degli uccelli straordinari, ma sono anche terribilmente gelosi. Sono convinto che, con questo scherzetto, hanno voluto farmi pagare quello che dicono su di me. –
Infatti, quella furfante di aquila, che si stava sconquassando dalle risate, era ancora lì che li stava aspettando.
– Zaira, – le urlò Tomas, – Sai cosa ti dico? Non sei stata affatto corretta, hai messo in difficoltà Melania che non ha nessuna colpa. Guarda com’ è disperata poverina! Ricordati che se il fagottino non arriverà a destinazione, ce l’avrai tu sulla coscienza. –
– Hai ragione, – rispose sempre con tono melenso Zaira, – riconosco che non mi sono comportata molto bene, ma se vuoi sapere la rotta giusta dovrai prima batterti con me. Voglio proprio vedere chi è più bravo! – e, rivolgendosi a Melania, continuò – E tu smettila di piagnucolare. Convinci piuttosto questo sciocco a battersi con me se vuoi arrivare in tempo dalla tua cliente. –
Melania scongiurò Tomas di accettare subito la sfida e gli sussurrò in un orecchio di far di tutto per farla vincere, anche se in cuor suo era convinta che Zaira ne sarebbe uscita vincitrice.
A Tomas, perdere la sua fama gli scocciava parecchio perché la sua bravura non c’entrava niente, come molti credevano, con quel piccolo strumento che a lui usava solo per navigare. Aveva impiegato anni di allenamento per arrivare a quella perfezione che richiedeva ordine ed estrema precisione nel pilotaggio. Le sue acrobazie non erano spavalde improvvisazioni o sprezzo del pericolo, ma solo un grande amore per quel tipo di volo. Tomas aveva imparato ad ascoltare il suo aereo, con il quale era ormai entrato in simbiosi; l’aria era il suo elemento naturale e le ali un prolungamento del suo corpo, che nessun “cervelletto” avrebbe mai potuto sostituire.
Era quasi sul punto di declinare l’invito, ma il pensiero che, a causa sua, Melania non avrebbe più potuto rispettare l’impegno e che la mancata consegna sarebbe poi pesata sulla sua coscienza, gli fece accettare la sfida.
In un attimo quel prato pullulò di spettatori, come non era mai successo. Volatili di tutte le specie, scoiattoli, lepri, daini, topolini, farfalle, martore, puzzole, insomma, tutta la fauna di quel luogo era lì, pronta a testimoniare chi sarebbe stato il migliore.
La sfida consisteva nell’individuare per primo un piccolo topolino, che si era prestato a nascondersi tra i fili d’erba di quel pendio.
Imponente e maestosa Zaira spiccò il volo e raggiunse in un attimo un’altezza strepitosa per poi picchiare con una velocità pazzesca, fino quasi a toccare il terreno e risalire in alto, picchiare di nuovo e ancora risalire in alto, sempre più in alto per fermarsi all’improvviso e vibrare per qualche istante nell’aria con le sue maestose ali allungate fino all’impossibile.
Tomas invece continuava a zigzagare in lungo, in largo, in alto e in basso, cercando con tutti i suoi stratagemmi acrobatici, di evitare che il lungo e adunco becco di Zaira gli perforasse le ali. Per cambiare direzione e perdere quota in poco spazio, ricorreva spesso alla vite. Uno, due, tre, quattro giri, poi ancora giù, per poi tornare di nuovo in alto, sempre più in alto, con una velocità che rasentava il limite dello stallo e che fosse avvenuto avrebbe voluto dire perdere la sfida.
Quell’affascinante spettacolo sembrava più un duello che una caccia al tesoro e infatti era proprio così, ormai non c’erano dubbi.
Zaira e Tomas non potevano non aver visto quel piccolo topolino che, uscito allo scoperto per ammirare meglio quelle straordinarie evoluzioni, stava saltellando divertito in mezzo all’erba.
La loro adrenalina era ormai arrivata alle stelle e una sconfitta significava perdere per sempre la propria reputazione, che nessuno dei due avrebbe mai accettato.
Melania era disperata, il solo pensiero che, se Zaira avesse perso, non sarebbe più arrivata dalla sua cliente, gli stava lacerando il cuore e si mise a singhiozzare a più non posso. Tomas sembrava aver la vittoria in pugno, ma quando l’eco di quei singhiozzi arrivò fino alle sue orecchie, in quell’ ultimo looping, fece stallare il suo aereo e abbandonò la competizione.
Un’esplosione d’applausi, che rimbalzò da una vetta all’altra di quei monti, proclamò Zaira vincitrice.
– Devo ammettere che sei stato veramente bravo , – disse l’aquila a Tomas, – ma ricordati che, anche se non abbandonavi la sfida non avresti mai potuto vincere con me. Se avessi voluto ti avrei perforato le ali mille volte e se non l’ho fatto è stato per la stessa ragione per cui tu hai stallato. Comunque dirò a tutti che, tra gli uomini, ce né solo uno che sa veramente volare quasi come le aquile e questo sei tu. E ora amici seguitemi che vi porterò io a destinazione. –
NOTA: illustrazioni di Maddalena Schiavi Medas